L’arte a Venosa è affidata ai topi foto

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Museo del territorio. Sembra incredibile a dirsi, eppure è così. A Venosa esiste un secondo museo del territorio della SS. Trinità all’interno della cosiddetta foresteria dell’antica abbazia lucana, ovvero il primo edificio che si incontra andando a visitare la costruzione religiosa normanna dei primi secoli dopo il Mille. La foresteria è il luogo dove, secondo diversi studiosi, soggiornava Roberto il Guiscardo, il primo duca di Puglia, Sicilia e Calabria del nascente Sstato meridionale, quando veniva in città a visitare le tombe dei suoi cari (custodite all’interno della SS. Trinità) o altro. Il museo si trova nei piani alti della chiesa; al suoi interno custodisce capitelli, lastre lapidee di elevato pregio, bacheche riportanti l’interno dell’antica chiesa durante i lavori ed un interessante plastico dell’intero edificio normanno, ovvero il complesso della SS.Trinità più l’Incompiuta. Il museo è stato creato successivamente alla conclusione dei lavori di restauro dell’antica abbazia, ma non è mai stato aperto al pubblico se non per brevi visite e il suo ingresso è gestito dalla sezione distaccata di Venosa della Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici.

Gli unici visitatori non sono umani. In realtà turisti e visitatori ve ne sono, ed anche abituali, sono solo un po’ più piccoli di noi e con la coda lunga e nera. Il tempo e l’incuria lasciano infatti spazio ai topi che distruggendo un patrimonio inestimabile. E’ logico chiedersi, alla luce di tutto ciò, come mai esiste da tanti anni un interessante museo lapideo che però non può essere visitato?

La gestione. E’ vero che nei piani bassi dello stesso edificio esiste un altro museo lapideo liberamente aperto al pubblico, ma il problema rimane grosso quanto la chiesa che lo ospita, in quanto la gestione di quest’ultimo, come la gestione della SS. Trinità è affidata al buon cuore di un signore che fatica a parlare ed a muoversi per evidenti problemi di deambulazione dovuti anche all’età. E così anche gli affreschi della SS. Trinità, sono in pericolo, come quello presente sulla tomba del Guiscardo, che mostra innumerevoli segni dei continui restauri e che di questo passo presto andrà perso. E pensare ogni anno sono numerosi i turisti che dalla Francia arrivano in Italia per visitare i luoghi e la tomba del loro antenato condottiero che aveva scelto Venosa e Melfi per trascorrervi lunghi soggiorni.

La questione. Il problema venosino purtroppo è simile, ma non giustificabile, a quello di numerosi altri edifici religiosi dello stivale, in cui la proprietà è della Chiesa, in questo caso dell’ordine dei Padri Trinitari, che però non investe un euro sul loro mantenimento e restauro affidato invece allo Stato. Come nel caso di venosa. Ovviamente non sono giustificate Regione e Provincia che avrebbero dovuto valorizzare il patrimonio culturale di Venosa, e non solo, visto che da anni vanno parlando di sviluppo del turismo. E invece a tutt’oggi importanti siti storici vengono lasciati nel degrado oltre che nel dimenticatoio. E’ il caso, sempre a Venosa, delle catacombe ebraiche, chiuse ai turisti, o del parco paleolitico, visitabile dietro preventiva richiesta alla Soprintendenza. E il Comune oraziano che fa? Niente, visto che non ha nemmeno un serio piano di sviluppo turistico comunale.  

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