Fanghi nel Cavone, la situazione del fiume lucano sul tavolo del Ministro per l’Ambiente

Interrogazione del senatore De Bonis (Gruppo Misto) a Costa

Il senatore del Gruppo Misto, Saverio De Bonis, ha presentato un’interrogazione al Ministro per l’Ambiente Sergio Costa sulla presenza di macchie di colore rosso nel fiume Cavone, nel Materano.

Di seguito il testo dell’interrogazione.

Premesso che:

fanghi di colore rosso e puzza nauseabonda, si presenta così il fiume Cavone, nella zona di Pisticci e San Mauro Forte (in provincia di Matera), che da alcuni giorni è balzato all’attenzione delle cronache nazionali con l’allarme lanciato, ai microfoni della trasmissione di Striscia la Notizia, dall’Associazione Cova Contro;

dal ponte della strada provinciale 154, che da Pisticci arriva a Montalbano Jonico, la visuale è ampia e il disastro appare chiaro; il prato verde diventa d’un tratto marrone e poi rosso, l’acqua del fiume Cavone non è più cristallina e ristagna perché bloccata dai sedimenti di fanghi neri che si sono accumulati in questa area, sul fondo non nuotano pesci e alcuni cittadini raccontano di averne raccolti a decine, morti;

tale situazione registrata in agro di Pisticci (Mt) è stata attenzionata, nei giorni scorsi, anche dall’ente provinciale di Matera che ha ritenuto necessario predisporre alcuni sopralluoghi e verifiche per approfondire la questione. Primo passo una interlocuzione con l’Arpab, la quale ha effettuato dei prelievi sia sui sedimenti, sia nell’acqua e la preoccupazione maggiore è rappresentata dalla possibile presenza di metalli pesanti che potrebbero creare seri problemi alla salute, oltre che all’ambiente;

si legge dalla stampa locale che, in attesa che i risultati delle analisi effettuate dall’Arpab facciano chiarezza, dando così riposte alle preoccupazioni evidenziate dagli amministratori locali e dai cittadini, il sindaco di Pisticci, venerdì 10 maggio ha emesso un’ordinanza che impone il divieto di prelievo, captazione, attingimento ed utilizzo delle acque del fiume Cavone.

Provvedimento che fa seguito proprio alle prime indagini effettuate il 4 maggio scorso dai Carabinieri Forestali e dal NIPAAF di Matera, i quali accertavano lungo la sponda sinistra del fiume Cavone, la presenza di una depressione nel terreno di forma semicircolare, ribassata di circa 2 metri, sul cui fondo e lungo i margini era presente materiale melmoso e di colore rosso ruggine;

altro aspetto importante da chiarire, e su questo sono a lavoro i militari dell’Arma, è se i fanghi di colore rosso sono emersi dal fondo del fiume o sono entrati in contatto con l’acqua successivamente dai campi, magari dopo uno sversamento illecito di materiale. Anche questo è un tassello fondamentale per il seguito e l’eventuale sviluppo dell’indagine, ammesso che dalle analisi delle sostanze si evidenzino contaminazioni;

se il materiale che ha invaso il Cavone arrivasse dal fondo del fiume si tratterebbe di una contaminazione che arriva dal sottosuolo e quindi dalla rete idrogeografica del Materano. In questo caso potrebbe trattarsi di rifiuti speciali interrati, pozzi di raccolta fanghi abusivi come già ne sono stati sequestrati in passato. Se invece fosse provato che la contaminazione arrivasse dal terreno che circonda il fiume, potrebbe trattarsi di una discarica abusiva, di un illecito smaltimento di prodotti zootecnici o anche di sversamenti di prodotti chimici;

in ogni caso, la preoccupazione degli abitanti è alta anche perché di recente la magistratura ha indagato proprio su una contaminazione per la fuoriuscita di petrolio, che ha portato all’arresto di un dirigente dell’Eni. Il liquido, nel febbraio 2017, contaminò il reticolo idrografico della Val d’Agri, la rete fognaria e poi la rete idrografica circostante, a due chilometri dalla Diga del Pertusillo che fornisce acqua alla Puglia per l’irrigazione di 35 mila ettari di terreno;

il fiume Cavone, infine, sfocia nel golfo di Taranto tra Pisticci e Policoro, località balneari molto frequentate durante la stagione estiva,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare perché si faccia chiarezza sullo stato ambientale del fiume Cavone;

se non ritenga urgente sollecitare le autorità competenti locali per un controllo attento e puntuale del fiume Cavone, procedendo alla definizione di una programmazione di monitoraggio delle acque superficiali e profonde, oltre che dei sedimenti;

se non sia del parere che oltre al piano di monitoraggio delle acque, sarebbe opportuno effettuare un controllo degli scarichi delle attività industriali, civili e agricole che insistono sul bacino del fiume e di quelli relativi ai pozzi di coltivazione di gas naturale attivi o dismessi nell’area del fiume.