Come lavora il Centro Oli dopo la chiusura di Costa Molina? La Regione tace, l’Eni glissa

Alla vigilia del processo per disastro ambientale i cittadini pretendono risposte

Lunedì 6 novembre si celebra a Potenza la prima udienza del processo che vede Eni sul banco degli imputati con l’ipotesi di reato di smaltimento illecito di rifiuti per le condotte relative alla gestione del polo estrattivo lucano.

Alla vigilia di questo importante appuntamento, permangono nelle comunità residenti numerose preoccupazioni cui né le istituzioni politiche e di controllo preposte né la multinazionale petrolifera hanno dato alcuna risposta.

Consci della rilevanza di tali questioni, i cittadini riuniti nell’Osservatorio Popolare della Val D’Agri, con la duplice finalità di informare la popolazione delle anomalie ancora da chiarire riguardanti il funzionamento attuale dell’impianto e di ottenere puntuali delucidazioni in merito, esprimono profonda preoccupazione nei confronti dalla mancanza di trasparenza e di responsabilità con cui tanto gli attori economici che istituzionali coinvolti nella vicenda stanno agendo.

Gli antefatti:

Il giorno 7 ottobre viene disposta dalla Regione la sospensione dell’attività di reiniezione delle acque di strato nel Pozzo Costa Molina 2. Le attività erano riprese il 26 luglio scorso, dopo tre mesi di stop disposti dalla Regione a seguito dell’intempestivo intervento di Eni a fronte dello sversamento di 400 tonnellate di greggio da uno dei serbatoi del Cova.

La nuova sospensione è stata motivata dalle analisi effettuate da Arpab all’inizio di settembre, dalle quali è risultata la presenza di ammine nelle acque da reiniettare. Si tratta di sostanze pericolose da smaltire come rifiuti speciali, la cui presenza è da escludere nelle acque di strato reinettabili.

La notizia della sospensione è stata accolta con sollievo dalle decine di associazioni e dai moltissimi cittadini da anni in prima linea nel denunciare la pericolosità del pozzo e il rischio contaminazione di terreni e falde connesso al suo utilizzo.

La circostanza alla base della decisione si situerebbe peraltro in allarmante continuità con le condotte di reato contestate a Eni, tra cui la falsificazione dei codici CER per lo smaltimento dei residui di produzione, oggetto del processo che prenderà il via il 6 novembre a Potenza.

Alla sospensione del Pozzo non è tuttavia seguita la sospensione delle attività estrattive e dunque del Cova di Viggiano, con conseguente necessità di provvedere a smaltire le acque di strato nel frattempo prodotte in altro modo.

L’ipotesi emersa in un primo momento riguardava la preoccupante opzione di smaltire tali reflui attraverso il ricorso al trasporto su gomma, con decine di Tir attesi sul territorio e pronti a caricare i reflui per portarli presso vari siti di smaltimento.

Nel frattempo insistenti voci riferiscono di prove in corso presso il Pozzo Monte Alpi 9. Tali prove di pressione che potrebbero servire per valutare la possibilità di reiniettare in territorio di Grumento Nova, rappresenterebbero una grave forzatura nei confronti dei cittadini e delle istituzioni locali che hanno deliberato a maggioranza assoluta il diniego alla reiniezione in quel sito.

In ogni caso, in base a quanto stabilito dalla Convenzione di Aahrus, la popolazione andrebbe previamente informata e consultata. Tutto ciò premesso è diritto innegabile dei cittadini chiedere risposta alle seguenti domande:

Come sta operando attualmente il Cova? Dove vengono smaltite dal 7 ottobre le acque di strato prodotte dalle attività estrattive? (E se il Costa Molina2 è inattivo per quale motivo inizia ora il monitoraggio delle acque di Contrada da La Rossa visto che si presume che ci sia relazione con la reiniezione?)

La Regione ritiene o no che sia un diritto dei cittadini essere messi al corrente delle decisioni riguardanti il funzionamento del Cova e dei rischi ad esso connessi? Come si spiega questa reiterata e preoccupante mancanza di trasparenza?

Quali azioni puntuali la Regione ha definito nelle ultime settimane per approfondire,

ampliare e prendere atto dei risultati della VIS – Valutazione di Impatto Sanitario, che ha rilevato pesanti ricadute sanitarie sulla popolazione residente nei comuni di Viggiano e Grumento Nova?

Cosa intende fare la Regione per promuovere finalmente attività di controllo di

monitoraggio ambientale e sanitario continuativi, imparziali e affidabili, evitando che ogni volta debba intervenire l’autorità giudiziaria per sostituirsi all’inattività degli enti preposti?

I cittadini riuniti nell’Osservatorio Popolare della Val D’Agri esprimono ferrea volontà di tenere alta l’attenzione su quanto avviene continuamente sul territorio della Valle richiamando le istituzioni alle proprie responsabilità e chiedono che più in generale sia avviata una pratica di trasparenza e confronto continuo tra istituzioni e cittadinanza. 

Osservatorio Popolare della Val d’Agri