Concime velenoso nei campi del Vallo di Diano: tutti assolti al processo Chernobyl

"Il fatto non sussiste". Oggi l'udienza al Tribunale di Salerno sull'inchiesta del 2007, coordinata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere

Più informazioni su

Assolti perché il fatto non sussiste. Il presidente del Tribunale di Salerno ha chiuso il processo Chernobyl con sentenza di assoluzione per i 38 imputati di disastro ambientale. Per gli altri capi di imputazione, è invece intervenuta la prescrizione.

Si conclude così l’inchiesta del 2007 della Procura di Santa Maria Capua Vetere sul disastro ambientale causato dallo smaltimento di ingenti quantitativi di fanghi tossici nei territori dell’Irpinia, del Vallo di Diano, della Piana del Sele, del Foggiano e del Beneventano.

Le indagini riguardarono 38 persone, rinviate poi a giudizio “per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti ambientali inerenti il traffico illecito di rifiuti speciali, danneggiamento aggravato, gestione illecita di rifiuti inquinanti dispersi nell’ambiente, disastro ambientale, falso e truffa aggravata ai danni di enti pubblici”.

Nelle carte dell’inchiesta l’elenco dei rifiuti interrati: “fanghi tossici provenienti dal ciclo di lavorazione di quattro impianti di depurazione campani, scarti di tessuti vegetali, fanghi derivanti da trattamenti di lavaggio, sbucciatura, centrifugazione, distillazione di bevande alcoliche, ceneri di carbone, imballaggi di carta e cartone, miscugli di cemento e ceramica, liquami di origine animale, scarti dall’eliminazione di sabbie, reflui di acque urbane, reflui industriali, fanghi da fosse settiche di ospedali, abitazioni civili e persino di navi approdate al porto di Napoli”. Il tutto trasformato in “falso compost” con cui poi si concimavano i terreni agricoli. Alcuni campioni del falso concime rivelarono tracce di cromo esavalente, sostanza cancerogena altamente pericolosa per la salute.

Nel fascicolo della Procura di Santa Maria Capua Vetere la gravità dei reati contestati: “venivano smaltiti illegalmente fanghi tossici…fanghi assolutamente pericolosi in quanto rifiuti speciali da smaltire in discarica…”.

Oggi, a distanza di più di dieci anni la sentenza che lascia l’amaro in bocca a chi si è battuto per veder riconosciuti quei reati.

Roberto de Luca, rappresentante del Codacons di Sala Consilina, che si era costituto parte civile al processo, al termine dell’udienza, laconico, commenta: “Non ci sono parole”.

 

Più informazioni su