Vito Bardi sembra un uomo spaesato con la cazzimma incorporata

Non convince il nuovo presidente della Basilicata. Intorno a lui, al momento, solo nebbia e parole fumogene

Gli assessori ufficializzati ieri pomeriggio dal generale Bardi sono persone da sperimentare. Come si dice in questi casi “lasciamoli lavorare” prima di giudicare. Tuttavia, gli indizi per una prima valutazione, diciamo di carattere generale, ci sono tutti. Vito Bardi non ce la racconta giusta.

La prima perplessità nasce dalla sua inquietante affermazione ieri in conferenza stampa: “Parlare di programmi è prematuro!” Eppure, bisognava parlare di programmi già in campagna elettorale. Le intenzioni di questo governo, al momento, restano un mistero. Dovremo forse attendere la prossima seduta del Consiglio regionale per sapere qualcosa. Ad ogni modo questa prassi non è normale.

Eppure, in situazioni normali vengono prima il programma e poi gli assessori, prima il programma in campagna elettorale e poi il voto dei cittadini. Kafka avrebbe difficoltà a comprendere. Infondo qualcosa l’abbiamo intuita grazie alla giaculatoria recitata più volte dal presidente e dai suoi alleati leghisti: “oro nero, risorsa strategica”. E’ l’unica frase che indica una strada.

La seconda perplessità riguarda l’insostenibile leggerezza e la banale contraddizione con cui il generale affronta questioni fondamentali. Aveva detto che la Giunta sarebbe stata di altissimo profilo, lasciando intendere che i criteri di selezione degli assessori sarebbero stati ben altri da quelli adottati e dichiarati ieri. Candidamente ha affermato che gli assessori sono stati scelti sulla base del consenso elettorale ottenuto. Vale a dire, in base ai voti raccolti dagli ormai ex candidati. A parte le aggiunte motivazioni di rito e la solita pappardella sulla professionalità e competenza, la verità è inconfondibile: Ciò che ha contato nella scelta è stato il peso elettorale dei singoli nominati. Niente di nuovo. Come ai vecchi tempi dei partiti S.p.A.

La terza perplessità riguarda l’introduzione del sottosegretariato alla presidenza della Giunta. Bardi dapprima lascia intendere che si tratta di una persona, poi spiega – si fa per dire – che i sottosegretari possono essere anche due o tre e perché no anche di più. Una proposta che richiederà la modifica dello Statuto regionale, modifica che, rassicura il presidente, sarà approvata in quattro mesi. E perché mai ci sarebbe bisogno di sottosegretari? Bardi candidamente spiega: “Troppe deleghe in capo al presidente, è opportuno che siano distribuite”. Quali sono le deleghe in capo al presidente non è dato saperlo. “Bisogna aspettare il decreto”, precisa Bardi. La domanda è: Queste fantomatiche deleghe in capo al presidente perché non sono state distribuite agli assessori? La risposta potrebbe essere: “Perché bisogna accontentare gli altri, perché è necessario soddisfare le aspettative dei sottoufficiali sparsi nei partiti della coalizione.”

Sarà per questo che il presidente, in conferenza stampa esordisce con la priorità della riforma della governance e il ridisegno della macchina regionale.

La quarta perplessità riguarda la nomina ad assessore alle Attività produttive di Francesco Cupparo, “patron” della C&P srl. Cupparo dovrà stare molto attento a dove mette i piedi. Potrebbe inciampare in un conflitto di interesse partecipando, con la sua azienda, ad appalti pubblici o chiedendo contributi regionali su misure specifiche, o magari chiedendo autorizzazioni al dipartimento di cui è assessore. E’ vero che sarebbe stato più rischioso l’assessorato alle Infrastrutture ma il rischio rimane anche con le Attività produttive.

La quinta perplessità riguarda la nomina di Gianni Rosa all’Ambiente. Una polpetta avvelenata servita al partito di Fratelli d’Italia che ha un peso troppo relativo nella compagine di maggioranza. Staremo a vedere come l’ex oppositore rampante di Pittella, specie sui temi del petrolio e dell’inquinamento, riuscirà a mantenere l’equilibrio, o meglio la coerenza, tra le sue posizioni di consigliere di opposizione e il mantra leghista “oro nero risorsa strategica”. Dalle altre forze politiche ci aspettavamo il silenzio sulla recente inchiesta Eni della Procura di Potenza, da lui no.

Un’altra perplessità riguarda l’insistenza con cui Bardi ha voluto far credere che la nomina della Giunta sia stata una passeggiata tra le forze di maggioranza. Sarebbe stato credibile se gli assessori fossero stati nominati in tempo utile, magari in anticipo. Sarebbe stato credibile se la compagine di governo, come aveva annunciato, fosse stata di altissimo profilo. All’interno della maggioranza in queste settimane non c’è stato un confronto, ma uno scontro duro sulla collocazione delle singole persone nelle postazioni di potere. Scontro che avremmo preferito si sviluppasse sul programma, anziché sulle poltrone.

Alcune cose sono chiarissime. Le intenzioni programmatiche avremmo dovuto conoscerle già in campagna elettorale ma restano ancora un mistero. E questo non è normale. Il programma, in una situazione trasparente, viene prima degli assessori e così non è stato.

E tutte queste annunciate prioritarie manovre di “governance” sembrano necessarie per ricomporre la matassa di decine di aspiranti alla promozione tra caporali, sergenti e colonnelli.

Tra consiglieri che subentrano agli assessori, sottosegretari, consiglieri del presidente, consulenti esterni ci sarà posto per tutti. Bisogna solo avere un po’ di pazienza. Intanto i problemi veri della Basilicata possono aspettare. Questi signori hanno già arredato le stanze senza aver costruito la casa e senza badare alle fondamenta. Vito Bardi in questi mesi è apparso come un personaggio da commedia napoletana. Un signore spaesato con la “cazzimma” incorporata. Intorno a lui, al momento, solo nebbia e parole fumogene.