Petrolio, Ehpa: “No a rinnovo concessioni e moratoria”

L'associazione di tutela dell'ambiente e della salute scrive alle autorità nazionali e regionali competenti

Egregie Autorità del Paese e della Regione Basilicata,

l’associazione “Ehpa Basilicata” ritiene che il tema del rinnovo delle concessioni petrolifere alle società Eni-Shell debba essere inquadrato alla luce dei provvedimenti assunti nel corrente anno dalla Magistratura penale per i “disastri ambientali” causati in Basilicata dalle attività estrattive petrolifere dell’ultimo ventennio.

Non può essere sfuggito alle SS.VV. che ( come riportato anche il 23 maggio 2019 dalla stampa locale e nazionale) nel giudizio penale di   “disastro ambientale” n.2891/2017 r.g. GIP Tribunale di Potenza ( n.771/2017 r.g.n.r. Procura della Repubblica di Potenza) la Magistratura:

– ha sottoposto ad arresti i managers dell’Eni, finora individuati nelle persone di Enrico Trovato, Ruggero Gheller e Andrea Palma (di origine non lucana);
– ha
sospeso dalle funzioni pubbliche i responsabili lucani Mario Carmelo De Bona (direttore Vigili del Fuoco di Basilicata), Saverio Laurenza (direttore provinciale Vigili del Fuoco di Potenza), Mariella Divietri (funzionaria Arpab), Giovambattista Vaccaro (funzionario Inail), Antonella Amelina (dirigente Comune di Viggiano, di origine campana).

La citate decisioni giudiziarie sono state assunte dalla Magistratura a seguito delle accertate contaminazioni e compromissioni ambientali determinate dalle attività del Centro Oli della Val D’Agri dell’Eni-Shell (cd. COVA di Viggiano), nonché valutando anche le dichiarazioni rese da Gianluca Griffa (ingegnere responsabile della sicurezza del Cova di Viggiano) che, dopo essere stato emarginato dai vertici e dall’alta dirigenza di Eni-Shell, decedeva nell’agosto 2013 per cause ancora ignote.

Non sarà neppure sfuggito alle SS.VV. quanto accertato nell’altro giudizio penale iscritto al n.1753/’17 r.g. Tribunale di Potenza (n.4542/’10 r.g.n.r. Procura della Repubblica di Potenza, n.3154/’11 r.g. GIP Potenza), il cui dibattimento pende a carico degli imputati, manager dell’Eni e dirigenti/funzionari delle istituzioni pubbliche statali e lucane per gli infiniti smaltimenti illeciti di rifiuti tossico/pericolosi prodotti dalle attività estrattivo-petrolifere in Basilicata.

Dalle indagini istruttorie penali è risultato che in un solo anno (nel 2014) sono stati smaltite in Basilicata contra legem ben 1.448.772 tonnellate di rifiuti pericolosi/tossici per la responsabilità degli esponenti di vertice e dell’alta dirigenza di Eni-Shell e dei diversi enti pubblici e privati, inclusi la società lucana Tecnoparco Valbasento e gli enti statali e regionali preposti ai controlli ambientali e sanitari; e gli imputati, ove dovessero cavarsela per intervenuta prescrizione della legge penale, non potranno comunque sfuggire alle responsabilità risarcitorie civili per i gravi danni da loro procurati ai territori e alle popolazioni della Basilicata e delle regioni limitrofe servite dai bacini idrici lucani contaminati (si tratta di circa tre milioni di abitanti della Puglia e un milione di abitanti della Campania).

Sul punto specifico l’Amministratore Delegato Claudio De Scalzi e l’alta dirigenza Eni hanno voluto eludere la domanda specifica sull’entità degli smaltimenti illeciti (1.448.772 tonnellate) loro rivolta da Elman Rosania ( rappresentante lucano del Gruppo dei soci di minoranza dell’ex Banca Mediterranea del Sud Italia) nell’assemblea degli azionisti Eni conclusasi intorno alle ore 20,00 del 14 maggio 2019 a Roma, dove hanno fornito la sostanziale seguente risposta: «… Se i dati citati dall’azionista di minoranza ( cioè 1.448.772 tonnellate di rifiuti pericolosi/tossici) sono quelli contenuti nei registri o presi dal nostro bilancio ufficiale, gli stessi sono corretti » (cfr. pagine 167-168 verbale-atto nn.83942/23554 notaio Paolo Castellini, registrato l’11.06.2019 al n.16379 serie AT Agenzia Entrate-Roma 1) .

E in tale circostanza oltre alla carente ed inadeguata trasparenza della comunicazione e verbalizzazione dell’ev ento assembleare, peraltro non partecipato dagli esponenti diretti del Governo (che tramite il Ministero dell’Economia MEF è titolare di 157.552.137 azioni Eni, pari al 4,34% del capitale sociale) e della Regione Basilicata, si è potuto accertare la oscurità della gestione dell’Eni specie attraverso sue molteplici controllate estere (tra cui 12 controllate in Regno Unito e 10 nel Delaware-Usa), per le quali non sono stati forniti alcun dato numerico, informazione e spiegazione dai vertici e dall’alta dirigenza di Eni; e queste gravi omissioni non sono state ancora oggetto di indagine da parte delle competenti Autorità di controllo, come segnalato dalla scrivente associazione anche con lettera del 26 maggio 2019 inviata alle SS.VV. che si allega.

Il tutto avendo l’Eni-Shell nel periodo 2008-2018 ricavato il fatasmagorico valore-corrispettivo ( di vendita) di kg 38.916.653.899,00 di petrolio e di smc 13.759.324.938 di gas ( dati fonte Ministero Sviluppo Economico-MISE, dipartimento per l’energia, direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche), per cui possono essere risarciti  tutti i danni prodotti in Basilicata per le colpevoli condatte inquinanti e da disastro ambientale.

In virtù di quanto innanzi esposto è evidente che le Autorità istituzionali preposte, ponendo in essere tutti gli atti normativi ed amministrati del caso, come già segnalato dalla scrivente associazione il 9 luglio 2019 nella Conferenza di servizi tenuta presso la Regione Basilicata a Potenza (presenti anche gli assessori regionali Gianni Rosa e Francesco Cupparo e i dirigenti del Gruppo Eni con quelli della Regione Basilicata Liliana Santoro e Emilia Piemontese), con urgenza:

debbano rigettare il rinnovo della concessione per le estrazioni petrolifere, in quanto l’Eni-Shell e i loro vertici ed alte dirigenze hanno procurato il “disastro ambientale” in Basilicata, nonché danni gravissimi ed irreversibili sul piano ambientale e sanitario al territorio regionale e alle popolani lucane e delle regioni limitrofe di Puglia, Campania e Calabria; 

debbano varare una moratoria fino al 30 giugno 2022 di tutte le attività estrattivo-petrolifere, inclusi l’impianto di Tempa Rossa e le 17 richieste societarie in attesa di autorizzazione (Anzi-Abriola-Brindisi di Montagna-Calvello-Pignola-Potenza-Trivigno; Frusci: Avigliano-Atella-Baragiano-Bella-Filiano-Pietragalla-Pignola-Potenza-Ruoti-San Fele; Grotte del Salice: Aliano-Castronuovo S.Andrea-Gallicchio-Missanello-Roccanova-S.Chirico Raparo-S.Martino D’Agri-Sant’Arcangelo; Il Perito: Miglionico-Montescaglioso-Pomarico; La Capriola: Bernalda-Montalbano Jonico-Montescaglioso-Pisticci-Pomarico; La Cerasa: Brienza-Marsico Nuono-Sasso di Castalda-Satriano di Lucania-Tito; Masseria La Rocca di Brindisi di Montagna; Monte Cavallo: Atena Lucana-Brienza-Marsico Nuovo-Montesano sulla Marcellana-Padula-Paterno-Polla-Sala Consilina-Teggiano-Tramutola; Monte Li Foi: Baragiano-Picerno-Pignola-Potenza-Ruoti-Savoia di Lucania-Tito; MuroLucano-Balcano-Baragiano-Bella-Castelgrande-Laviano-Pescopagano-San Fele; Oliveno Lucano-Accettura-Albano di Lucania-Calciano-Campomaggiore-Castelmezzano-Cirigliano-Garaguso-Oliveto Lucano-Pietrapertosa-San Mauro Forte-Stigliano-Tricarico; Palazzo San Gervasio-Acerenza-Banzi-Barile-Forenza-Genzano di Lucania-Ginestra-Maschito-Montemilone-Oppido Lucano-Rapolla-Ripacandida-Venosa; Pignola-Abriola-Brindisi di Montagna-Potenza; San Fele: Atella-Bella-Filiano-Muro Lucano-Ruoti; Satriano di Lucania-Abriola-Brienza-Picerno-Pignola-S.Angelo Le Fratte-Sasso di Castalda-Savoia di Lucania-Tito; Tardiano: Grumento Nova-Lagonegro-Moliterno-Sarconi-Tramutola-Castelsaraceno-Spinoso-Lauria; Tempa La Pertosa: Canna-Colobraro-Montalbano Jonico-Montegiordano-Nocara-Nova Siri-Oriolo-Rocca Imperiale-Rotondella-S.Giorgio Lucano-Sant’Arcangelo-Senise-Tursi-Valsinni), al fine di approfondire gli effetti devastanti procurati e procurandi in ambito ambientale-sanitario alla Basilicata e ai territori e alle popolazioni limitrofe della Puglia, Campania e Calabria;

debbano obbligare tutte le società concessionarie di attività petrolifere (e di altre attività collegate) a fornire la garanzia cauzionale a carattere assicurativo e fideiussorio, escutibile a semplice richiesta scritta, per tre volte il valore dell’investimento (che quindi per il COVA di Viggiano di Eni-Shell e per l’impianto di Tempa Rossa di Total-Mitsui-Shell è di dieci miliardi di euro cadauno) e comunque a totale copertura dei danni procurati allo Stato e al territorio, al fine di affermare il principio inderogabile che chi danneggia paga e risarcisce anche i singoli operatori economici del territorio leso;

debbano riaffermare il principio della piena corresponsabilità a tutti i livelli degli esponenti di vertice e dell’alta dirigenza (con immediato pignoramento/sequestro di tutti i loro compensi e beni immobiliari e mobiliari), congiuntamente alle società concessionarie e alle Amministrazioni pubbliche di appartenenza (con cui, di norma, si concertano le decisioni gestionali);

debbano prevedere l’assegnazione alla Regione Basilicata di una adeguata quota di compartecipazione nel capitale delle società concessionarie, al fine di affermare il principio della “co-gestione” in primo luogo a tutela del valore pubblico della concessione e conseguentemente a tutela dell’investimento e di aspetti gestionali e di controllo;

debbano costituire una Autorità di garanzia, in forma collegiale e con carattere di assoluta terzietà e natura autocratica, a tutela del rapporto tra i cittadini e il sistema sulle concessioni estrattivo-petrolifere.

Le richieste rappresentate in questa nota mirano ad affermare delle prerogative di uno Stato democratico fondato sul pilastro della Costituzione, oltre a recuperare la credibilità dello Stato e delle sue istituzioni e organi di Governo da parte dei cittadini.

Nell’attesa di riscontro, si porgono distinti saluti.

Giuseppe Di Bello presidente associazione «Tutela dell’Ambiente e della Salute Basilicata- Ehpa Basilicata»