L’Avis Basilicata è un porto delle nebbie?

Molte voci di bilancio sembrerebbero magre di trasparenza. Generiche, senza dettaglio. Mandati di pagamento mancanti di tutte le firme autorizzative così come previsto dal regolamento interno delle spese

Dell’Avis Basilicata ci siamo già occupati, ricevendo diffide e denunce. Torniamo ad occuparcene semplicemente perché il presidente Rocco De Asmundis ha pubblicamente invitato i soci e il nostro giornale a leggere attentamente il bilancio 2013. Noi lo abbiamo fatto, comparandolo anche con il bilancio 2014. E abbiamo scoperto molto altro. Per economia di spazio vi raccontiamo alcuni fatti, lasciando il resto e ulteriori approfondimenti agli organi competenti, magistratura compresa

La famiglia Pecora unico fornitore Avis Basilicata. Perché? Per dovere di cronaca va sottolineato che Pasquale e Luca Pecora sono i figli di Raffaele Pecora, figura di spicco dell’Avis campana. I due sono titolari della Hemotrans, che con la Mts, sempre a titolarità Pecora. sarebbero i due fornitori esclusivi di cui l’Avis si serve. Si tratta di due società di intermediazione. Quindi comprano da altri e rivendono ad Avis Basilicata. Non sarebbe più conveniente comprare direttamente dalle aziende da cui comprano la Hemotrans e la Mts? Due aziende che sembrano l’una fotocopia dell’altra. La Hemotrans pare essere una società nomade. Nasce a Roma con sede legale in via dei Lucchesi 29, si trasferisce a Napoli nel 2012 e nel marzo 2013 si sposta ad Avigliano (Potenza) con sede legale in via Sandro Pertini, 11. La Mts nasce a Napoli nel 1998 e nell’aprile 2013 si trasferisce ad Avigliano nella stessa sede legale della Hemotrans. Quell’indirizzo corrisponde all’abitazione di Salvatore Romano, già tesoriere dell’Avis Basilicata, ma contemporaneamente consulente dei Pecora.

La riunione al Grande Albergo di Potenza. Ci risulta che Raffaele Pecora in data 24 gennaio 2013 alloggia al Grande Albergo di Potenza a spese dell’Avis lucana. Camera e colazione, ristorante, frigo bar, per un totale di 111,80 euro. Perché? Dovere di ospitalità. Quel giorno Pecora avrebbe svolto una riunione con Salvatore Romano e Maria Antonietta Colaninno impiegata Avis con mansione di addetta amministrativa. La stessa Colaninno che risulta essere componente del Consiglio della società di pallavolo a cui l’Avis ha prestato 18mila euro e di cui abbiamo già parlato e  approfondiremo in seguito. Perché quella riunione?

Le autoemoteche. L’Avis Basilicata compra dalla Hemotrans due autoemoteche per la cifra di 224.960 euro. Siamo nel 2014. Domanda: perché? Eppure nel 2011 nascono i Punti Raccolta Sangue che sostituiscono le autoemoteche. Tant’è che in seguito l’Avis lucana regala ad altre regioni le vecchie auto in dotazione. Ma non è finita. Successivamente all’acquisto l’Avis inoltra all’Asp richiesta di accreditamento dei due mezzi. L’Asp va per le lunghe, sembra complicato accreditarli. L’Avis chiede l’intervento della Regione la quale sollecita la conclusione della procedura di accreditamento. L’Asp finalmente accredita. Intanto qualcuno si accorge che sul libretto di circolazione la portata dei mezzi è di 4,5 quintali. Panico. Occorre la patente di categoria C, ma gli autisti hanno la patente B. I vertici dell’Associazione telefonano al fornitore, Pecora, il quale avrebbe rassicurato: niente di preoccupante, rimandate i libretti. Quei documenti di circolazione tornano da Napoli modificati alla voce F.2 (portata 3,5 quintali). Quale procedura di modifica della carta di circolazione è stata adottata? Dalla carta di circolazione risulta che la parte meccanica dei mezzi è stata costruita dalla Renault. Chi ha costruito tutto il resto? Esiste la certificazione degli impianti? Con quali criteri e procedure sono state accreditate le due autoemoteche? Altra domanda: perché servirsi della intermediazione della Hemotrans anche in questo caso?

Separatori, saldatori e altri strani acquisti. Altra circostanza che richiederebbe approfondimento è la dotazione in comodato d’uso di un trasformatore da utilizzare per l’aferesi piastrine. Ma Avis non può eseguire aferesi piastrine. E allora a che cosa serviva il trasformatore per questa pratica? E a che cosa serviva l’acquisto di altro materiale per piastrine, 40mila euro circa? Materiale scaduto da tempo che l’Avis non sa come smaltire e che sembra sia ancora ammassato nella sede Avis di palazzo Crisci a Potenza? Si tratta di rifiuti speciali. Gli addetti alle donazioni e raccolta sangue parlano di saldatori (che servono appunto per chiudere le sacche). Acquistati anch’essi dalle società della famiglia Pecora per circa di 3mila euro l’uno. Ne sono stati acquistati 30. Hanno la certificazione di garanzia prevista dalla legge? Che dire poi di un altro acquisto. Sacche che servono per la conservazione di cordoni ombelicali. Ma l’Avis, lo ricordiamo non raccoglie cordoni ombelicali.

I buoni carburante. Diverse sono le schede carburante, da noi visionate, che sarebbero state date a infermieri e medici che hanno svolto servizio durante le raccolte di sangue ai quali dovrebbe essere corrisposto un gettone di circa 70 euro. E invece compaiono schede carburante con importi minimi di 100 euro. Sembrerebbe evasione fiscale. Così come compaiono schede carburante, con importi di 100 e 150 euro donate a soci che le avrebbero usate per recarsi all’assemblea di Pisticci del 28 aprile 2013. Perché donare loro schede carburante se Avis in questi casi mette a disposizione un autobus con cui tutti i soci possono raggiungere la sede dell’assemblea? Chi non si serve del servizio messo a disposizione da Avis e usa la sua auto lo fa a proprie spese. E quindi perché quei buoni carburante? In un caso ne avrebbero usufruito marito e moglie che hanno raggiunto l’assemblea a bordo della stessa auto ma avrebbero ricevuto rispettivamente buoni da 100 e 150 euro. L’Avis comunale di Potenza, in merito, chiede spiegazioni al Collegio dei probiviri, nazionale e regionale e a quello dei revisori dei conti, e chiede il recupero di quelle somme. Oltre a segnalare la questione alla Procura della Repubblica. Ad oggi nessuna risposta.

Quella strana decisione di esternalizzare la consulenza contabile. Avis Basilicata, che fino al 2013 ha un’addetta all’amministrazione che si occupa dei bilanci, decide di conferire l’incarico a un consulente esterno, Caterina Telesca di Castel Lagopesole. Il 26 giugno 2014 Telesca, invia all’Avis Basilicata richiesta della documentazione e delle informazioni necessarie a poter svolgere l’incarico di consulente amministrativo fiscale. Nella sua missiva elenca una serie di documenti che vorrebbe visionare più le password per aggiornare programmi di contabilità e quelle del cassetto fiscale per verificare i pagamenti. L’1 settembre 2014 la stessa Telesca invia all’Avis fattura proforma con un importo di 2180,35 euro per la “consulenza rilevazione delle scritture contabili al 31 marzo 2014 del Bilancio- controllo collegio revisori”. Ma se a giugno la Telesca dichiara di non avere ricevuto la documentazione necessaria a svolgere la sua funzione com’è possibile che a settembre dello stesso anno presenti una fattura per la consulenza svolta fino al 31 marzo? E se Telesca non ha le carte, nel frattempo quelle carte dove sono finite? Altra domanda: perché l’Avis pur avendo una figura esperta all’interno decide di esternalizzare la gestione contabile, amministrativa e fiscale?

Strani premi e licenziamento sospetto. Esternalizzato il servizio di contabilità che si fa con la signora Antonietta Guglielmi che fino ad allora si era occupata di redazione del bilancio. Si cambia mansione: gestione dei magazzini. Però tale mansione si rivela inutile poiché il 21 maggio 2015 con una nota inviata ad Avis l’Azienda Ospedaliera San Carlo, fa sapere che la fornitura dei presidi sanitare e la relativa gestione del magazzino è in capo al Servizio Sanitario Regionale, e non più all’Avis. Dunque non resta che licenziare la “scomoda” signora Guglielmi. Licenziamento avvenuto in data 19 agosto 2015. Magari, si potrebbe immaginare, che la Guglielmi si era rifiutata di registrate due attestati di rimborso perché privi di giustificativi di spesa. Una licenziata, l’altra premiata. Chi? Maria Antonietta Colaninno, la donna del prestito di 18mila euro alla PM Volley di Potenza. Prestito di cui “nessuno sapeva” e di cui ci siamo già occupati. Ricordiamo che i dirigenti Avis si sono giustificati attribuendo la responsabilità di quel prestito illegittimo alla personale iniziativa dell’impiegata Colaninno. Magari anche i costi di trasferta della squadra di pallavolo documentati da fatture della ditta De Carlo Autolinee, sono attribuibili alla personale iniziativa dell’impiegata. Ad ogni modo, dinanzi ad un comportamento non proprio corretto, chiunque si aspetterebbe dalla dirigenza Avis dei provvedimenti disciplinari nei confronti della Colaninno. Macché. Accade il contrario. All’impiegata, come risulta da verbale dell’esecutivo regionale Avis del 15 novembre 2013, viene conferito l’incarico di coordinatrice del gruppo per le raccolte associative “per cui si rende necessario un aumento di categoria passando dalla C alla D.”

Presidente dimesso, ma anche no. Il 4 marzo 2013 il presidente Avis Basilicata Bartolo Bonelli, succeduto, nella fase di transizione, a Genesio De Stefano, fa pervenire le sue dimissioni irrevocabili. Quindi la sua esperienza in Avis finisce lì. Strano però che il 23 aprile 2013 lo stesso Bonelli invia ad Eni spa, a mezzo fax, una richiesta di 20 buoni elettronici da 150 euro e 20 da 100 euro per un totale di 5mila euro che- è scritto nel fax- “provvederemo a ritirare domani 24.04.2013 contestualmente al saldo con assegno circolare”. E’ un fax. E la firma di Bonelli, che lo ricordiamo non ha messo più piede all’Avis da marzo, è in calce. Ma ripetiamo è un fax. E allora delle due l’una: o sono false le dimissioni di Bonelli o è falso il fax. Ci è sembrato, in ogni caso, che i buoni carburante fossero veri.

Il pasticcio dei soldi alla Fondazione Avisper. L’Avis con verbale assembleare stabilisce di finanziare la Fondazione Avisper con 72mila euro l’anno per tre anni. Ma nel bilancio 2013, a triennio già scaduto, ci sono 60 mila euro per la Fondazione. Perché non 72mila? Nel 2014 gli euro diventano 114 mila. I conti non tornano perché se pure avessero voluto riportare i 12mila euro non attribuiti nel bilancio 2013, 72mila più 12 mila fa 84mila e non 114mila. Tra l’altro in assemblea non viene riportata la proroga del finanziamento ad Avisper visto che i tre anni erano scaduti nel 2012. Anche questa anomalia è sfuggita ai controllori? Qui ballerebbero 30mila euro.

Altre anomalie. Molte voci di bilancio sembrerebbero magre di trasparenza. Generiche, senza dettaglio. Mandati di pagamento mancanti di tutte le firme autorizzative così come previsto dal regolamento interno delle spese. Fatture generiche, attestazioni di ricevuta di denaro scritte su foglietti di carta. Strano quel mandato di pagamento con data 18 giugno 2010 che diventa, con una visibile correzione a mano, 18 giugno 2012, 520 ero per cassa da pagare a “Rappresentanza Maratea”, vergato da Nicola Todisco e firmato da nessuno. I più maligni ci dicono che quei 520 euro sono serviti a comprare un salottino da regalare a Emilio Colombo il quale aveva partecipato come relatore ad un’iniziativa Avis a Maratea. Abbiamo poi preso visione di assegni e pagamenti, non autorizzati, a infermieri e medici occupati nella raccolta sangue. Alcuni di questi infermieri e medici sono anche presidenti delle sedi locali di Avis dove si sono svolte le raccolte. E’ inutile tornare su certe voci di spesa che non quadrano: quelle telefoniche e di energia elettrica, i rimborsi alle Avis comunali, i costi di funzionalità del Consiglio, e così via. Tutte voci di bilancio, 44 anomale su 50, sulle quali già altri hanno chiesto chiarimenti. E vogliamo parlare delle pressioni politiche per le assunzioni? Si. Alla prossima, quando avremo le prove.

Tanto per sapere. L’Avis è una grande associazione di volontariato. Di volontariato, appunto. Eppure, nonostante l’avvenuta espulsione, De Asmundis è ancora lì a fare il presidente. Adesso non dovrebbe neanche dimettersi semplicemente perché dovrebbe dimettersi da nulla. Con l’espulsione, avvenuta per via assembleare dall’Avis comunale di Potenza, ha perso qualsiasi incarico associativo. L’ultima domanda: perché Rocco De Asmundis non molla? In un’Associazione di volontariato non dovrebbero esistere interessi personali da difendere. E’ inutile aspettare il verdetto dei probiviri o di chi altri. Non serve, perché si può ricorrere contro una decisione del direttivo, come ha già fatto De Asmundis, ma non si può ricorrere contro la decisione di un’assemblea. E seppure ciò fosse possibile, perché nel frattempo l’attuale (ex) presidente non si fa da parte per favorire finalmente un clima di serenità e di trasparenza? Con il sangue non si scherza. E nemmeno con la gloriosa Avis che non merita tutto questo. Un donatore ci scrive: “la storia dell’Avis non può essere infangata da quattro sciagurati”. Come dargli torto?