La dipendenza dal gioco mi ha portato in carcere foto

La parola sconfitta non esisteva nel mio vocabolario, si trattava, secondo i miei ragionamenti pseudo-scientifici, di opportunità mancate per volontà mia

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“La parola sconfitta non esisteva nel mio vocabolario, si trattava, secondo i miei ragionamenti pseudo-scientifici, di opportunità mancate per volontà mia”: queste le parole di Andrea Costantino, vittima di ludopatia. Il gioco d’azzardo patologico (GAP) è un comportamento persistente e ricorrente del gioco d’azzardo che compromette le attività personali, familiari o lavorative. Rientra nella categoria dei disturbi da deficit del controllo degli impulsi. Per questa dipendenza Andrea è finito in carcere e ha perso il lavoro.

Andrea, 30 anni ‘in gioco’. Di Castelsaraceno, Potenza, 58 anni. Ha lavorato, fino al 2007. Una laurea in giurisprudenza, ha lavorato alle dipendenze del Ministero della Giustizia, al Tribunale di Lagonegro. Esponente di punta del Movimento ambientalista lucano negli anni Novanta. La sua vita per 30 anni legata a doppio filo al gioco d’azzardo. Andrea ha un figlio, affetto da una patologia del sistema muscolare. In conseguenza di ciò- ammette- già amante del gioco ha cominciato a giocare sempre più spesso e con maggiore intensità.

Le sue puntate preferite erano al Lotto e il Superenalotto, a tratti anche il Totocalcio e le scommesse telefoniche, per finire alle slot machine. “Il giocatore ama i giochi con vincite immediate- racconta. Pensavo come un vero ragioniere a come utilizzare i soldi che avrei vinto”. Andrea su un’agenda segnava cifre, numeri, interpretazioni di sogni ed eventi. Molto spesso, però, quello che gli mancava era la materia prima: i soldi per giocare. Allora, mise in piedi un meccanismo di accordi con ricevitorie (posticipando i pagamenti delle sue giocate alla settimana successiva) e di prestiti dalla banca o da amici e familiari raccontando loro delle bugie. I rapporti con la famiglia si sgretolarono: tensioni, isolamento, assenze da casa. “Non sapevo di essere stato incastrato da una vera e propria malattia o non volevo ammettere a me stesso tale circostanza. Ne fui consapevole solo quando mi accorsi che non riuscivo più a smettere di giocare”.

Di giocata in giocata fino a toccare il fondo. Dopo sei mesi di assenza dal lavoro, causata dalle sue condizioni psico-fisiche, un suo superiore, su suggerimento del Presidente del Tribunale, gli affida un nuovo incarico: la gestione dei corpi di reato. A questo punto la vita di Andrea precipita. “Nel 2003 avevo fatto amicizia con un uomo che aveva la mia stessa ‘passione’ per il gioco”. Andrea – al verde – aveva trovato, finalmente, un creditore: Giorgio (nome di fantasia). In cambio dei soldi Giorgio voleva delle armi e non fu difficile per Andrea procurargliele considerato il lavoro che svolgeva.

La consegna di armi in cambio di soldi andò avanti fino al 2006. Un giorno del 2007, due Carabinieri e un perito balistico, con provvedimento del magistrato, si presentarono nella sezione del Tribunale dove Andrea prestava servizio: dovevano prelevare una pistola per effettuare una perizia. Quella pistola era una delle armi date a Giorgio. Con una scusa Andrea mandò via i Carabinieri invitandoli a tornare qualche giorno dopo. Poi contattò Giorgio per farsi ridare l’arma. In cambio Giorgio gli chiese un’altra pistola e trecento euro. Andrea accettò e si diedero appuntamento, per la consegna, al solito casolare dove per tre anni si erano incontrati per la i loro scambi. Andrea consegnò i soldi e si diresse verso la stradina, indicata da Giorgio, per recuperare l’arma ma ad aspettare c’erano i Carabinieri, in appostamento alla ricerca di un latitante.

L’arresto. Era il gennaio 2007. “L’arresto fu una salvezza -racconta- perché non avevano arrestato Andrea, ma Andrea il giocatore». Il 19 novembre 2008 fu condannato, in primo grado a otto anni e venti giorni di reclusione, trentasettemila euro di multa e all’interdizione dai pubblici uffici, oltre a perdere il lavoro. La Cassazione, nel 2011 lo ha definitivamente condannato a sei anni e quattro mesi. Andrea per risolvere la ludopatia ha seguito vari programmi: brevi, residenziali, in comunità, sperimentali e di mutuo aiuto, fuori e dentro il territorio lucano. Durante la sua permanenza dietro le sbarre riuscì ad ottenere il trasferimento dal carcere di Sala Consilina ad Eboli, dove poté seguire un altro programma di recupero. Oggi, guarito, ha riscoperto la voglia di amarsi e soprattutto ha deciso di raccontare la sua storia. Lo ha fatto anche in un libro.

La ludopatia in Italia. Fabrizio Gatti, giornalista de L’Espresso, fornisce un quadro dettagliato del GAP in Italia: la spesa media annua procapite per il gioco d’azzardo ammonta a 1.583 euro; sono presenti 397.000 macchine da gioco (slot machine e videolottery). Nel 2016, gli italiani hanno speso 95 miliardi di euro, il 4,7 % del Pil. I giocatori-dipendenti sono 790.000: 50% disoccupati, 17% pensionati, 25% casalinghe, 17% giovanissimi e 400.000 bambini italiani tra i 7 e i 9 anni. A rischio patologia sono 1.750.000. Sulla ludopatia diversi sono stati gli interventi legislativi.

Solo che non si comprende se lo Stato è a favore o è contro il gioco d’azzardo patologico: con il gioco incassa un fatturato di 8 miliardi all’anno. A questo proposito, paradossalmente, il 2 febbraio, nella Conferenza Stato-Regioni, si è discusso da un lato l’eliminazione delle macchinette dalle sale che non rientrano nella categoria A (bar, tabaccherie, circoli balneari, ecc) e dall’altro la diminuzione della distanza delle newslot (sale apposite) dai luoghi sensibili, dai 500 metri ai 150 metri. Così facendo i bambini ed i ragazzi, attratti di più dal gioco, finirebbero per arricchire le società che gestiscono il sistema gioco e la tesoreria dello Stato. E come se non bastasse, i locali che non rientrano nella categoria A possono trasformarsi in sale dedicate solo al gioco d’azzardo, incrementando e non diminuendo il pericolo per i cittadini, di finire nella dipendenza.

I numeri della ludopatia in Basilicata. Certificati sono solo i numeri del Rapporto Regionale 2016 “Gli utenti dei Ser.D. in Basilicata nel 2015”. Al gioco d’azzardo sono dedicate solo due pagine. Nel 2015 gli utenti che si sono rivolti ai Ser.D. per disturbi di ludopatia sono stati 122. L’utenza annuale è in crescita rispetto al 2014 del 18,4% con un incremento di 19 unità. È possibile tracciare un profilo di massima del giocatore d’azzardo lucano patologico: uomo, età media 45 anni, stato civile coniugato, livello d’istruzione medio- basso.

Le cifre: secondo uno studio dello Svimez del 2013 i lucani sono capaci di spendere nel gioco d’azzardo quasi 468 milioni di euro all’anno, in particolare, 291 milioni di euro all’anno nelle slot machine seguite dalle lotterie, lotto, gratta e vinci e giochi sportivi tutti gestiti dai monopoli di Stato. La legge regionale. In Basilicata, il 27 ottobre 2014, è stata promossa legge “Misure per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico (GAP)”, con una dotazione finanziaria di 75.000,00 euro. Inoltre, la Regione ha aderito al progetto nazionale GAP, attivato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento Politiche Antidroga, finalizzato alla prevenzione, alla cura e al trattamento del GAP. Il budget, della durata di due anni, è di 474.227,48 euro. Questa somma è stata ripartita tra le Asp di Matera e Potenza.

L’Osservatorio regionale sul Gioco d’azzardo patologico ha inviato alcuni progetti al Ministero, ne ne attende l’attivazione. Le comunità terapeutiche si occupano principalmente di alcoldipendenti e tossicodipendenti e di conseguenza non c’è un comparto esclusivo per chi soffre di dipendenza da gioco d’azzardo. In Basilicata se ne occupano esclusivamente due associazioni: Famiglie Fuori Gioco e Omnia Mentis. La prima opera nella zona potentina mentre la seconda nella zona materana. Secondo un loro dato: l’8% è a rischio dipendenza da gioco d’azzardo.

Le noti dolenti della legge regionale. I Comuni non collaborano all’applicazione della legge, la Regione Basilicata finalizza principalmente gli obiettivi sulla prevenzione e i mutuo-aiuto senza concretamente occuparsi di risolvere il problema dell’assenza di apposite comunità terapeutiche; c’è una mancanza d’informazione sostanziale del problema esistente su tutto il territorio lucano e in nessun articolo della legge si parla del gioco on-line che si diffonde velocemente. Inoltre, la Regione concede l’autorizzazione all’esercizio delle sale da gioco o l’istallazione di apparecchi da gioco in un raggio inferiore a 500 metri dai luoghi sensibili, nonostante l’art. 4 della legge regionale lo vieti.

Di esempi, solo a Potenza, ne abbiamo trovati numerosi. A meno di 500 metri: dagli oratori in piazza Don Bosco e Viale Dante, da un centro sociale a Malvaccaro, da istituti scolastici a Santa Maria, a Bucaletto, a Piazza Zara e a Via Messina. A Potenza si nota la presenza di circa 150 spazi dedicati alle slot machine. Quest’ultime non sono solo nelle newslot – se ne stimano circa 30 – ma sono anche nei bar, bar tabacchi e nelle tabaccherie dove si ha la possibilità di giocare anche al Lotto, Superenalotto, 10e Lotto ed acquistare gratta e vinci. Questi spazi sono molto presenti nelle zone commerciali, come quella di via Gallitello a Potenza. Le slot machine sono, spesso, nascoste da un separé o da una zona apposita (in alcuni luoghi perfino nei sottopiani) coperta da immagini raffiguranti grattaceli, a ricordare la città di Las Vegas, famosa per i casinò. Il giocatore, così, si isola nel suo mondo idilliaco e può godere della massima riservatezza. La legge rimane solo sulla carta e le persone affette da GAP sono costrette a cercare fuori dal territorio lucano un aiuto contro la dipendenza.

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