Fca. Dopo Marchionne quale sarà il destino di Melfi?

È Mike Manley il successore nell'incarico di amministratore delegato di Fca. Si va verso "l'americanizzazione" dell'azienda?

È Mike Manley il successore di Sergio Marchionne nell’incarico di amministratore delegato di Fca. A designarlo il Consiglio di amministrazione  presieduto da John Elkann.

Cinquantaquattro anni, Manley era alla guida del marchio Jeep e responsabile del brand Ram. Dal 2011 siede anche nel consiglio esecutivo di Fca

L’eredità del manager italiano

Quando Marchionne arrivò al timone, il gruppo Fiat in Borsa valeva la miseria di 4 miliardi, non produceva utili ed era schiacciato da un debito da far tremare i polsi. Nella difficile operazione di riassetto, Marchionne ha potuto contare sul sostegno delle principali banche italiane che si erano impegnate con un convertendo da 3 miliardi di euro nei confronti della Fiat che era tecnicamente fallita. Sono state le banche a far naufragare il progetto di nazionalizzare la Fiat, progetto che godeva di un certo sostegno sia dentro una parte del sindacato e sia tra le forze politiche.

L’era Marchionne non è solo una storia di successo osservando i bilanci. Ha ridisegnato il profilo della Fiat andando oltre l’autocentrismo di Ghidella degli anni ’70. In questa operazione il manager ha incassato la fiducia dei mercati finanziari per i quali è una vera star. Oggi la somma delle parti che fanno capo a Exor (Fca, Ferrari e Cnh) capitalizza 65 miliardi, GM si ferma a 54 miliardi, Ford a 42, Peugeot e Renault a una ventina.

E adesso? Quale sarà il destino dello stabilimento di Melfi?

Marchionne aveva il suo piano. L’americano Manley che farà? Chiuso il capitolo Punto (Melfi), per Panda e 500 (a Tychy, in Polonia, dove è realizzata, attendono il trasloco da Pomigliano d’Arco di Panda) si prospetterebbe lo sviluppo di due famiglie, tenuto già conto delle serie 500L (prodotta in Serbia) e 500X (a Melfi).

Per questi due modelli, magari con qualche novità stilistica per quello serbo, saranno confermati i siti produttivi, considerando che 500X beneficia, a Melfi, della stessa piattaforma di Jeep Renegade?

Al momento dagli stabilimenti auto italiani sono usciti nel 2017 oltre 750mila vetture, il 64 % delle quali collocate nel segmento medio-alto. Secondo l’elaborazione fatta dai metalmeccanici della Cisl, la quota di produzioni a più alto valore aggiunto nel 2012 non superava il 20%. Il cambio di pelle risale al biennio 2014-2015: passa attraverso l’avvio delle produzioni a marchio Maserati a Grugliasco (Quattroporte e Ghibli), rimanda alla nuova vocazione industriale voluta per Melfi – dove si producono 500X e Jeep Renegade – e si consolida con il piano Alfa Romeo destinato a Cassino – Giulietta e Stelvio.

In questa cornice, l’addio definitivo ai modelli “mass market” come Panda, Punto e Alfa Romeo Mito (la linea di quest’ultima installata a Mirafiori) appare coerente dal punto di vista industriale, ma quali incognite pone in termini di ricadute occupazionali per gli stabilimenti italiani?

L’americanizzazione” dell’Azienda e le politiche di Trump potrebbero frenare i piani di Marchionne e segnare una svolta nelle strategie aziendali. Una svolta che se caratterizzata dalle pressioni Usa potrebbe creare non pochi problemi agli stabilimenti italiani. E Melfi si troverebbe al centro di questi problemi. Staremo a vedere,