Edili lucani pronti a scendere in piazza

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    Una delegazione di 200 operai edili lucani (secondo il “contingente” assegnato dalle segreterie nazionali Filca, Feneal e Fillea) parteciperà venerdì 13 a Napoli ad una delle quattro manifestazioni nazionali per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro (altre tre sono in programma a Milano, Roma e Palermo), mentre alcuni presidi si terranno nei cantieri più significativi quali quello di Lagonegro sull’A3 Sa-Rc.

    Lo hanno annunciato i segretari regionali della Filca-Cisl Michele La Torre, della Feneal-Uil Domenico Palma e della Fillea-Cgil Angelo Vaccaro e Vincenzo Iacovino, incontrando oggi a Potenza i giornalisti.

    Il “bollettino” della “guerra” che i sindacati confederali di categoria dei lavoratori delle costruzioni combattono da alcuni anni è allarmante: in un anno meno 6 mila operai; -14% di ore lavorate; -12% di massa salari; -6% di imprese. A questo si aggiunge la stasi del mercato immobiliare (specie nei due capoluoghi) e il 50% delle opere pubbliche ferme anche a causa del Patto di Stabilità. Il 18 dicembre prossimo – è stato riferito – si riunirà l’Osservatorio regionale alle Opere Pubbliche per monitorare la situazione. I sindacati sono in attesa della composizione della nuova Giunta Regionale per riproporre il “pacchetto” di azioni da mettere in campo per rilanciare le costruzioni ed – è stato precisato – non certo la cementificazione, quindi l’assetto e la difesa del suolo, l’innovazione in edilizia, il risparmio energetico, l’adeguamento funzionale dei centri storici. Un’altra situazione che richiede la massima attenzione è quella a Potenza del Nodo Complesso del Gallittello con la ripresa dei lavori ma senza garantire le maestranze locali. Un “caso emblematico” – è stato detto – delle crescenti difficoltà per i lavoratori edili lucani a rientrare nei troppi cantieri chiusi per interruzione di attività.

    La Torre, Palma e Vaccaro hanno sostenuto che per uscire dalla crisi non si può certamente partire dal taglio di salari. I sindacati hanno chiuso i contratti integrativi provinciali senza ritoccare i salari e adesso in fase di rinnovo del ccnnll settori più retrivi dell’Ance (controparte) vorrebbero tagliare prestazioni e parti di salario acquisite da anni.    

    La grave situazione che si è determinata a seguito della rottura delle trattative per il rinnovo del  contratto nazionale – sostengono Filca, Feneal e Fillea –  è un’ulteriore dimostrazione di irresponsabile inadeguatezza al tavolo delle trattative da parte dell’anima più conservatrice della delegazione dell’Ance, che rischia di mettere in discussione non solo i contenuti, ma anche le stesse modalità della contrattazione nazionale. Dopo undici mesi di trattative, dopo ben sedici incontri ed una lunga, complicata ed ancora non esaurita discussione sulla riforma del nostro sistema bilaterale, che ha visto contrapposti il nostro meditato documento, che riteniamo oggettivamente ragionevole ed equilibrato, con ben undici formulazioni di un loro documento che mai è riuscito a nascondere la pretesa di ricavare esclusivamente un radicale e scriteriato e dannoso abbassamento dei costi degli Enti Paritetici, la posizione della controparte, si è spinta a chiederci, in modo del tutto inaccettabile, di rinnovare solo la parte normativa del contratto nazionale senza aumenti salariali.”

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