No alla ricerca di petrolio, il Comune di Brindisi Montagna lasciato solo dalla Regione

L'ente, pur dotato di un proprio ufficio legale, non si è associato alla difesa del comune contro l’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi “Masseria La “Rocca”

La Regione Basilicata in queste ultime settimane ha dato un altro assaggio della sua insipienza politico-amministrativa che, specie nel settore della tutela ambientale, sappiamo essere decisamente profonda.

Infatti, nonostante siano decorsi oltre sei mesi dalla pubblicazione, in data 26 maggio 2017, della Sentenza n. 387/2017 (con la quale il TAR Basilicata ha annullato la DGR n. 1528/2016 di “mancata Intesa”, richiesta dalla Rockhopper Italia S.p.A. per l’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi “Masseria La “Rocca”) e sia stata approvata, lo scorso 21 novembre, in Consiglio regionale all’unanimità, una mozione con la quale si demandava alla Giunta di impugnare innanzi al Consiglio di Stato la suddetta pronuncia, ad oggi (07/12/2017) la Regione non ha ancora proposto alcun appello, né si è costituita nel giudizio già incardinato dal Comune di Brindisi Montagna.

Ancora una volta, gli organi politici e quelli amministrativi hanno ignorato i loro doveri istituzionali e si sono fatti beffe del territorio e delle comunità locali che avrebbero il compito di salvaguardare.

Non si comprende come l’ente, pur dotato di un proprio ufficio legale, non abbia ritenuto dover dar seguito alle proprie stesse parole, tantomeno si comprende per quale motivo non si sia associato alla difesa del comune di Brindisi Montagna, che, grazie alla solerzia e all’attenzione costante di alcuni suoi cittadini riuniti nel locale Comitato No Triv, si è assunto la responsabilità politica, nonché l’onere economico (cosa non di poco conto per un comune di 900 abitanti) di impugnare la sentenza n.387/2017, nominando un collegio difensivo formato da esperti della materia, coadiuvati dall’apporto accademico a titolo gratuito del Prof. Enzo Di Salvatore.

Del resto, una Regione che avesse seriamente in considerazione l’esercizio pieno e la tutela delle sue prerogative costituzionali e di legge, quale ente esponenziale delle comunità territoriali, non avrebbe esitato un attimo, alla luce della suddetta sentenza, ad evidenziare che il sindacato giurisdizionale amministrativo del TAR non può conciliarsi con la natura di atto politico dell’intesa.

Infatti, è di palmare evidenza che la “mancata intesa”, deliberata dalla Giunta regionale nel dicembre del 2016, è un atto squisitamente politico, che da un punto di vista costituzionale non può essere censurabile nelle ordinarie sedi giurisdizionali, ma solo innanzi alla Corte Costituzione, unica deputata a dirimere ed a giudicare i conflitti di attribuzione tra lo Stato e le Regioni (art. 134 Costituzione).

L’intesa in materia di energia, afferente all’esercizio di competenze costituzionalmente attribuite alla potestà concorrente (art. 117, comma 3, Cost.), rappresenta un momento di esplicazione del principio di leale collaborazione, immanente al sistema costituzionale proprio a presidio della partecipazione regionale.

Una Regione seria e capace di tutelare l’esercizio pieno dei propri poteri e della propria discrezionalità politico-amministrativa non solo non avrebbe indugiato a spiegare appello al Consiglio di Stato avverso la sentenza in questione, ma avrebbe già sollevato innanzi alla Corte Costituzionale un giudizio per dirimere il conflitto di attribuzione tra poteri.

Tale sindacato della Corte Costituzionale, invero, è ancor più incombente se si tiene conto che il TAR Basilicata ha indebolito ulteriormente l’atto politico di “mancata intesa” regionale, nel momento in cui ha annullato la DGR n. 1528/2016, rimettendo la decisione direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in totale spregio della previsione, suffragata dalla giurisprudenza costituzionale, dell’intesa quale strumento necessario per assicurare il rispetto del principio di leale collaborazione tra lo Stato e le Regioni.

La vicenda, inoltre, sta assumendo connotati materiali ancora più gravi, data la comunicazione arrivata in Regione in questi giorni da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, secondo cui la Rockhopper Italia S.p.A., in data 22 novembre 2017 (ovvero: dopo la notifica del ricorso in appello da parte del Comune di Brindisi Montagna) e in ottemperanza alla Sentenza del TAR, ha rimesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri gli atti relativi proprio al procedimento amministrativo finalizzato al conferimento del permesso di ricerca “Masseria La Rocca”.

Una notizia che non ha, a quanto pare, precedenti in questa regione, la cui classe politica, purtroppo, è proiettata solamente in una campagna elettorale perenne per la tutela autoreferenziale delle poltrone e del potere per sé e per pochi privilegiati.

Alla luce di quanto esposto, si chiede alla Regione Basilicata di predisporre:

l’immediata impugnativa avverso la sentenza n. 387/2017 del TAR Basilicata, valutando, in considerazione della presentazione da parte della Rockhopper Italia S.p.A. degli atti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il rilascio dell’intesa, di spiegare istanza cautelare per la sospensione dell’esecutività del provvedimento giudiziario di primo grado;

l’immediata incardinazione innanzi alla Corte Costituzionale di un giudizio di conflitto di attribuzioni fra Stato e Regione;

l’immediata valutazione strategica e difensiva dell’impugnativa innanzi al TAR Basilicata della nota (pur non precettiva e di immediata lesione) del Ministero dello Sviluppo Economico con la quale si comunica alla Regione la presentazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri da parte della Rockhopper Italia S.p.A. degli atti relativi al procedimento per il rilascio dell’Intesa in esecuzione alla sentenza n. 387/2017 TAR Basilicata.

Per tali fini, si chiede, altresì, che la Regione conferisca immediatamente un espresso mandato o al Collegio difensivo di esperti già nominato dal Comune di Brindisi Montagna, beneficiando di un risparmio in termini di tempo e oneri, o ad altro studio legale, esterno agli uffici regionali, in modo da apprestare tutte le iniziative e le azioni giudiziarie utili, necessarie ed occorrenti per la completa tutela degli interessi del territorio e delle comunità locali che la Regione Basilicata dovrebbe, e sottolineiamo dovrebbe, rappresentare quale Ente esponenziale delle comunità locali.

Vogliamo che la Regione Basilicata agisca immediatamente, insieme al Comune di Brindisi Montagna e ai suoi cittadini, e che non sia più silenziosa complice di chi ha il solo scopo di sfruttare il territorio per trarne profitto e lasciarsi dietro il deserto!

Comitato No Triv Brindisi Montagna, Coordinamento No Triv Basilicata