Medici senza pudore e cavie umane inconsapevoli

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    “Così facciamo un botto di soldi”. L’operazione contro i medici delinquenti  viene raccontata oggi in un articolo a firma di Francesco Alberti sul Corriere:

    (…) secondo le indagini dei Nas e della Procura, aveva messo radici «un modello delinquenziale sperimentale» che, attraverso studi di natura cardiologica non autorizzati o totalmente inventati, falsificazioni di cartelle cliniche e utilizzo di materiale sanitario spesso difettoso, giocava di sponda con alcune aziende private italiane ed estere del biomedicale, che, in cambio dell’uso da parte dei medici dei dispositivi da loro prodotti, con conseguente pubblicità su riviste specializzate, hanno versato tra il 2009 e il 2011 su 3 onlus fittizie somme di denaro pari a un milione di euro (già sequestrati). La benzina che faceva girare questo sistema erano i tantissimi pazienti con problemi cardiaci, che, arruolati a decine, e sempre a loro insaputa, si trasformavano loro malgrado in una sorta di cavie per sperimentazioni che, secondo il quadro accusatorio, «sfuggivano a qualsiasi controllo da parte del competente Comitato etico».

    Ma il resto è incredibile, incredibile anche il tono e il linguaggio che i “camici sporchi”, utilizzano nelle loro conversazioni

    Alcune, secondo il gip, contemplavano interventi invasivi all’insaputa dei malati. Sangiorgi, l’11 luglio 2011, parlando con Carlo Briguori, responsabile di emodinamica a Napoli, si lamenta delle difficoltà di convincere i pazienti a mettere il catetere, fondamentale per certi tipi di ricerche: «Mi dicono: perché mi devo cateterizzare? E tutte queste puttanate qui! Siamo riusciti a fare a 7 casi… si sono fatti cateterizzare…

    E ancora

    «Sto aspettando di beccare un paziente che ha già il catetere – dice a Sangiorgi — e poi vado di nascosto a prendergli il piscio. Ho anche detto ai ragazzi di cui mi posso fidare: “Quando vedete uno con un catetere, mi fate uno squillo, segnali di fumo”…». Nell’assenza di controlli e protocolli, l’accusa punta anche il dito su alcune autopsie «illecite» effettuate durante una particolare ricerca, come emerge da un’email di Sangiorgi a un’impresa di biomedicale: «Perché è un casino per sezionare ’sti cazzi di arterie renali, vedere i nervi e cose varie…».

    Gli arrestati sono tutti insospettabili

    Scrive Alberti: Dei nove medici arrestati, alcuni dei quali da tempo non lavorano più al Policlinico, le due figure di spicco che emergono dall’ordinanza firmata dal gip Paola Losavio sono il primario Maria Grazia Modena, 60 anni, prima donna a presiedere la Società italiana di cardiologia, e Giuseppe Sangiorgi, 47 anni, all’epoca responsabile del laboratorio di emodinamica della cardiologia (l’unico finito in carcere). Il loro sodalizio, iniziato nel 2009, è l’origine di tutto, secondo gli inquirenti: «È la dottoressa Modena che, sapendo dei legami di Sangiorgi con le aziende farmaceutiche, gli mette a disposizione il reparto da lei diretto, dandogli piena delega a trattare con le imprese». I due mettono in piedi una squadra di «fidati collaboratori, facendo vincere loro concorsi e ammettendoli al Policlinico, pur se in alcuni casi privi di idoneo titolo».

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