Il Parco Maledetto. Chi e perché ha voluto quell’impianto eolico a Oppido Lucano?

Continua la nostra inchiesta sull’affare “energia del vento” in Basilicata. In questa terza puntata ci occupiamo di anomalie e presunte violazioni che ricorrono con frequenza nelle procedure per la realizzazione di parchi eolici

Dalla Società madre nasce la figlia e poi la nipote

La C&C Energy srl è la società che installa nel 2010 gli anemometri da Tolve a Tricarico a Irsina fino a Oppido. Si tratta di un mega parco eolico, un impianto unico. In tal caso non basta la Via e l’autorizzazione regionale, ma occorre una specifica autorizzazione dal Mise. Come si fa per evitare l’iter più complesso, impegnativo, oneroso del Mise? Semplice: si spacchetta. Si creano società ad hoc per la realizzazione di singoli impianti che successivamente vengono venduti a terzi. Nascono così tante C&C, come a Tolve, a Tricarico, a Irsina e quindi anche ad Oppido. Qui i titoli vengono trasferiti alla C&C Oppido Lucano srl.  Quest’ultima società chiede una variante al progetto originario, ridimensionandone la portata da 43 a 20 MW. La legge non prevede alcun piano di sviluppo per impianti fino a 20 MW, dunque niente ristorno al Comune. Quindi, quanto previsto nell’Addendum del 12 luglio 2012, si azzera. Ma il Comune otterrà comunque 450mila euro di “beneficenza” per rifare la villa comunale, già rifatta alcuni anni prima dalla stessa ditta.

Nel frattempo, si affaccia sulla scena la nipote della C&C Energy srl, figlia della C&C Oppido Lucano srl: la Save Oppido Lucano srl. A questa ultima società vengono volturati i titoli, perché? Probabilmente perché i termini di inizio lavori intestati alla C&C Oppido stavano per scadere. Con la voltura alla nuova società avrebbero ottenuto una proroga o comunque un rinnovo dei termini per l’inizio lavori. Ed è andata proprio così. Ridefinita la data di inizio lavori al 4 giugno 2015.

 La commedia dell’inizio lavori

L’effettiva data di iscrizione alla Camera di Commercio della Save srl risale al 17 maggio 2016, ciò nonostante essa comunica la data di inizio dei lavori del parco eolico di Oppido Lucano il 3 giugno 2015, a mezzo pec in data 13 luglio 2015. Ma la vera commedia è nello strano incrocio delle date. Sulla vicenda viene investito il Difensore civico regionale ed è con le sue parole, indirizzate al Dipartimento Ambiente della Regione e al Comune di Oppido Lucano, che cerchiamo di spiegare l’ingorgo.

“(…) Se la comunicazione da parte della società Save Oppido Lucano di inizio lavori in data 3 giugno 2015, ergo, in tempo utile, è stata trasmessa ex post via Pec con nota del 13 luglio 2015 e acquisita al protocollo dipartimentale in data 17 luglio 2015, nel lasso di tempo dei 40 giorni dalla scadenza del termine ultimo entro cui dare effettivo inizio in loco all’esecuzione dei lavori (4 giugno 2015 giusta Determinazione Dirigenziale n. 500 del 9 aprile 2015), l’Amministrazione procedente non avrebbe dovuto avviare il procedimento di decadenza del provvedimento autorizzativo secondo quanto disposto dalla DGR n. 485 del 6 maggio 2013?” Vale a dire, perché non avete revocato l’autorizzazione alla Save O. L. srl?

Ma vi è di più. “Se il presunto inizio dei lavori si fa retroagire alla data del 3 giugno 2015, non è data comprendere la ragione per cui la società Save protocolla, in data 4 giugno 2015 una ulteriore richiesta di proroga di inizio lavori, peraltro non concedibile.” Chiaro? Il Dipartimento Ambiente e Energia della Regione Basilicata e il Comune di Oppido Lucano hanno qualcosa da dire? Nel frattempo il Parco è stato realizzato. (continua nella pagina seguente)