Reddito minimo di inserimento. Avvio lento e ancora criticità foto

Parlano i segretari di Cgil e Cisl, Summa e Gambardella

Partono i colloqui di orientamento, sia in provincia di Potenza che in quella di Matera per l’inserimento dei beneficiari del Reddito minimo nel mondo del lavoro. In alcuni Comuni, i più ‘virtuosi’, i cittadini selezionati hanno già iniziato a lavorare.

Il Reddito minimo d’inserimento è una prestazione economica concessa alle famiglie che si trovano in uno stato di povertà. Ai beneficiari verrà concessa la possibilità di essere inseriti, secondo le competenze, nei progetti di pubblica utilità proposti dai Comuni.

Secondo una previsione del segretario della Cisl Basilicata Enrico Gambardella i “lavori” dovrebbero iniziare il primo novembre”. È d’obbligo usare il condizionale considerati tutti i rinvii che questa misura ha dovuto subire.

Maggiormente interessata ai colloqui è la categoria B, la A è stata già sottoposta, tempo fa, alla stessa procedura. Il monitoraggio è favorito dall’esibizione, al momento dell’incontro, del certificato di disoccupazione e dell’autocertificazione dell’Isee in corso.

Categoria B. Fanno parte della platea B i disoccupati e gli inoccupati da 24 mesi, ovvero i disoccupati e gli inoccupati da almeno 12 mesi. Hanno un’Isee inferiore o pari a 9mila euro annui.

Devono trovarsi in almeno di una di una di queste condizioni: non possiedono un diploma di scuola media superiore o professionale, superano i 50 anni di età e appartengono a un nucleo familiare monoreddito.

Abbiamo fatto il punto con i segretari generali della Cgil Basilicata, Angelo Summa e della Cisl Enrico Gambardella.

I benificiari percepiranno 450 euro in media al mese: sarà una retribuzione costante stabilita dall’articolazione del lavoro e dal reddito. «Noi consigliavamo – afferma il segretario della Cgil Basilicata, Summa – di rifare la graduatoria per la categoria B al fine di osservare se, nel corso dei tre anni, le persone avessero trovato lavoro».

Ritardo da parte dei Comuni. Sono passati tre anni dal famoso slogan pittelliano “la Basilicata: prima regione a introdurre il reddito minimo d’inserimento”. Invece, si pensi che il comune di Potenza è stato uno degli ultimi a presentare un progetto ben strutturato. Ma non è stato il solo.

Molte sono state le problematiche legate, soprattutto, al ritardo della presentazione del piano da parte dei Comuni. Ad oggi, la maggior parte ha firmato le convezioni. Sono pochissimi quelli che devono ancora procedere per problemi tecnici legati alla formulazione vaga del progetto.

Non vorremmo – aggiunge il segretario della Cgil – si verificassero dei paradossi o delle criticità nella creazione di posti di lavoro.

I comuni devono fare una perimetrazione per inserire correttamente la categoria B in mansioni che non venivano effettuate prima da altre persone, altrimenti si creerebbe una sorta di sfruttamento in forma sostitutiva. Per questa ragione chiediamo un controllo preciso e puntale da parte della Regione e del Dipartimento del lavoro.

Categoria A. In Lucania i beneficiari del Rmi sono 11mila e 215 della categoria B e 732 della categoria A, ossia i fuoriusciti dalla platea dei lavoratori in mobilità in deroga che hanno compiuto la maggiore età e hanno un Isee inferiore a 15mila e 500 euro annui.

La categoria A – a cui si aggiungono 800 ex Copes (nel bando non sono nemmeno stati citati) – dal 1 ottobre 2016, sta svolgendo tirocini formativi.

La loro situazione ha avuto una maggiore attenzione a differenza della categoria b. Abbiamo chiesto alla Regione, più volte – ribadisce Summa – di impiegare la platea A in alcune specifiche attività. Di trovare una soluzione reale. Ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

Risorse disponibili. L’amministrazione può rinnovare la durata di tre mesi del Reddito minimo di inserimento in base alle risorse disponibili. In campo ora abbiamo risorse fino alla fine dell’anno, provenienti dal “fondo di sviluppo e coesione sociale”, costituito grazie al dirottamento dei soldi della carta carburante. Si spera – spiega il segeratrio della Cisl, Gambardella – che la copertura finanziaria sia garantita anche per il 2018.

Il piano regionale rischia di andare in contrasto con altre procedure nazionali. La carta Sia (sostegno per l’inclusione attiva), ad esempio, è un’altra misura di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico alle famiglie in condizioni di povertà.

Con il Reddito minimo, in sede di colloquio, il cittadino beneficiario deve rinunciare con firma alla carta Sia. Lo stato di emergenza è concreto ma ci auguriamo – comunica Summa – che entro la fine dell’anno si stabiliscano in maniera approfondita i tempi e le modalità del rilascio del reddito minimo su tutto il territorio per non aver spiacevoli equivoci tra procedure regionali e nazionali.

Insomma il Reddito minimo è una misura tampone per rispondere all’emergenza povertà- lo spiega bene Gambardella, che sottolinea- non crea alcuna forma di occupazione e può avere una funzione propedeutica per l’inserimento nel mondo del lavoro.