Liste d’attesa all’ospedale San Carlo. L’opinione del cardiologo Roccaldo Osanna

Il blocco dell’intramoenia deciso dal direttore generale Massimo Barresi, è la soluzione?

Liste d’attesa. Al San Carlo di Potenza scatta il blocco dell’intramoenia “Una misura che ha carattere provvisorio e natura flessibile”, spiega il Dg Massimo Barresi evidenziando come sia bastato l’annuncio dello stop all’attività libero professionale intramuraria – intramoenia – per far registrare, in un mese e mezzo, un abbattimento pari al 50% di alcune prestazioni, che in certi casi sale al 70%. Nonostante questi risultati, lo stop all’intramoenia è scattato  il 6 giugno anche nelle Unità Operative che, pur registrando recuperi, non sono in linea con i tempi di attesa massimi dettati dal nuovo Piano nazionale.

Sono una decina le aree con liste di attesa più lunghe nonostante le classi di priorità, quali l’ortopedia, la cardiologia, la neurochirurgia, l’oculistica, la diagnostica per immagini.

Insomma, almeno sul piano mediatico, le iniziative di Massimo Barresi sembrano aver suscitato consenso nell’opinione pubblica. Si tratta di azioni incisive destinate a produrre risultati, oppure?

Ne abbiamo parlato con Rocco Aldo Osanna, cardiologo interventista della Azienda Sanitaria Regionale San Carlo, coordinatore regionale della rete IMA (Infarto Miocardico Acuto), vicepresidente del CEUR (Comitato Etico Unico Regionale).  Componente della Commissione Bilaterale di Promozione e Verifica del regolamento aziendale per l’esercizio dell’attività libero-professionale. UIL Medici.

Finalmente siamo alla soluzione del problema?

Il provvedimento del Direttore Generale è figlio di una legge nazionale, una legge sostanzialmente ipocrita laddove si sancisce che lunghe liste di attesa e attività in intramoenia siano direttamente collegate, una legge che scarica sui medici parte delle inefficienze del sistema sanitario nazionale. È troppo comodo mascherare gli insuccessi e addebitare su di noi le responsabilità, troppo comodo individuare i “colpevoli” nei professionisti che esercitano la libera professione in intramoenia.

Va subito chiarito che tale attività è consentita da una legge dello stato e che i medici che terminano la loro giornata di lavoro in un ambulatorio per l’intramoenia hanno dedicato tutta la mattinata e spesso anche il primo pomeriggio alla cura dei pazienti in ospedale.

Mi pare di capire che lei abbia qualche dubbio sul provvedimento di Barresi

Il Direttore Generale applica la legge non tenendo conto, però, della mancanza del Piano Sanitario Regionale. Non mi sembra un provvedimento risolutivo. L’aspetto paradossale è che la gran parte dei professionisti non è responsabile delle lunghe liste di attesa. Se consideriamo, ad esempio, la realtà dei cardiologi interventisti, la giornata di lavoro trascorre, articolata in due turni che mai terminano all’ora prestabilita, nelle sale del laboratorio di emodinamica per eseguire esami diagnostici (per lo più coronarografie) e/o  procedure interventistiche (angioplastiche coronariche o interventi su valvole o altre strutture del cuore); dalle 20 fino alle 8 del giorno successivo uno di noi garantisce l’intervento urgente di angioplastica primaria nei pazienti colpiti da infarto miocardico. Mi è molto difficile comprendere come potremmo essere responsabili delle lunghe liste di attesa.  Questo esempio si può tranquillamente estendere alla gran parte dei colleghi (clinici o chirurghi).

Le liste d’attesa non pare siano un’invenzione di qualcuno, sono una triste realtà

Una realtà dalle dimensioni meno drammatiche di quanto si voglia far credere.

Si spieghi meglio

La criticità maggiore, sta nel voler desumere dai dati CUP (Centro Unico di Prenotazione) la durata delle liste di attesa. Ebbene il CUP è uno strumento molto valido nella gestione delle prenotazioni, ma gli algoritmi utilizzati non sono in grado di distinguere il carattere delle prenotazioni.

Sarebbe a dire?

Provo a fare qualche esempio. Se un chirurgo dopo aver effettuato un intervento, al momento della dimissione consiglia al paziente una ecografia di controllo a sei mesi, questa prestazione, se non elaborata correttamente dal sistema elettronico, diventa una prestazione con attesa di sei mesi. Ancora, se un paziente prenota tramite CUP un test da sforzo e l’operatore comunica che l’esame può essere effettuato, ad esempio, la settimana successiva presso l’ambulatorio dell’Ospedale di Melfi, ma il paziente preferisce effettuate tale prestazione presso il San Carlo anche a costo di aspettare un mese e mezzo, questa prestazione finirà per essere valutata impropriamente come attesa. Infine, vi è un elemento da sempre poco considerato che determina una richiesta impropria di prestazioni ambulatoriali, identificabile come “medicina difensiva”. Purtroppo viviamo in un paese ad elevato tasso di denunce che quasi sempre si concludono, dopo un lungo ed estenuante percorso legale, in un nulla di fatto. È comprensibile, quindi, che molti medici vogliano cautelarsi prescrivendo controlli talvolta non necessari.

Esistono criticità, dunque, che bisognerebbe affrontare, come?

Io non sono un politico. Posso suggerire, in base alla mia esperienza, aree critiche sulle quali la politica potrebbe intervenire. Risulta del tutto incomprensibile il motivo per cui non si sia voluto attendere il Piano Sanitario Regionale che deve recepire quanto approvato dal Piano Sanitario Nazionale uniformando nello specifico delle questioni affrontate, l’intero sistema regionale. E poi sia chiaro, la mission del San Carlo è quella di garantire gli esami di secondo livello (la cosiddetta alta specialità), non gli esami di base.

Mi permetta di aggiungere che la questione delle liste di attesa non potrebbe mai essere affrontata con efficacia se non si attivano i cosiddetti Percorsi, come già fanno Regioni virtuose quali l’Emilia Romagna e la Toscana.

I Percorsi stabiliscono chi fa che cosa e quando in maniera chiara e inequivocabile. Uno strumento organizzativo che programma le attività ambulatoriali a cui tutti devono attenersi. I Percorsi stabiliscono soprattutto chi, come e quando e con quali funzioni entra appunto nel percorso di osservazione, controllo e monitoraggio del paziente.