“Il registro ‘tumori’ non è ancora collegato con le aree a rischio ambientale”

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    Sul sito dell’ospedale Oncologico di Rionero sono stati pubblicati gli aggiornamenti del Registro tumori Basilicata fino all’anno 2013. Pubblicati i dati, però, spunta subito la beffa. 

    Nel bel mezzo dei “casini” ambientali prodotti da decenni di estrazioni e smaltimenti dell’Eni in Val d’Agri e Valbasento, ecco il paradosso. I dati scientifici sui tumori maligni nella popolazione lucana, che dovrebbero rispondere al diritto alla trasparenza, “non cercano le cause”, né sono collegati alle “micro”aree a maggior rischio ambientale. Ad ammetterlo è il dottor Galasso, responsabile dello studio elaborato dal Crob di Rionero. Scontato chiedersi: a cosa serve allora il lavoro sin qui svolto?

    Solo dati per macroaree. In termini generali, tra il 2010 e il 2013 c’è stato un calo delle incidenze negli uomini (da 450 a 425 casi su 100mila abitanti, con prevalenza polmoni, vescica e colon) e un aumento nelle donne (da 291 casi nel 2005 a 311 nel 2013, con in testa il tumore alla mammella, seguito da tiroide e colon). Sin qui le certezze. Per il resto, invece, i dati forniti dal Crob, collegati alle 9 aree geografiche denominate ‘Pois’, appaiono come un bel compitino svolto, con allegate le casistiche, ma senza alcuna utilità pratica per chi vive e soffre nelle area più a rischio della Basilicata e magari vorrebbe qualche elemento in più dalla ‘scienza’.

    Galasso: “C’è bisogno di un ulteriore approfondimento”. Come un monopoli in cui si ritorna sempre al punto di partenza. Ecco qual è l’attuale mappa sanitaria della Basilicata. Per il responsabile del Registro tumori, infatti, lo studio sulle neoplasie propone un dato “numerico e non statistico”. E ancora: “Non va alla ricerca delle cause, legando fattori di rischio a incidenza”. Detto in termini ancora più perentori “non è possibile collegare l’incidenza dei tumori con un sito legato alle estrazioni di petrolio o allo smaltimento dei rifiuti”. Sempre secondo il responsabile dello studio, inoltre, il Registro “fornisce dati che andranno poi approfonditi da Arpab, Regione, Asl, Università”. E visti i successi sul campo mostrati dagli enti appena citati, la commedia rischia di diventare tragica.

    “Entro un anno i riferimenti ad aree più ristrette”. Come ogni buon libro dei sogni, però, il famigerato Registro promette pure di migliorare in futuro le proprie performance. “Entro un anno e mezzo – assicurano dal Crob di Rionero – completeremo il processo di georeferenziazione, ovvero la mappatura dei casi per aree territoriali”. Tutto bene? Ma neanche un po’. Rinviare nel tempo questioni così centrali per la popolazione lucana non fa che allentare sempre più il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni deputate alla tutela dell’ambiente e della salute. Sapere che Arpab, Regione e Asl dovranno garantire questo diritto, oggi più che mai non rassicura. La gestione dell’affare petrolio e le sciagurate omissioni nei monitoraggi, non fanno ben sperare. Chi vive accanto ai pozzi Eni di Grumento Nova (Val d’Agri) o a Pisticci Scalo, a due passi delle acque petrolifere sversate direttamente nel Basento, non può che dubitare. E come dargli torto. Le promesse, finora, sono state puntualmente disattese.

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