Elezioni regionali, il programma del M5S è un libro dei sogni?

Intervista al candidato presidente Antonio Mattia che nei giorni scorsi ha parlato di 30mila posti di lavoro in 5 anni

Il programma del M5S presentato dal candidato presidente alle elezioni regionali della Basilicata sembra un libro dei sogni. Antonio Mattia in una lunga lettera ai lucani ha svelato le linee del programma per “la svolta” della Basilicata. Una “svolta” dai grandi numeri e ambiziosa al punto da apparire irrealizzabile. Lo abbiamo intervistato per capirne di più. 

Mattia, lei nei giorni scorsi con una lettera aperta, ha svelato, seppure a grandi linee, i contenuti fondamentali del suo programma elettorale. Ha colpito il dato sui 30mila posti di lavoro in cinque anni e addirittura il doppio in dieci anni. Non le sembra di averla sparata grossa?

No. Capisco che una sparata del genere, come la chiama lei, possa suscitare incredulità e ironia in un contesto abituato a promesse elettorali sempre disattese. Il nostro programma è di 140 pagine, un terzo dei contenuti è dedicato ad analisi e studi sui cui hanno lavorato esperti di levatura nazionale e internazionale. Contenuti che abbiamo abbondantemente discusso preventivamente con i ministeri coinvolti. Questa è una regione abituata a pensare in piccolo e a vivere in un complesso di inferiorità. Noi vogliamo portarla nel posto che le spetta negli scenari nazionali e internazionali.

Sì ma in che modo ritenete di creare tutti quei posti di lavoro? Gli annunci sono cosa diversa dai fatti

Non voglio farla lunga. Chi vorrà leggerà il nostro programma, che è un vero e proprio piano di sviluppo. Leggendolo capirà come e perché ciò che ho annunciato è assolutamente possibile. Le dico qualcosa. Intanto chi guarda alla Basilicata senza una visione e senza una collocazione negli scenari internazionali, fa un errore. La posizione geografica e logistica rappresenta uno dei fattori principali di sviluppo. Ed è dalla valorizzazione di questa posizione che partiamo per realizzare il nostro piano di infrastrutture per lo sviluppo che, come già detto, è stato già delineato con diversi ministeri e con diversi player nazionali e internazionali.

La seconda considerazione è che se non si risolve il problema del Sud, l’Italia intera non regge. Il Sud soffre di un gap occupazionale enorme rispetto al nord Italia che diventa stratosferico se i dati dell’occupazione si confrontano con la Germania. Nel Mezzogiorno risiedono circa 21 milioni di persone. Appare evidente che rimanere in Europa con un terzo della popolazione italiana che vive in un’economia sottosviluppata è ardua impresa.

Inoltre, siamo di fronte ad un Sud desertificato in termini di strade, ferrovie e con una distribuzione irrazionale degli aeroporti.

Sì ma questo che c’entra con la Basilicata e con i 30mila posti di lavoro?

Le spiego. L’intero Sud peninsulare è privo di un vero centro logistico e questo non si è mai potuto sviluppare oltre che per condizioni morfologiche e ambientali per miopia culturale e per l’assenza di una visione complessiva.

Le moderne infrastrutture che proponiamo consentirebbero invece di avere nel centro geografico del Sud peninsulare, la Basilicata, le condizioni ideali per un centro logistico che faccia da traino allo sviluppo dell’intero Mezzogiorno.

Una rivisitazione concettuale delle infrastrutture meridionali consentirebbe di raggiungere i seguenti obiettivi: Dare il massimo possibile di entroterra utile allo sviluppo del porto di Taranto, oggi limitato all’asse Taranto – Bari. Mettere in connessione i principali porti del sud ( Napoli, Salerno, Gioia Tauro e Taranto). Dotare il sud di un hub aeroportuale che faccia da spinta allo sviluppo del turismo e del business. Razionalizzare il percorso dell’AV aumentandone il bacino di utenza e la frequenza delle corse. Raddoppiare le linee di sviluppo della Campania e della Puglia non solo lungo le direttrici nord – sud ma anche est – ovest. Questi obiettivi sono raggiungibili se consideriamo la Basilicata non solo come baricentro geografico del Mezzogiorno d’Italia ma anche come baricentro logistico. Un nodo di connessione delle infrastrutture al servizio dello sviluppo del Sud, una piattaforma logistica internazionale che guarda ai Paesi asiatici, al Mediterraneo, all’Europa.

All’interno dell’area perimetrale dei porti di Bari, Taranto, Napoli, Salerno e verso la Calabria c’è il deserto infrastrutturale.

Per svilupparsi quest’area, attualmente tra le più sottosviluppate d’Europa, ha bisogno di mobilità interna per muovere le persone e le merci sul corto raggio e per raggiungere rapidamente sia i porti sia le vallate dove si può sviluppare la logistica, la meccanica, il turismo e tutte le attività produttive. In questo contesto la Basilicata offre un’occasione storica al Paese.

Argomenti interessanti ma non è ancora chiara la questione dei posti di lavoro

La maggior parte delle infrastrutture descritte ricade nel territorio lucano. La sola rete di strade prevista nel nostro programma potrebbe avere un impatto pari al PIL attuale della Basilicata.

La realizzazione di queste infrastrutture consente di aumentare l’attrattività in vari settori. La meccanica e l’auto motive, ad esempio, cercando di favorire l’insediamento di almeno un nuovo produttore. Una scommessa che senza infrastrutture utili è superfluo porsi. Il successo di questa iniziativa porterebbe 15mila posti di lavoro. La rinnovata accessibilità potrebbe consentire la ristrutturazione di case abbandonate sia per turismo, sia per seconde case, sia per residenze di prossimità sui nuovi posti di lavoro. L’edilizia potrebbe assorbire in tal caso 5mila posti nuovi. L’aeroporto, la logistica potrebbero insieme portare un incremento di circa 7mila nuovi posti di lavoro. La realizzazione dell’aeroporto cargo potrebbe dare nuovo impulso all’agricoltura di qualità. Tutte iniziative già in gran parte messe a punto e condivise con i ministeri coinvolti. Tutto questo, ripeto, è supportato da studi e analisi in gran parte contenuti nel programma. Ad ogni modo, il nostro programma è più ampio e va oltre le infrastrutture e pone molta attenzione alla mobilità interna e ai collegamenti tra e con i piccoli Comuni.

Adesso è più chiaro. Ma non siete credibili. A Torino dite no alla Tav e in Basilicata dite sì a questo mega apparato di infrastrutture

La Tav non serve mentre al Sud e alla Basilicata serve un piano di razionalizzazione delle infrastrutture esistenti e la realizzazione di nuove con costi sostenibili. E’ questa la differenza.

Lei crede davvero che tutto quanto ha detto in questa intervista sia realizzabile? Sembra un libro dei sogni, una promessa dal sapore elettorale

Penso al contrario che in questi decenni i lucani sono stati ingannati da tanti piccoli libretti di piccoli e inutili sogni. Qualcuno mi dimostri che è sbagliato portare la Basilicata a diventare il centro logistico del Sud, mi dimostri che non è necessario realizzare le infrastrutture che abbiamo in mente, mi dimostri che ci può essere sviluppo senza una strategia che mette al centro la questione delle infrastrutture utili. Qualcuno mi dimostri che tutto questo non è possibile. E mi dica che cosa intende fare in alternativa. Ripeto, il nostro programma non è solo infrastrutture, c’è molto altro. Invito tutti a leggerlo appena sarà pubblicato.