Il Congresso delle famiglie a Verona e la società malata

Siamo passati dalla società dell’effimero e del disimpegno degli anni del riflusso a una società violenta dentro

E’ un ritorno agli anni del riflusso, oppure stiamo vivendo la conseguenza estrema di quella tendenza storica che non si è mai fermata e anzi si è ramificata e consolidata nella società? I meno giovani ricorderanno quel periodo tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta. Il riflusso nel privato, il disimpegno politico e sociale e il ripiegamento nell’individualismo, la crisi delle ideologie. Il rifiuto di tutto ciò che costituiva “impegno”, l’avvio dell’adesione di massa all’effimero. E’ il tempo degli yuppie, degli status simbol, dei paninari, del walkman e poi monclere, timberland, jeans di Armani, metallari. E’ il tempo dei fast food, hamburger patatine e Coca Cola. Si comincia a pensare al proprio corpo ed esplode il cult delle palestre. Il cittadino medio diventa un perfetto consumatore di tempo libero e di prodotti tecnologici.

E’ un periodo caratterizzato dal ritorno delle persone dalle piazze alla sfera privata. E’ il periodo della televisione commerciale e della crescita esponenziale del mercato pubblicitario. Sul piano più politico si assiste alle prime manifestazioni di personalizzazione della leadership, al declino del potere dei sindacati e del Partito Comunista Italiano.

Insomma, scompaiono la lotta di classe e i “sogni rivoluzionari”, ma anche le speranze più realistiche di un cambiamento sociale del Paese.

Pasolini aveva lanciato l’allarme, inascoltato e isolato, sul degrado imminente della società italiana. La mentalità conservatrice e gretta di certa sinistra e il bigottismo ipocrita di una parte del mondo cattolico faranno il resto negli anni successivi. Anni in cui sarà difficile riscattare nuovi diritti civili e sociali e salvaguardare i diritti già acquisiti.

E adesso?

Facciamo un salto nei giorni nostri. Siamo a un nuovo riflusso o siamo di fronte all’esplosione delle conseguenze di quegli anni?

Oggi scopriamo la cronicizzazione di alcune caratteristiche di quel periodo. La personalizzazione della politica è diventata un must nella raccolta del consenso. Il ritorno al privato ha assunto forme egoistiche e di chiusura verso l’altro. Porte e finestre sbarrate, video sorveglianza, pistoleri pronti a uccidere il ladro invasore. Nascono comunità tribali dal sapore razzista e fascista. Si allargano la sfera dei nemici e il campo delle fobie. Tutti in difesa non si sa da chi, né da cosa. L’effimero ha assunto il carattere del necessario e la vanità ci ha reso spettatori di noi stessi. Le forme di socializzazione e di partecipazione sono finite nel vortice della banalità. Il sapere e la conoscenza diventati marginali e prevaricati dalla prevalenza dell’idiozia. Semplificazione e banalizzazione sono il nutrimento delle relazioni sociali. I sentimenti confusi con effimere emozioni. Il denaro è padrone assoluto dell’esistenza. La famiglia “naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”. Siamo passati dalla società dell’effimero e del disimpegno degli anni del riflusso a una società violenta. Violenta dentro, rabbiosa, reattiva a tutto ciò che infastidisce, che impegna, che richiede uno sforzo empatico, intellettuale e anche fisico, perché siamo anche una società pigra, quella del tutto e subito qui e ora.

Il Congresso della Famiglia a Verona

E’ così che nascono e maturano i Matteo Salvini e insieme a lui, i Lorenzo Fontana, i Marco Bussetti, le Giorgia Meloni e i movimenti pro-life. Esponenti del nuovo riflusso di questo inizio di secolo. Un riflusso molto più profondo, pericoloso, che traccia i solchi per la semina di un nuovo secolo buio. Chi partecipa al Congresso della famiglia a Verona? Gente che ha espresso in più occasioni posizioni omofobe e antiabortiste. Persone e organizzazioni che vorrebbero criminalizzare le unioni tra persone dello stesso sesso e che hanno proposto la pena di morte per “omosessualità aggravata”. Insomma “uno schiaffo in faccia ai principi fondamentali di uguaglianza e di non discriminazione garantiti dalla nostra costituzione”.

Quelle timide proteste, seppure utili, necessarie, delle femministe e delle organizzazioni sociali e politiche di sinistra sono pietre contro i carri armati. Quando nella storia la sub cultura della teocrazia e le contese religiose prevalgono sulla democrazia e sulla civiltà del diritto, bisogna preoccuparsi. Certo, il popolo della famiglia a Verona è libero di esprimere e difendere opinioni. Questa volta però quelle opinioni troverebbero una sponda politica dentro partiti come la Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia che aspirano a governare l’Italia e l’Europa. E se il consenso politico comincia a fondarsi su basi religiose e su appartenenze ideologiche di natura razzista bisognerà verificare se quelle opinioni sono compatibili con la nostra Costituzione. Posso avere l’opinione che uccidere sia un bene e tuttavia non uccidere mai. Però quell’opinione, se tollerata, potrebbe aprire le porte alla possibilità di uccidere, quindi non è un’opinione ma un reato.

La società italiana è malata e bisogna curarla prima che sia troppo tardi. La protesta è un’arma che non funziona più. Bisogna ripartire dalle radici del male a cui ha contribuito anche chi ha sbagliato diagnosi e ha usato cure palliative. Sarebbe a dire quella sinistra gretta, conservatrice, popolata da mediani e quel mondo di bigotti, di cui parlava Pasolini, che ancora continuano a danneggiare il Paese.