Smaltimento rifiuti petroliferi: a Costa Molina contaminazione oltre l’area pozzo

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    Dopo mesi di attesa e tentativi, grazie alla collaborazione dei consiglieri comunali di minoranza di Montemurro, (Potenza), nuovi importanti dati sullo smaltimento dei rifiuti petroliferi dell’Eni vengono a galla. 

    Una contaminazione lunga 14 anni. L’area del pozzo Costa Molina 2 (nel quale Eni re-inietta da anni nel sottosuolo milioni di m/cubi di scarti petroliferi ) è contaminata da almeno 14 anni, come attestato dai diversi verbali delle conferenze di servizio svolte sul tema. I suoli sarebbero in diversi punti contaminati in maniera grave da idrocarburi pesanti, quindi cancerogeni e mutageni, per valori che tra i 3 ed i 4 mt. di profondità arrivano allo stellare valore di 15.393 mg/kg, un valore da disastro ambientale che per esempio ritroviamo in alcuni punti del sito petrolchimico di Augusta-Priolo in Sicilia. Per legge l’area dovrebbe essere interdetta e valutato il rischio sanitario all’esterno del perimetro dell’area pozzo, perché l’Arpab nel 2008 rilevò la contaminazione anche all’esterno della recinzione pozzo: un comune “normale” avrebbe dovuto costituirsi parte civile per disastro ambientale. L’area del pozzo Costa Molina 2 è contaminata anche da piombo con valori che arrivano a 620 mg/kg sempre tra i -3/4 mt. ma nonostante tutto il pozzo, stando al Sindaco Di Leo “tiene perfettamente” come dallo stesso primo cittadino scritto in una recente relazione.

    La re-iniezione fai da te partì prima della nascita dell’Arpab. Il sindaco Di Leo in un carteggio amministrativo mai reso pubblico dal Comune di Montemurro e richiesto recentemente dal consigliere Santomartino e dall’Associazione Cova Contro, ammette che la prima prova di re-iniezione al pozzo in questione avvenne previa “autocertificazione” di Eni, nel 1994, e la seconda nel 1996 e che nei liquidi re-iniettati vi erano: metalli, dal mercurio al cromo esavalente, idrocarburi ed additivi vari come i mercaptani e la glutaraldeide. Il comune ammette per iscritto di “non aver mai ricevuto dall’Agip motivazioni scritte per cui Costa Molina 2 sarebbe stato scelto in passato come re-iniettore”. Quindi già dal 1994 l’Eni non esibì gli studi ambientali che la delibera ministeriale del 4 febbraio 1977 richiedeva per legge. Il sindaco Di Leo scrive inoltre che: ”il Comune non è neanche a conoscenza di studi che attestino il totale isolamento della cavità (di reiniezione – ndr) dai corpi idrici”: praticamente il sindaco in totale franchezza ammette che Eni re-inietta alla cieca da sempre oppure possiede dati che non divulga e che la Regione Basilicata dice di non avere. Il sindaco Di Leo pur consapevole che la reiniezione si sta facendo senza studi propedeutici rassicura comunque i cittadini della sicurezza delle operazioni e spende le royalties in personale, feste e servizi alla comunità, adeguamenti anti-sismici ed ogni tipo di servizio, tranne i monitoraggi ambientali e sanitari.

    Gli idrocarburi nelle sorgenti erano in grammi litro? Nel 2013 l’Arpab diffonde un dossier sulle acque di strato in cui riporta che tra aprile e maggio 2006 venne fatto un bianco ambientale dell’area di Costa Molina, mai pubblicato, un bianco svolto quando la contaminazione dell’area era già di fatto accertata dal 2001. Il bianco interessò falde e due sorgenti per 9 parametri, ma la legge ne chiedeva il doppio. Dopo il bianco del 2006 l’Arpab non ha più ufficialmente analizzato le acque di reiniezione fino al 2008 quando nelle analisi non cercavano neanche gli idrocarburi, andazzo continuato anche per tutto il 2009. Solo dal 2010, dopo 4 anni di re-iniezione petrolifera, Arpab inizia a cercare gli idrocarburi ma ci sono decine di mesi senza dati perché il laboratorio era in manutenzione o perché il campionamento non sì è potuto fare per ignoti motivi. Comunque l’Arpab nel 2010 trova idrocarburi nelle due sorgenti prese in esame con valori altissimi, calcolati in grammi-litro, con valori come nell’ottobre 2010 per la sorgente sg4 ( posta lungo la S.S. 103) di 91 g/l, mentre nella sorgente sg8 bis ( strada Santuario Madonna di Servigliano ) si arriva a 77grammi/litro ( quando la normativa era già in microgrammi ). Se i dati del 2010 e del 2011 fossero realmente, e non per errore di trascrizione o misurazione, valori in grammi, come riportato da Arpab nei suoi dati, allora a Montemurro i limiti di legge sarebbero stati superati migliaia di volte per interi anni.

    La moltiplicazione degli idrocarburi lungo la condotta di Costa Molina 2. Nel serbatoio 560 ( V560) all’interno del Centro Oli Val d’Agri vengono raccolte e lavorate (come l’Aia prescrive) le acque di strato, ossia quelle separate dal petrolio. L’Arpab nel 2010 rileva nel serbatoio 560, 243mila g/l di idrocarburi: un valore stellare che palesa una violazione di quella che sarà nel 2011 l’Aia del Centro Oli, che impone l’abbattimento del valore degli idrocarburi prima di re-iniettare nel sottosuolo. Alla testa pozzo, ultimo punto di prelievo Arpab, gli idrocarburi diminuiscono di diverse migliaia di grammi mentre in altri mesi aumentano raddoppiando come nel dicembre 2010: dal serbatoio partono con 8460 g/l di idrocarburi e dopo pochi km arrivano alla testa pozzo per essere reiniettati con 19400 g/l. Questo strano andamento prosegue a periodi alterni fino al giugno 2014. Fisicamente com’è possibile che un rifiuto aumenti il suo carico chimico percorrendo una semplice condotta teoricamente isolata dall’ambiente esterno?

    Il Comune di Montemurro e l’incidente al pozzo: perso il protocollo. Il sindaco di Montemurro, Di Leo, il 3 settembre 2015 delibera le indagini sulla contaminazioni dei terreni profondi, indagini che saranno svolte da Arpab ed Eni, quindi da chi ha dimostrato di non saper fare le indagini e chi se le fa in autocontrollo. A luglio di quest’anno sempre la minoranza consiliare di Montemurro chiese eventuali carteggi che attestassero incidenti al pozzo CM2, relativamente al periodo 1999-2001, triennio in cui pare da testimonianze locali, vi fu un serio problema strutturale per il pozzo ma la risposta del Comune ha dell’incredibile: ”nel periodo 1999-2001 non vi era il protocollo informatico –omissis- ed in seguito all’introduzione nel 2006 del protocollo informatico vennero eliminati i relativi registri cartacei di protocollazione –omissis- quindi la ricerca si fa difficoltosa e lunga”. Il comune ammette per iscritto un reato: la perdita, voluta o meno, di parte dell’archivio e del protocollo, un problema stranamente addotto anche dal Comune di Corleto Perticara di fronte a determinate richieste di accesso agli atti. Fatto sta che queste amnesie al Comune non sono rare, infatti anche i verbali delle conferenze di servizi sono stati consegnati ai consiglieri mancanti di allegati ed integrazioni.

    Quando il sindaco Di Sanzo diede carta bianca all’Eni. Arpab, Eni e Comune sapevano dal 2001 della contaminazione da idrocarburi nei suoli dell’area CM2 e la contaminazione interessava anche: Costa Molina 1, Monte Alpi 1-2 dir, Monte Alpi 3 dir e Monte Alpi 4 x. All’epoca il sindaco De Bellis impose ad Eni delle prescrizioni pesanti e precise: – indicare l’esatta ubicazione delle vasche di stoccaggio fanghi e censire i pozzi e le sorgenti nel raggio di 500 mt dal sito. L’Eni rispettò le prescrizioni comunali, tranne quella del censimento delle sorgenti per cui l’azienda avrebbe mappato solo quelle a loro parere contaminate. Dal 2003 il piano di caratterizzazione si portò al 2006, intanto in quei tre anni non si è fatto nulla per bonificare, e nella conferenza di quell’anno subentra l’amministrazione Di Sanzo ed il ruolo del Comune cambia visibilmente. L’attività di tutela e ripristino ambientale viene delegata quasi esclusivamente ad Eni, il controllato, ed il Comune non avanza alcuna seria prescrizione. Senza progressi si arriva al 2008, con Di Sanzo ancora sindaco, e l’Arpab presente al tavolo a mezzo fax, infatti l’assenza fisica dell’Arpab alle conferenze su CM2 è una costante, ma nel fax viene riportato che: ”la contaminazione dei suoli a CM2 è andata oltre la recinzione dell’area pozzo, i suoli contaminati già studiati potrebbero essere contaminati ancor più in profondità del campionato, altresì le acque andrebbero controllate meglio cercando tutti i parametri previsti per legge inclusi quelli per le acque di re-iniezione”. Quindi l’Arpab nel 2008 delega di fatto agli altri il suo lavoro. Infatti alla conferenza di servizio del 2008 le analisi Arpab non arriveranno mai, come riportato nel verbale, e quindi Arpab dice che le contaminazioni ci sono ma non comunica i certificati d’analisi. Il rappresentante dell’Asl n.2 presente alla conferenza, il dott. Liuzzi, non solleva alcuna osservazione circa la pericolosità sanitaria e non avanza alcuna osservazione.

    Chi spunta in Val d’Agri affianco ad Eni? Iula dalla Val Basento. Chi fa per Eni la caratterizzazioni di Costa Molina 2 nel 2007? Chi trasporta rifiuti per Eni? Chi spurga il pozzo ancora oggi? Sempre il Gruppo Iula, nota azienda di Pisticci Scalo ma con radici salandresi che in contradditorio con Arpab rinviene contaminazione dei suoli da piombo ed idrocarburi fino a 15 mt di profondità nell’area di CM2 invece, stranamente, per le acque è tutto ok. C’è da fidarsi delle analisi della Eco Sud srl del Gruppo Iula? Le attività della famiglia Iula sono finite in inchieste e commissioni parlamentari per presunte attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. 

    Caratterizzazione scaduta. Negli anni in cui fu Vincenzo Sigillito (indagato e finito a processo per la vicenda del termovalizzatore Fenice di Melfi) a dirigere l’Agenzia per l’ambiente lucana le analisi fatte per le falde dell’area cercavano solo due analiti a fronte delle decine richieste dalla legge, e ad oggi è ampiamente scaduta anche la terza proroga per l’ultimazione della caratterizzazione di Costa Molina 2. Serve ormai una teologia del petrolio in Basilicata, perché troppi sono i dogmi che Eni e Regione impongono senza spiegazione ed i tempi per le bonifiche rimangono volutamente biblici come per Costa Molina 2 – oltre 13 anni per una caratterizzazione completa.

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