Crob: eccellenza (da sempre) nel mirino delle lobby politico-sanitarie di Potenza

Un' “inflazione caotica”, la cui risultante è lo sperpero di denaro pubblico, sottratto, di fatto, alle esigenze e alle emergenze sanitarie regionali

10 marzo 2008: questa è la data del riconoscimento Irccs (Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico) per il Crob di Rionero. A partire da quella data, anche se, adire il vero, da prima ancora, sono iniziati i contrasti messi in atto dalle lobby politico-sanitarie, che, gravitano intorno ad Enti e strutture sanitarie di Potenza. Contrasti, che in principio non hanno sortito i risultati sperati; difatti, l’Irccs ha avuto un’esemplare, nonché accelerato sviluppo, a tal punto, da diventare una delle eccellenze sanitarie a livello nazionale.

Le lobby di cui prima, però, con perseveranza, hanno creato nel tempo, le condizioni affinché l’Irrcs fosse depotenziato, essenzialmente attraverso duplicazioni di reparti (vedi radioterapia, e non solo) inutili a Potenza, visto il bacino di utenza regionale, ma realizzati. Un “multiverso”, tanti strani universi paralleli, in cosmologia quantistica la cosiddetta “inflazione caotica”, la cui risultante è lo sperpero di denaro pubblico, sottratto, di fatto, alle esigenze e alle emergenze sanitarie regionali. Azioni queste, che in una piccola Regione come la nostra, non potevano che depotenziare, appunto, l’ospedale di Rionero, creando, nel contempo, però, “inflazione caotica”, appunto, e prestazioni mediocri presso l’ospedale di Potenza. Il tutto, chiaramente, avallato dalle politiche regionali di tutte le amministrazioni fin qui succedutesi da 10 anni a questa parte.

La pochezza culturale di quelle lobby, nel tentativo di raggiungere il fine prefissato, sta determinando ciò che non dovrebbe accadere, cioè a dire, la possibilità del non riconoscimento Irccs per il Crob, previsto nel 2020. Se a questo si aggiunge l’inerzia/impossibilità di azione da parte di chi avrebbe dovuto garantire prestazioni fondamentali all’Irccs, vedi carenza di medici nei reparti urologia e chirurgia toracica, la situazione è chiara. Chiara, però, è anche la possibilità di intervento della Regione, ammesso che possa intervenire, ammesso cioè che la stessa sia capace di svincolarsi dalle azioni delle lobby di cui innanzi. Ed è proprio questo che bisogna attendere, capire cioè se siamo di fronte a un regime che perpetua interessi politico-economici consolidati, oppure se esistano margini di intervento. Diciamo anche, che, viste alcune notizie recenti, come la chiusura del reparto di terapia intensiva neonatale del San Carlo, un ospedale che tende ad inglobare cose altrui, e che non riesce a gestire le proprie, evidenziando il fatto che tali lobby mancano di visione strategica, poiché sorrette da scarsa cultura, la situazione desta molte preoccupazioni. Una mobilitazione del’area del Vulture, in ogni caso, a questo punto, si rende necessaria.

È davvero la nostra una piccola Regione, piccola, e molto, culturalmente, poiché distruggere le eccellenze esistenti, contrastandole in modo perpetuo, non potrà che portare a termine il declino territoriale in atto, fino alla cancellazione dello stesso Ente Regione, inutile e senza significato, se al servizio di una sola piccola cittadina “capoluogo”.

Apparentemente fuori dal contesto, in conclusione, credo sia necessario, riflettere in merito al seguente pensiero di Pasolini sul nostro Paese: “L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche… “contaminazioni” tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno…

Giuseppe Mollica, giornalista iscritto all’Odg Basilicata