L’Arpab paga i dipendenti con i soldi dell’Eni

Lavoratori interinali più tranquilli grazie agli 8 milioni di euro della multinazionale

La cosa più strana è che l’Agenzia per l’ambiente avrebbe assunto i lavoratori “comprati” dalla Manpower, senza copertura finanziaria. La circostanza sarebbe confermata dal fatto che la disponibilità reale delle risorse, con l’imputazione a bilancio della somma, è avvenuta praticamente pochi giorni fa.

Dunque non solo Arpab – il controllore – assume personale interinale con i soldi della multinazionale – il controllato –  ma, considerando la retroattività attribuita all’impegno finanziario, emergerebbe la circostanza per cui fino ad oggi quel personale era assunto senza copertura finanziaria. Un bel pasticcio, tra i tanti.

L’antipasto del pasticcio lo aveva offerto la Regione Basilicata quando decise, nel quadro del Masteplan, la variazione della fonte di finanziamento per le spese del personale interinale – 60 unità – dal PO FESR al Fondo di coesione. La decisione ha poi causato l’inutilizzabilità di quei fondi per effetto di una norma che non consentiva l’impiego di risorse statali per quella finalità.

Oggi finalmente c’è la copertura per circa 60 lavoratori interinali ma solo grazie a oltre 8 milioni di euro derivanti dall’accordo del giugno 2018 tra Regione e Eni. Risorse soltanto oggi utilizzabili in seguito alle necessarie variazioni di bilancio. Variazioni intervenute in una procedura amministrativa estenuante che ha coinvolto sia la Regione sia l’Arpab.

Le risorse per il Masterplan” 2016-2019 Arpab, furono individuate in 18,544 milioni dal PO FESR 2014-2020; 7,5 milioni da Risorse FSC (Fondo per lo sviluppo e la coesione, fondi statali); e 8,929 milioni di risorse regionali (tramite stipula di un mutuo).

L’Arpab per la verità, il 31 dicembre 2018 aveva espresso dubbi alla Regione sulla possibilità che le spese per il personale potessero essere sostenute con risorse non provenienti dall’UE.

Anche il M5S, a firma del consigliere regionale Gianni Perrino, aveva diffuso all’inizio di gennaio 2019 una nota con la quale si esprimeva forte preoccupazione per quella scelta che, tra l’altro, riguardava un massiccio ricorso al lavoro interinale, “per soddisfare esigenze non certo temporanee ma che sono permanenti e stabili (il monitoraggio ambientale è il più importante tra i fini istituzionali dell’Agenzia).” Nella stessa nota Perrino richiamava un’interrogazione dell’ottobre 2017 con la quale il M5S metteva nero su bianco i molteplici dubbi su tutta l’operazione di reclutamento che avrebbe richiesto un concorso pubblico anziché il ricorso al lavoro interinale. Evidentemente alla Regione Basilicata non hanno avvertito l’allarme, chissà perché.

Intanto, l’ambiente può aspettare. Ed è quello che vuole Eni, consapevole e forte del fatto che senza i suoi soldi l’ente che deve controllarlo non potrebbe funzionare. Sembra una barzelletta ma – evidentemente – è un’altra paccottiglia amara servita ai lucani. Molti di quei lavoratori dovrebbero occuparsi di monitoraggio ambientale.

Per chi volesse approfondire qui la Delibera Arpab