Perplessità sulle indagini condotte da Fenice

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    La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) nel prendere atto della risposta del Consorzio Asi della provincia di Potenza, secondo il quale sono da escludere conferimenti di reflui industriali negli  ultimi dieci anni – al di fuori dei limiti di legge – provenienti dall’inceneritore Fenice, rileva che le responsabilità dell’inquinamento della falda sono di conseguenza ascrivibili, per  esclusione, ad attività interna allo stabilimento di Fenice, ed in particolare a problematiche relative al ciclo produttivo dell’impianto. La nostra Organizzazione esprime forti perplessità sull’indagine  condotta da EDF-Fenice, e non da Fenice Ambiente srl, nell’ambito del  piano di caratterizzazione del 2009 sulle falde idriche, in quanto appare evidente come siano assenti nello studio prodotto dalla società i dati relativi alle falde, Non si comprende perché EDF-Fenice abbia  ritenuto anteporre le falde su due livelli diversi, separate  rigidamente tra loro, e in ultimo la disposizione delle stratigrafie considerate a bassa e media permeabilità da cui si evidenziano forti  carenze conoscitive. Resta inoltre da capire come e perché  l’inquinamento interesserebbe solo la matrice ambientale acqua, ovvero  le sole falde acquifere, e non la matrice suolo, non essendo noti dati sull’intero acquifero a valle dell’inceneritore ma solo in alcune aree  ad esso limitrofe. Dallo studio condotto da EDF-Fenice sul Piano di  Caratterizzazione Ambientale, nel capitolo 9 (Inquadramento Geologico e Idrogeologico), emergerebbe che Fenice, nell’ambito dell’attività  MISE (Messa In Sicurezza Emergenza), tra il 20 aprile e 14 maggio 2009  ha effettuato n.8 sondaggi attraverso carote realizzate esclusivamente all’interno del sito, delle quali 6 attrezzate con piezometri, per  ricostruire il modello lito-stratigrafico e idrogeologico del  sottosuolo, nonché per il monitoraggio qualitativo delle acque  sotterranee. Fenice suddivideva il suddetto in 5 strati, assegnando  loro grado di permeabilità medio-basso per il primo strato, medio per  il secondo, basso per il terzo, medio per il quarto, e impermeabile  per il quinto in virtù della presenza di substrati argillosi.

    La Ola evidenzia come l’area in cui è ubicato l’inceneritore Fenice di  San Nicola di Melfi giace su terrazzi medi dell’Ofanto costituiti prevalentemente da ghiaie e sabbie localmente torbose, in cui sono  presenti depositi fluviali, sabbie e ghiaie (ndr. Foglio geologico  n.175 Cerignola). A tale considerazione è di estremo interesse notare come Fenice suddivideva in due gli acquiferi indagati, separandoli tra loro, affermando che non era stato possibile definire la direzione di deflusso sotterraneo delle due ?differenti? falde e ipotizzare eventuali rapporti tra esse. Tale carenza di dato derivava, secondo Fenice, dal continuo emungimento dai pozzi barriera P1 a P9 (utilizzati come MISE). Altro aspetto che la nostra Organizzazione  pone all’attenzione è la mancanza di indagine sulla profondità degli  acquiferi sull’intera area a valle dell’inceneritore e sino al fiume  Ofanto, il loro gradiente (la forza motrice che spinge l’acqua da un  punto all’altro), nonché sulla miscelazione diretta delle due falde che Fenice dichiara essere differenti.

    A tal fine, la Ola auspica che vengano eseguite analisi più puntuali e misurazioni anche a valle dell’area limitrofa all’inceneritore e nel raggio di 10 Km, atte a scongiurare che l’inquinamento delle falde  idriche possa essere più esteso di quello evidenziato dal piano di caratterizzazione, mettendo a rischio l’ambiente e la salute, così  come evidenziato dal professor Fracassi, consulente legale della  Procura che ha messo in luce proprio tale evenienza.


     

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