Oggi a Salerno si apre il processo a Danilo Restivo foto

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    Oggi martedì 8 novembre si apre, a Salerno, il processo per la morte di Elisa Claps. Unico imputato il 39enne Danilo Restivo. L’uomo è attualmente detenuto in Inghilterra a seguito della condanna all’ergastolo per l’omicidio della sarta Heather Barnett, sua vicina di casa, nella cittadina inglese di Bournemouth, dove Danilo ha vissuto dal 2002. Con il processo a sua carico ed un’eventuale condanna dell’uomo, sulla vicenda Claps si scriverebbe definitivamente la parola fine. Cancellando, con un colpo di spugna, diciassette lunghissimi anni, di coperture e depistaggi. Teme questo epilogo la famiglia della giovane uccisa che pur auspica la condanna di Restivo. Ma chiede che sia fatta chiarezza sulle coperture di cui il giovane avrebbe goduto. La famiglia lo ripete da anni. Non si nasconde dietro la paura. La conferma ancora una volta arriva dalla madre di Elisa. La signora Filomena Iemma, dalla trasmissione “Chi l’Ha Visto” andata in onda mercoledì scorso, punta il dito ancora una volta contro la Chiesa potentina. “C’è un prete- ha detto- e non mi riferisco a don Mimì che sapeva tutto dal 1993”.

    Due modi di essere “Restivo”. Coperture, depistaggi, indagini lacunose. Tutto per coprire un 21enne che invaghito della giovane Elisa non si sarebbe rassegnato al fatto che la ragazza non accettasse le sue avances. Abbiamo trovato due persone che hanno conosciuto Danilo, in due circostanze diverse.

    Il racconto di un ex seminarista
    “Conobbi Restivo in seminario. Di lui ricordo poco, non era particolarmente vivace. Ma ho un particolare ben impresso nella memoria. Un giorno, intorno a mezzogiorno vidi Danilo uscire di corsa dalle cucine del seminario. Il ragazzino, all’epoca frequentava la seconda o terza media, non ricordo con precisione, era sudato e spaventato. Nel correre fuori dalla cucina Restivo gridò: “Porco, porco”. Chi parla è un ex seminarista, oggi 43enne, che ha studiato nel Seminario di Viale Marconi di Potenza negli anni 80. Il suo racconto apre ben altri scenari. La nostra fonte ricorda bene anche un altro personaggio della vicenda Claps. Don Mimì Sabia, parroco della chiesa nel cui sottotetto è stato trovato il cadavere di Elisa. Noi seminaristi- racconta  l’uomo- andavamo in giro nelle parrocchie potentine- a servire messa. Quando ci toccava la chiesa della Trinità ci dicevano, i nostri superiori, di venire via subito dopo messa. Di non intrattenerci con Don Mimì. Tra noi ragazzi si era sparsa la voce che il prete avesse atteggiamenti strani. A me- aggiunge- non è mai capitato. Ma era risaputo che avesse quel vizio”. Sono dichiarazioni forti quelle che ci fa l’ex seminarista. Don Mimì- dice- non era il solo ad avere il vizietto. Diciamo che era in buona compagnia. In seminario se sapevi difenderti potevi evitare certe cose, altrimenti rischiavi di diventare una vittima”. Se pure da prendere con il beneficio del dubbio le dichiarazioni dell’ex seminarista vanno ad alimentare la ridda di illazioni che si sono sprecate sul conto del sacerdote “dominus assoluto” della della Santissima Trinità.

    Danilo il feticista
    “Ho conosciuto personalmente Danilo Restivo purtroppo. L’ho incontrato su un autobus a Potenza. Era il mese di marzo del 1986. Mi ha tagliato i capelli. Avevo lunghi capelli rosso carota. Quel giorno indossavo una maglia bianca di lana; avevo tolto il giubbotto perché sull’autobus faceva caldo. Era una soleggiata giornata di marzo. La mia amica ad un certo punto si è accorta che avevo dei capelli tagliati sulla maglia. E poi ha capito che il ragazzo che mi stava dietro aveva qualcosa di strano. Aveva il viso sudato, lo sguardo assente. Aveva il braccio destro avvolto in un giubotto beige. La mia amica lo ha spinto, il giubotto si è spostato. Il ragazzo aveva una lametta in mano Lo abbiamo insultato, gli abbiamo detto che avevamo capito che era stato lui a tagliarmi i capelli. Lui alla prima fermata è sceso. Per giorni, quando uscivamo ce lo siamo ritrovate dietro. Una volta ha seguito la mia amica che andava a ripetizione di Matematica. L’ha seguita lungo viale Dante fino a rione Castello, sia all’andata che al ritorno. Anche se lo avevamo affrontato per dirgli che avevamo capito che era stato lui a tagliarmi i capelli, un po’ ci faceva paura. Anche quando ce lo siamo ritrovate all’entrata di scuola. Ci fissava senza dire niente. Era inquietante. Ritrovarlo anni dopo collegato alla morte di Elisa Claps è stato abbastanza scioccante”. La donna che ci racconta questo episodio è una delle tante che a Potenza ha subito il taglio di capelli da Restivo. Lei non è mai andata alla polizia, perché aveva considerato quell’episodio una bravata. Mentre il giovane ha ammesso di avere questa “fissazione” e che gli piaceva conservare le ciocche e sentirne l’odore.
    Entrambe le testimonianze che abbiamo raccolto ci raccontano uno spaccato di vita di Restivo. Due persone sembra abbiano convissuto in lui. Un feticista furbo, da una parte. Un imbranato dall’altra. Poco importa, in questa sede, capire i tratti salienti del suo carattere. Quel che è certo è che questo ragazzo, se fosse condannato anche per l’omicidio Claps, è riuscito a nascondere il suo segreto per diciassette lunghi anni.  In tal caso è stato scaltro, altro che imbranato. Ma ha fatto tutto da solo? Tale circostanza francamente appare poco probabile. Vediamo perchè.

    Quand’anche Danilo Restivo fosse l’autore materiale del delitto di Elisa, non è in alcun modo possibile che abbia fatto tutto da solo. Qualcuno deve averlo aiutato e magari coperto. Ma perché? Chi poteva spingersi fino a tanto? Per quale interesse? Per salvaguardare il figlio di un amico? O per salvaguardare interessi propri?

    Coperture a Danilo Restivo
    Restivo, allora 21enne, fu l’ultimo a vedere Elisa quel 12 settembre del 1993. Disse di averla vista uscire dalla chiesa della Trinità dove i due giovani si erano incontrati. Danilo nel mentre che la famiglia Claps cercava in lungo e in largo la giovane Elisa, tornò a casa con gli abiti macchiati di sangue. In seguito dirà agli inquirenti d’essersi ferito cadendo nelle scale mobili, allora in costruzione. Nessuno ordinò il sequestro di quegli abiti sporchi di sangue. Nessuno mise sotto controllo la sua utenza telefonica. Nessuno pensò di andare a guardare in chiesa. Di cercarla laddove Elisa era stata vista per l’ultima volta. Restivo fu indagato e condannato per falsa testimonianza. Con la scomparsa di Elisa gli inquirenti decisero che Restivo non c’entrava nulla.

    Restivo allontanato da Potenza
    Si è detto delle coperture di Danilo Restivo. Ne è convinta la famiglia di Elisa Claps. Ma chi poteva avere interesse a coprire un presunto criminale feticista? Verrebbe da rispondere chi aveva un interesse superiore da proteggere. Ma tant’è. I fatti raccontano di un allontanamento di Danilo da Potenza. Dapprima il giovane “vagabondò per l’Italia” poi si trasferì, nel 2002, in Inghilterra ed esattamente nella cittadina di Bournemouth, nel Dorset.

    Restivo figlio di…
    Nel corso degli anni a Potenza si sono diffuse numerose notizie, vere o presunte, riguardanti Danilo Restivo. C’è chi lo vuole venuto dal nulla, chi invece sostiene che sia figlio di un sacerdote e di una donna molto in vista in città. Di sicuro all’anagrafe risulta essere figlio di Maurizio Restivo, siciliano d’origine, trasferito a Potenza, nei primi anni Ottanta, dove è stato direttore della Biblioteca nazionale. E’ un ragazzo particolare Danilo; la sua famiglia lo protegge dalla sua stessa fragilità. Il ragazzo è ben visto anche dal sacerdote della parrocchia della Santissima Trinità. Don Mimì si fida di lui al punto di dargli le chiavi della chiesa. Di certo don Mimì lo conosce bene. In una foto  scattata nell’aprile del 1990, pubblicata dal settimanale Visto, il sacerdote e Danilo posano affettuosamente in occasione del 18esimo compleanno del giovane. Dalla foto viene fuori un atteggiamento molto confidenziale tra i due. Poteva don Mimì coprire Danilo una volta venuto a conoscenza di quello che aveva fatto? Se così fosse il sacerdote si è portato il segreto nella tomba e forse anche il rimorso di aver fatto vivere una mamma nell’angoscia di non sapere che fine avesse fatto sua figlia. Ma se così non fosse dovremmo pensare che don Mimì non si è mai accorto di quel cadavere sulla sua testa. Il che francamente sembra abbastanza improbabile. Se pure la famiglia di Restivo abbia fatto di tutto per coprirlo, il giovane era pur sempre l’ultimo che aveva visto Elisa, alla Trinità. Non si poteva e non si doveva tralasciare questo particolare.

    La famiglia Claps, il riferimento ai potenti
    Più volte la famiglia di Elisa, in particolar modo la madre e il fratello hanno parlato di coperture eccellenti. Di potenti coinvolti nella vicenda. E poi sono numerose le voci che si rincorrono su un presunto comitato che ha fatto squadra per proteggere Restivo, o forse, qualcun altro più in alto. Una nostra fonte, che per anni si è occupata del caso Claps riferisce testualmente ( per evitare una querela non faremo nomi): “Che due persone molto in vista, una appartenente al Clero potentino e l’altra al mondo politico, non si sono fatte mancare niente. Donne, uomini e bambini”. A questo aggiungiamo quanto riferito da Filomena Iemma, madre di Elisa, mercoledì sera durante la trasmissione Chi l’Ha Visto?: Un prete, e non mi riferisco a don Mimì, sapeva di mia figlia dal 1993”. Ancora una volta viene puntato il dito contro la Chiesa.

    Ma perchè don Mimì avrebbe dovuto coprire Restivo?
    Ammettiamo, per assurdo che don Mimì sapesse della tragica fine di Elisa. Ammettiamo che lo sapesse anche un altro sacerdote, vicino a don Mimì. Che interesse avrebbero avuto a coprire un simile orrore? Semplice misericordia verso un ragazzo di 21 anni che ha ucciso in un impeto di follia o paura di essere coinvolti in prima persona? Certo risulta difficile pensare che don Mimì per quindici anni non si si accorto di quel cadavere sulla sua testa. Così come sembra singolare che due anni dopo la morte del sacerdote e qualche mese dopo la morte di un altro sacerdote potentino, all’improvviso si sia svelato il mistero della scomparsa di Elisa. E sul ritrovamento ufficiale dei resti di Elisa, avvenuto il 17 marzo 2010, sappiamo quante incongruenze ci siano

    Danilo Restivo allontanato dall’Italia per evitare che parlasse? Quella moglie mastino
    Della vita di Restivo in Inghilterra si sa ben poco. Se non della sua relazione con Fiamma Marsango- o Basile Giannini? Un’infermiera romana di oltre dieci anni più grande che il potentino ha sposato nel 2004. La donna conosciuta in un primo momento con il cognome Basile Giannini, risulta essere figlia del conte palatino, Luigi Basile Giannini, barone di Castelgiannini e noto penalista del foro romano e di Daphne Daniele. Lei stessa e sua sorella Adriana risultano di nobili natali. Ad un tratto il cognome della donna cambia, così la moglie di Restivo viene citata come Fiamma Marsango. Ed è con questo con questo cognome che risulta essere iscritta nel registro elettorale di Bournemouth, nel Dorset, dal 2002. Perché questo cambio di cognome? E’ semplicemente un errore della stampa? Ricordiamo però che c’è un’intervista, ben circostanziata, ai familiari di Fiamma, riportata sul settimanale Vivo, in cui il cognome è Basile Giannini. Se volessimo stare appresso alle voci di popolo, dovremmo dar ragione a chi ritiene che in realtà la donna che Danilo ha sposato sia stata messa lì per controllarlo. Una circostanza, questa che aprirebbe ben altri scenari.

    Lontano da Potenza
    Il presunto omicida di Elisa Claps, va in Inghilterra nel 2002. Il 12 novembre dello stesso anno, viene trovata morta la sua vicina di casa, Heather Barnett. Orribilmente mutilata. Ha i seni staccati e una ciocca di capelli, non suoi, stretta fra le mani. I sospetti, dal primo momento, cadono su Restivo, il quale nega ogni addebito. Per otto anni la polizia inglese rimane sospesa tra i sospetti che il potentino possa essere l’autore del delitto Barnett e la ricerca di prove che lo incastrino. Ci sono quelle scarpe da tenni lavate con la candeggina. Scarpe le cui impronte vengono rilevate in casa Barnett. C’è quel cambio d’abiti in un parco di Bournemouth, ripreso dagli investigatori. C’è quel registro manomesso alla Nacro, l’istituto di formazione frequentato da Restivo. Elementi che a quanto pare non bastano per incastrarlo. Fino a quando non viene ritrovato il cadavere di Elisa. Da quel marzo 2010 anche le indagini inglesi sulla morte della sarta, subiscono un’accelerazione. L’arresto di Danilo in Inghilterra arriva a maggio 2010. Il processo per l’omicidio della sua vicina di casa e a meno di un anno la condanna all’ergastolo. Tutto in meno di un anno. Possibile che Scotland Yard non sia riuscita ad incastrarlo prima? O forse con il ritrovamento di Elisa era semplicemente arrivato il momento che Restivo fosse sottratto a ben altri chiarimenti?

    C’è fretta di chiudere il caso?
    Intanto che in Inghilterra Restivo sconta la pena dell’ergastolo in Italia si apre un altro processo a suo carico. Per essere giudicato sull’omicidio Claps Danilo, per il tramite dei suoi legali, ha chiesto il rito abbreviato. O forse qualcuno ha scelto per lui. Il rito abbreviato si caratterizza perché salta la fase del dibattimento. La decisione viene presa allo stato degli atti (quelli contenuti nel fascicolo del pm) a meno che l’imputato subordini la richiesta ad una integrazione probatoria necessaria ai fini della decisione. In caso di condanna, con la scelta di questo rito, la pena è diminuita di un terzo.
    Anche questa è una circostanza alquanto strana. Prima si è fatto di tutto per difendere Restivo; coperture e depistaggi compresi. Ora si lascia il suo destino processuale nelle mani di quanto scritto dai pm che lo hanno indagato. C’è la certezza che Danilo sia colpevole? C’è fretta di chiudere la vicenda con l’unico colpevole ipotizzabile? Chi lo ha coperto fino ad oggi, in qualche modo si tira indietro. Di sicuro sembra si stia facendo di tutto affinché Restivo non parli. Chissà magari potrebbe rivelare cose pesanti.

    In chiusura mi unisco alla famiglia di Elisa, nel chiedere che si faccia chiarezza e si consegni alla storia la verità (vera) sul caso Claps. A questo proposito mi viene in mente quanto mi disse don Marcello Cozzi, (Libera Basilicata) in occasione di un’intervista all’indomani del ritrovamento dei resti di Elisa: “La verità, quando verrà fuori, sarà devastante”. Se Danilo fosse riconosciuto colpevole non sarebbe una gran nuova verità. Allora quale sarebbe la verità devastante?

    Inchiesta completa pubblicata sul numero 11 di Basilicata24. Il giornale d’Inchiesta in edicola da sabato 5 novembre 2011.

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