Ticket, ignorate le capacità economiche dei cittadini

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    Nel censurare l’atteggiamento dell’Assessore regionale alla Salute che in una recente nota ha definito l’organismo a cui aderiscono circa 60 strutture con oltre 600 dipendenti un “sedicente Comitato di crisi”, nella lettera si chiede ai capigruppo se “questo è un linguaggio adatto per una istituzione pubblica “democratica”. E’ possibile che chi svolge la funzione di Assessore Regionale alla Salute non sappia che il Comitato di crisi delle strutture sanitarie lucane è costituito da organizzazioni di categoria riconosciute dalla stessa Regione Basilicata, che a queste organizzazioni aderiscono la totalità delle strutture di specialistica ambulatoriale private (circa una sessantina), che per la gran parte trattasi di piccole strutture private che vivono semplicemente di puro lavoro e non di capitali e di industria, che trattasi di piccole strutture che, nonostante un modesto ed onesto lucro di impresa, assicurano costi inferiori, efficienza e certezza di spesa alle casse pubbliche invece di sperperi e privilegi inaccettabili in epoca di riduzione di posti di lavoro, che sono strutture che hanno investito con propri sacrifici  senza mai ricevere provvidenze pubbliche garantendo posti di lavoro veri (difficilmente si superano le 15 unità per struttura, giungendo così ad un totale di circa 600 addetti), possibile che l’Assessore non sappia che non c’è assolutamente niente di sedicente in tutto questo?


    Sulla vicenda dei ticket possiamo tutti registrare l’ennesima grave scelta di autoreferenzialità commessa dall’Assessorato. Sulla specialistica ambulatoriale, non avendo rimodulato i ticket in base alla capacità reddituale o economica dei cittadini, la conseguenza è stata (e già si sente sulla pelle dei più deboli) che le categorie stipendiate e salariate pagano tanto quanto pagherebbe il presidente di Confindustria, qualcuno ci spieghi come si può parlare di equità.
     
    Abbiamo operato una ricognizione per verificare se altre Regioni avessero prodotto simili misure sul ticket aggiuntivo di 10 euro imposto dal Governo nazionale. Bene, nel  campione rappresentativo di quelle Regioni i cui Governi hanno dichiarato di voler rimodulare il ticket aggiuntivo nazionale in modo più equo a tutela dei cittadini, abbiamo preso in considerazione 4 regioni (la nostra inclusa) che sono: Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Basilicata. La Basilicata, purtroppo risulta essere l’unica Regione che non ha parametrato ad alcun indicatore economico della persona la rimodulazione del ticket aggiuntivo sulla specialistica ambulatoriale. Dall’analisi si evince anche un altro triste primato, e cioè che la Regione Basilicata risulta essere, nel gruppo preso in esame, la Regione che ha toccato l’importo più alto di ticket sulla specialistica (escludendo risonanza e tac) pari a 30 euro aggiuntive. La Basilicata è anche l’unica nel gruppo che non ha operato una differenziazione tra risonanza magnetica/TAC e le altre prestazioni di specialistica ambulatoriale. L’osservazione cambia se compariamo la Basilicata con la Lombardia, in questo caso saremmo in buona compagnia poiché anche quella Regione non ha introdotto alcun riferimento alla capacità economica dei cittadini ma, come la nostra, ha preso in considerazione solo il valore per ricetta.


    Per questo nessuno si meravigli  se ci sentiamo più vicini alle parole espresse dalla Fiom come da tanti Comitati di cittadini sulla stampa a proposito della sanità lucana che non a quelle dell’Assessore Regionale alla Salute. Semplicemente stiamo dalla stessa parte: quella di chi vuole difendere il proprio lavoro e i già modesti redditi della popolazione lucana. Ci stiamo preparando ad una battaglia senza quartiere poiché siamo convinti della  giustezza della nostra causa”.


    Il Comitato di Crisi delle strutture sanitarie lucane. Anisap Basilicata – Federbiologi – Fenasp – Federlab – Sanità Futura
    Giuseppe Demarzio, portavoce 

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