Basilicata a rischio. L’orizzonte si apre ai vecchi apparati di potere

Due ministri e adesso anche due sottosegretari. Tuttavia, non c'è nulla da festeggiare

Due ministri e adesso anche due sottosegretari. La Basilicata è sazia. Sui due ministri, lasciamo correre, staremo a vedere tra qualche mese, imprevisti permettendo, che cosa riusciranno a fare. Sui due sottosegretari, Margiotta Pd e Liuzzi M5S, una riflessione è d’obbligo.

Qualcuno nei giorni scorsi aveva azzardato l’ipotesi di Marcello Pittella e Vito de Filippo in quota Pd. Sarebbe stata una tragedia per i penta stellati lucani. Tragedia meritata, poiché l’alleanza di governo con il Pd ha un prezzo. Che bisogna fare per il bene del Paese! Già, per il bene dell’Italia bisogna ingoiare molti rospi, sia da una parte che dall’altra. Però, i rospi devono avere una dimensione accettabile, perché altrimenti si rischia il soffocamento. E crediamo che molta gente lucana avverta un senso di asfissia mentale alla notizia che Salvatore Margiotta sia diventato sottosegretario grazie all’alleanza Pd-M5S. Un rospo gigantesco.

Certo, i Cinque Stelle non possono ficcare il naso nelle decisioni interne al Pd e viceversa. Tuttavia, in un governo che deve “salvare l’Italia” e dare una “svolta al Paese”, la coabitazione delle “anime” deve essere tranquilla e aprire, non chiudere, a possibili prospettive di alleanze future. La coabitazione è fatta di sacrifici. Gli uni devono avvicinarsi agli altri cambiando se stessi nella misura necessaria a determinare una convivenza che abbia un minimo di fondamentali comuni. Crediamo che questo stia succedendo ma nel modo peggiore.

Il teatro sulla spartizione dei ruoli di governo ci ha costretti a una commedia disgustosa. La sensazione che il Pd stia utilizzando il M5S come scialuppa di salvataggio cresce ogni giorno. E la convinzione che il M5S non sappia gestire questa fase drammatica della sua breve storia si rafforza ogni ora. La scelta di Margiotta è la conferma che il M5S lucano con i suoi 6 (erano 8 con i fuori usciti) parlamentari conta un fico secco a Roma. Anche se qualcuno, che in Basilicata si è visto poco, a parte qualche passerella elettorale, pare sappia curare bene i propri interessi di carriera.

Ciò che è accaduto nei territori in questi anni non si può cancellare. E a Roma avrebbero dovuto tenere in seria considerazione questa faccenda. Non sappiamo cosa stia accadendo di rimbalzo nelle altre regioni, ma in Basilicata, a questo punto, la situazione si fa seria. Posso allearmi con un partito ma non necessariamente devo subire i suoi uomini peggiori, dovrei pretendere che al tavolo siano seduti le donne e gli uomini migliori. Lo scontro politico del M5S con i vari De Filippo, Pittella, Margiotta, in questi anni è stato duro molto duro. Da questo scontro è fiorita parte delle decisioni di voto dei cittadini. E adesso?

Adesso l’uomo dei petrolieri, l’uomo che ha monopolizzato il mercato dell’ingegneria in Basilicata, l’uomo amico dei grandi gruppi industriali legati all’energia, l’uomo che ha messo le mani ovunque ci fosse un affare milionario, ce lo troviamo sottosegretario alle Infrastrutture. Saranno felici i signori dell’eolico selvaggio, gli affaristi dei grandi lavori pubblici, le imprese piccole e grandi dell’Oil & Gas. Oggi Margiotta ha l’opportunità per rifarsi un percorso attraverso la gestione del potere e così sperare, a ragione, in una sua sempiterna onnipotenza. E Mirella Liuzzi? Lei o un altro o un’altra non sarebbe cambiato nulla. Sarebbe cambiato qualcosa, per la Basilicata e per il Mezzogiorno, se qualcuno avesse avuto il coraggio e la forza di proporre, al Mise, nomi di persone competenti, con un curriculum ineccepibile, con una visione coraggiosa dello sviluppo, per esempio Pietro De Sarlo.

Il rimbalzo delle decisioni a livello romano lascia sul terreno un seme di ambiguità. La Basilicata è accerchiata dalla destra leghista nel momento attuale e all’orizzonte si vede il rischio di una ricomposizione dei vecchi apparati di potere.