Potenza accoglie e non respinge, Don Cozzi: “Questa non è la mia città”

Il presidente del Cestrim contro l'ordinanza che vieta l'accattonaggio

“La mia città accoglie, non respinge, spalanca le braccia non incatena le mani. Apre non chiude. Costruisce giardini non alza muri. Contrasta gli sfruttatori non gli sfruttati”. Così il presidente Ce.St.Ri.M Don Marcello Cozzi (Centro studi e ricerche sulle realtà meridionali) protesta contro l’ordinanza sindacale del sindaco di Potenza, Dario De Luca, che pone il divieto di “porre in essere qualsiasi forma di accattonaggio e di mendicità, specie se effettuati con modalità ostinate, moleste e minacciose, su tutto il territorio comunale”.

“La mia città – continua Don Marcello Cozzi – chiede da dove vengono i poveri, si indigna per le umiliazioni che hanno subito, monta di rabbia per le guerre che li hanno messi in fuga, urla contro il sistema che li scarta, chiede conto a chi ne fa un affare e a chi specula sulle loro fatiche, scende in piazza per un lavoro che manca a tutti”.

“La mia città – aggiunge – tutela il diritto alla sicurezza senza mortificare il diritto alla sopravvivenza. La mia città dialoga, entra nei problemi, risale alle origini del disagio, mette al primo posto la persona, ogni persona. Non prova fastidio per le mani tese ma per le mani in tasca. Privilegia la dignità al decoro. Non crea guerre fra poveri e non dichiara guerra ai poveri ma alla povertà. La mia città proclama illegale la miseria non le sue vittime. Rimuove i problemi non le persone. Sanziona le cause non i suoi effetti”. Conclude: “Questa, dunque, non è la mia città”