Corleto, gli scarichi del pozzo Tempa Demma 1 foto

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La rete di scolo interrata a Tempa Demma: tutti vedono nessuno procede. Ha del clamoroso il dedalo di canalette e tubi di scolo che per decine e decine di metri affollano una porzione di terreno gabbionato e terrazzato

 finalizzato a contenere la frana che il pozzo Tempa Demma nel territorio di Corleto Perticara in un’area in cui sono presenti corsi d’acqua, fossi e valloni con aree agricole e boschi. La recinzione del pozzo è sollevata, divelta a tratti sostenuta da residui edili che permettono il passaggio ad improvvisate canalette di scolo costruite sezionando tubazioni che a loro volta spariscono nel terreno infossandosi, il tutto a monte della fiumara di Fosso del Lupo.

Il flusso di scolo termina in un versante del terreno dove una botola di ignota destinazione accoglie ogni cosa, mentre dal versante a destra dell’ingresso area-pozzo i pascoli si abbeverano nelle pozzanghere che si creano a ridosso del pozzo mentre i tubi interrati spariscono nella foltissima vegetazione che ripidamente arriva al Fosso del Lupo.

Sempre a Tempa Demma c’è gente del posto che afferma che la locale piazzola per l’eliporto sarebbe stata costruita per ricoprire con asfalto fanghi petroliferi abbandonati, una pratica questa che sarebbe stata eseguita anche per altri siti della zona come già parzialmente verbalizzato in commissione parlamentare dall’ex procuratore di Potenza, Giovanni Colangelo.

Il terreno sotto Tempa Rossa 1 si muove e lo stato del manto stradale lo prova. Spostandosi da Tempa Demma verso il pozzo Total-Tempa Rossa 1, percorrendo la strada comunale “Crocecchia”, dove a ridosso vennero rinvenute nel 2014 acque contaminate da ferro, alluminio, manganese, silicio, zinco (e con massicce presenze di: bario, boro, nichel, vanadio, piombo, molibdeno, sali etc.) ci si imbatte in una linea di frana attiva. Infatti poche decine di metri prima del celebre punto di campionamento del dicembre 2014 è altresì possibile visionare lo smottamento del terreno sempre a valle e nei pressi del pozzo Tempa Rossa 2, movimento provato dalle condizioni del manto stradale e dei relativi muretti laterali. La fragilità dell’area pozzo TR-2 è dimostrata altresì dalle consistenti opere di sbancamento e canalizzazione fatta a monte del pozzo stesso, che ricade anch’esso nei pressi di un’antica frana ancora oggi attiva.

I pascoli a ridosso della discarica di fanghi petroliferi di Serra D’Eboli sequestrata dal Noe nel lontano 2010 e ad oggi nessuna istituzione si è assunta l’onere di applicare legge e buonsenso, vietando e monitorando strettamente l’area usata a pascolo. Il pascolo si svolge non solo a ridosso della discarica ma anche del pozzo Tempa Rossa 2. Arpab, magistratura ed aziende sanitarie hanno pensato ad una programma di monitoraggio veterinario ed alimentare sito-specifico? La lentezza della giustizia in materia e la mancata bonifica da pagare in danno ai responsabili quanto ha gravato sul territorio e sui consumatori? Cosa serve per avere un biocidio, solo la legge dei grandi numeri?

Il cantiere del futuro centro oli “Tempa Rossa” scarica i propri reflui impunemente? Dopo la segnalazione dell’anomalo torrente grigio-cemento che dal cantiere di Tempa Rossa proseguiva verso il torrente Corleto, nelle foto allegate sono ritratti una parte degli scoli attivi durante le giornate di pioggia: vere fontane, realizzate con reti di scolo e raccordo in cemento (quindi volutamente realizzate) caratterizzate da velocità di flusso e colorazioni preoccupanti che trasformano la rete stradale locale in un vero e proprio momento di follia – unica certezza il torrente Corleto vera cloaca recettrice di ogni scolo. Total aveva scritto che l’impatto del cantiere del centro oli sarebbe stato minimo e che gli scarichi delle acque di produzione saranno immesse nel fiume Sauro previo trattamento all’avanguardia.

Quello strano terrazzo affianco al pozzo Perticara: un’altra discarica abusiva? E’ ormai cronaca l’ordinanza dell’ex-sindaco Vicino circa la presenza di cloruro di vinile nelle falde a ridosso del pozzo Perticara 1. Cronica invece è la superficialità delle ordinanze corletane che non spiegano mai il raggio di pericolo e le azioni intraprese finalizzate a contenerlo. Fatto sta che il terreno si muove anche a ridosso di questo pozzo che come il Tempa Demma scola le acque meteoriche (?) fuori dalla recinzione del pozzo ma,  quel che colpisce è un terrazzo anch’esso recintato, limitrofo all’area pozzo dove sospetta appare non solo la recinzione oltre che la collocazione ma l’aspetto del terreno che sembra essere stato in passato dolcemente spianato con tanto di tratto praticato da mezzi grossa stazza.

L’ex sindaco Vicino ha sempre rifiutato di dare gli atti sulle contaminazioni. Numerose le richieste protocollate all’attenzione del Responsabile dell’Ufficio Tecnico – Architetto Schiavello e del segretario comunale, per avere copia dei verbali delle conferenze di servizi fatte per affrontare le caratterizzazioni e le bonifiche ricadenti nel territorio comunale, richieste inevase da quasi un anno ed unite da una sola risposta: “i richiedenti (cittadini) non hanno giustificabile e diretto interesse ad acquisire questi dati.” Oltre le doverose denunce per la violazione degli obblighi di trasparenza da parte del Comune di Corleto cosa occorre per essere trattati col minimo rispetto in casa propria si chiedono i cittadini dell’area.

Il Corpo Forestale dello Stato e la Procura della Repubblica di Potenza sono da mesi informati della vicende fin qui esposte eppure ad oggi non ci sarebbero neanche i presupposti per mettere un nastro d’interdizione alle aree incriminate? Intanto Total si vanta dei suoi standard di sicurezza, ha una Carta Etica, standard di sicurezza ambientale HSE e come tutte le grandi aziende che si rispettino accumula acronimi e sigle indecifrabile puntualmente smentite dagli esiti delle ricognizioni visive, che per Corleto continuano a riservare uno spettacolo indecente.

Giorgio Santoriello

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