C’era una volta il contratto sociale

Il problema è che però in questi anni il banco è saltato

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C’era una volta il contratto sociale, che, inventato e scoperto da un francese intelligente e capace, diventò un po’ la chiave di lettura e di valutazione delle condotte dei contemporanei fin dalla metà dell’ottocento.

Detto in breve il contratto in questione non è un pezzo di carta vero e proprio, che ognuno di noi è chiamato a firmare, ma è un accordo tacito, che però vale molto di più di qualsiasi altro contratto, a condizione che vi sia totale rispetto dello stesso da parte di tutti i contraenti.

Nel momento in cui un cittadino del mondo civile viene alla luce è infatti chiamato ad aderire ad una sorta di convenzione in cui da una parte sono annotati i diritti e dall’altra i doveri: secondo gli auspici il nostro cittadino dovrebbe vivere la sua vita nell’osservanza e nel rispetto di questo contratto, le cui regole sono in parte mutuate dalle norme scritte nei dieci comandamenti ed in parte da quella che viene definita come la morale corrente.

Tale premessa è generata dai fondamentali principi partoriti e diffusi nel mondo civile a seguito della Rivoluzione Francese che, elevando a canoni di ogni contesto civile i concetti di libertà, uguaglianza e fraternità, sanzionava le pregiudiziali irrinunciabili che dovevano caratterizzare la vita degli esseri umani in epoca post medioevale.

Il problema è che però in questi anni il banco è saltato nel momento in cui imprevedibili quanto enormi fenomeni migratori di derivazione africana hanno determinato l’accesso nelle terre di Europa di migliaia di esseri umani che, in conformità a quanto già detto, non sarebbe possibile né giusto lasciare al di fuori dei confini del contratto sociale per il solo fatto di essere nati in una parte del mondo diversa dalla nostra.

Come ricordava a tutti noi l’ “eterno Marco”, siamo tutti nascenti dallo stesso fango alitato da uno stesso Dio, nè a differenza di quanto avviene per i veicoli, siamo marchiati da eventuali targhe, che delimitino quelli che hanno diritto di vivere da quelli che diritti non ne dovrebbero avere.

Il numero dei partecipanti alla mensa dell’uomo è quindi notevolmente aumentato: ma basta questo solo dato per escludere questo o quell’uomo dalla nostra mensa, dalle nostre case?

La cristianità, l’amore per il prossimo non sono infatti valori che progrediscono a corrente alternata, essendo essi come il sangue che, in quanto tale, è destinato a circolare in modo continuo e costante nel nostro organismo, che a ben guardare altro non è che una grande sintesi di milioni di nature viventi.

E allora ricordiamo a noi stessi, al di là di quanto avvertiamo oggi durante le imminenti sacre ricorrenti festività natalizie, che tutta la nostra esistenza deve essere un Natale continuo, laddove la parola stessa, a ben guardarvi dentro, sta appunto ad indicare a tutti che le nostre vite devono essere costellate da una continua rinascita dell’uomo, artefice e soggetto della progressiva evoluzione della natura umana.

Samurai di Basilicata

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