La morte della democrazia. Siamo a un punto di non ritorno, o quasi

Si apre una stagione leghista che gli italiani pagheranno a caro prezzo

Se Salvini esiste e gonfia il petto dei consensi ogni giorno che passa, nonostante la ripugnanza delle sue parole e delle sue azioni, un motivo ci sarà. Anzi, le ragioni sono diverse e sotto molti aspetti complesse. Ragioni di storia recente e di cronaca attuale. Tuttavia, come scrive Marco Revelli sul Manifesto di oggi, esiste un fattore di fisica politica: intorno a Salvini non c’è nessun materiale resistente, il suo dilatarsi avviene in un vuoto che fa paura.

Ecco, quel vuoto è un vuoto di alternativa creato principalmente dall’ incapacità politica di chi vorrebbe o dovrebbe costruire muri all’avanzata leghista e aprire praterie per una nuova fase democratica nel Paese.

Siamo a un punto di non ritorno, o quasi. Si apre una stagione leghista che gli italiani e la democrazia pagheranno a caro prezzo. Qualcosa però si può ancora fare. Evitare di ripetere il grave errore consumato dal Pd ieri al senato sulla mozione pro-Tav. E, soprattutto, smetterla di contrastare Salvini sul suo terreno e cominciare a parlare seriamente al suo elettorato. Lasciate stare il personaggio e le sue scorribande e cominciate a guardare in faccia chi lo vota.

Bisogna andare alla fonte del consenso, è lì la linfa vitale del dilagante leghismo attuale, è lì il magazzino dei viveri di Salvini. Può apparire banale questa considerazione ma a guardare i fatti e i risultati non è scontato che in molti se ne siano accorti.

Basta osservare quanto accade nel Partito democratico, nel M5S, nella sinistra, nei media per rendersi conto che tutti o quasi stanno giocando male la partita. Chi ieri sera ha seguito la trasmissione “In Onda” su La7, ha assistito a un capolavoro di “mitizzazione” della figura di Matteo Salvini. A parte questo, non unico, episodio che in forme e metodi diversi si replica su molte testate giornalistiche e trasmissioni televisive ormai da mesi, il tema più serio è un altro. Non esiste nelle opposizioni politiche – non solo quelle parlamentari – a Salvini, una strategia che guardi all’elettorato leghista. A parte i tatticismi in parlamento, le dichiarazioni televisive, i tweet e i post sui social, spesso inutili e dannosi, il vuoto politico assoluto. Anzi, molti cosiddetti oppositori non si rendono conto che, con le loro dichiarazioni e le loro interviste, fanno da spalla a Salvini nei suoi spettacoli politici quotidiani nei quali lui solo incassa i soldi dei biglietti.

Un’azione che miri a svuotare il magazzino dei viveri della Lega richiede ben altro. Richiede soprattutto Politica. Il che vuol dire riprendere il contatto fisico con gli italiani, nelle piazze, nei teatri, equipaggiati con proposte, idee, e visioni per il Paese. Parlare, ascoltare, scontarsi in un campo dialettico vasto e dinamico che rimotivi i cittadini a una nuova stagione democratica e di sviluppo.

Questo compito non pare oggi all’altezza del Pd, né sembra una sfida possibile per i frammenti della sinistra, né per il M5S. Queste forze, anzi debolezze, in ordine sparso, sono impegnate ciascuna a risolvere le grane interne e a perseguire improbabili consensi elettorali. Il Pd in particolare non ha ancora l’autorevolezza né la credibilità per proporre un’alternativa netta al leghismo.

Tuttavia, se l’alternativa non esiste in parlamento e nei partiti, esiste nella società. Una ricomposizione del campo democratico che ingaggi una battaglia politica e culturale nel Paese è possibile. Dalle forze sindacali, alle organizzazioni della società civile, insieme con tutti i movimenti e partiti politici di ispirazione democratica e progressista, compresi i Cinque Stelle o quella parte di loro che si oppone al salvinismo, è possibile ricomporre un insieme fondato sui valori e non sugli interessi. Un campo vasto di energie sociali e politiche che coinvolga in un confronto costante, fisico, mediatico, gli italiani che votano Lega.

Una battaglia, necessaria, come questa, di ampie dimensioni e di grande valore, richiede però l’impegno di figure autorevoli sul piano morale, politico e culturale. A cominciare dalle figure istituzionali che si sono distinte per la difesa dei diritti umani, sociali e per la tutela della democrazia. A cominciare dalla “chiamata alle armi” dei leader delle organizzazioni civili e umanitarie e degli intellettuali che ancora esistono in questo Paese.

Occorre, però, un approccio diverso, empatico, che guardi agli interlocutori come a portatori di pensiero, di convinzioni, di preoccupazioni, di paure, di idee che abbiano pari dignità nel contesto dialettico. Trattare gli elettori leghisti come degli imbecilli, ignoranti, disumani e cattivi, fa il gioco di Salvini.