Il vangelo dei raccomandati: Beati gli ultimi perché saranno i primi

La raccomandazione è un atto violento, è un crimine contro la società

C’è una differenza tra “segnalazione” e “raccomandazione”. Nel primo caso siamo di fronte ad un suggerimento disinteressato, fondato sulla convinzione del segnalante che il segnalato sia una persona competente, brillante, capace, adatta al ruolo per cui viene segnalata. La segnalazione è un’informazione fornita per le vie brevi e nel contesto di una relazione corta tra il segnalante e il titolare di un’azienda. La frase tipica di chi segnala è: “Mettilo alla prova, se ho ragione lo assumi, altrimenti lo mandi a casa”. La segnalazione è quindi “onesta” e non provoca danni né all’azienda né alla comunità. Non crea dipendenza del segnalato dal segnalatore, se non una forma di dovuta riconoscenza per il gesto, ma nella consapevolezza che il segnalato ha delle sue capacità. Dire grazie al segnalante diventa un gesto di educazione, nulla di più. E’ l’azienda a dire grazie al segnalante e non il contrario nel caso il segnalato si riveli effettivamente capace. Quanta gente, brava, capace, competente, ha trovato un lavoro con questa modalità? Tanta, per fortuna. Gente che non avrebbe mai superato un concorso, nonostante fosse all’altezza del compito.

La raccomandazione, invece, è un gesto violento. Non è informazione, è un ordine. Nessuna prova, lo prendi e basta. Incapace, incompetente, idiota, non conta. Conta che l’ordine sia partito da un potere o da chi lo detiene. Da persona o ente a cui non puoi dire di no, perché a tua volta hai ottenuto o puoi ottenere benefici privati dal potere pubblico che ti impone di assumere l’imbecille. Nel contesto della raccomandazione si creano dipendenza, debito, che si sviluppano in un’oscura forma “doverosa” di riconoscenza.  Il raccomandato sa di essere incapace, sa che ha un debito col potente e il potente sa di avere un debito con il titolare dell’azienda. Nel caso di azienda pubblica, la catena del debito cambia. Perché il dirigente dell’azienda è spesso nominato dal potente che ha raccomandato l’imbecille.

E’ una catena di anelli tossici che provoca danni alla società e all’economia di un territorio. E’ così che i peggiori salgono in cattedra, dilettanti pagati come professionisti, incapaci di scrivere una delibera e di afferrare un ragionamento. E’ così che una Regione perde le opportunità, distrugge il capitale umano, manda in esilio giovani preparati, chiude i confini dei palazzi per le tavolate tra amici e amici degli amici. E’ così che una regione finisce nelle mani di impostori, ladri, traditori, leccaculo. E’ così che una regione diventa povera. La raccomandazione è un atto violento, è un crimine contro la società.