Basilicata. Elogio di una terra colpita da un guasto al futuro

Lo sguardo oltre. Viaggio nel fascino di una regione che può farcela

La bellezza si vede, è avvicinabile, la tocchi con gli occhi. E’ figlia dello sguardo, amante delle emozioni. La bellezza è sulla scena, visibile a chi la sa vedere. Il fascino invece non si vede, si sente, lo avverti nel distacco di cui è fatto. E’ figlio dell’anima, animatore dei sentimenti. Il fascino è nei solchi, è nascosto, è tra le cose che non vedi. Tra il vedere dello sguardo e il sentire dell’anima c’è lo spazio per l’immaginazione. E quell’immaginazione può diventare un progetto, una visione, un nuovo orizzonte.

Ecco perché devi imparare a camminare in questa terra.

La Basilicata è fascino. Ci sono luoghi che si lasciano accarezzare dagli sguardi e che danno fuoco alle emozioni. La Basilicata è il fulcro dei sensi. Il tatto per toccare quelle pietre, quelle voci, quell’acqua. L’udito per ascoltare il vento e il volo dei falchi, il fiume e il mare. L’olfatto per sentire gli odori del fieno, delle vigne, del grano e del pane con la croce.  La vista per non vedere.

Qui non sei mai sazio di emozioni fino a quando ti avvolge la confusione dei sensi. Ed è allora, quando i sensi si confondono, che ascolti ciò che vedi: luci e lampi freschi di sole, ombre profumate. E senti addosso lo sguardo della donna seduta sull’uscio, quello sguardo mosso, che ti accompagna fino alla prima curva del vicolo antico. Puoi toccare il caldo della sera d’estate e la brezza dell’alba. Quando i sensi si confondono puoi abbracciare il respiro delle montagne e mordere l’aria delle colline. Puoi riscaldarti nel fuoco del vino e rinfrescarti nel suono lieve dei fiocchi di neve. E poi, poi quei sorrisi senza denti, sinceri come il sole di luglio quando il grano esplode di orgoglio. Quella tarantella sparsa nell’aria che rinchiude la tristezza e mette le ali all’allegria. E via con i sussurri impetuosi che ti esplorano senza pudore.

La Basilicata è fascino. Eppure in quel sudore antico che bagna la speranza scopri la storia mai scritta di intrighi e dannazioni. I tuoi passi calpestano terra arida dura chiusa e spaccata, terra di fango e creta inesplorata. E scopri le lucide meraviglie di luoghi amari e zuccherati, dove si annaffiano i fiori col petrolio e piangi per quei fondali violati da chi scava la rozza materia. Scopri i tramonti ambrati che parlano di nuovi orizzonti.

E qui, nonostante tutto, tu puoi essere pietra dura prima di diventare un seme e piantarti nel solco del futuro. E dunque puoi rinascere fiore o albero o uomo.

Sulle vette dell’Appennino il tramonto liquido dell’autunno è preludio di un’alba di specchi. In quei riflessi del giorno dopo, puoi trovare l’incanto di un cielo a petto nudo. E allora tutti guarderanno in alto con i tuoi occhi e sarà un giorno meraviglioso. Il fascino esiste. E’ rivoluzionario. Il futuro si può aggiustare.