Un capitalismo migliore è possibile? Il tema non interessa la politica

De Sarlo: Il liberismo è nemico dell’umanità e dell’ambiente e va politicamente e culturalmente isolato

Thatcher, Mitterand e Andreotti, purtroppo, avevano ragione e questa miscela esplosiva ha prodotto un liberismo punitivo e insensato, usato spregiudicatamente dalle leadership tedesche e tedescofone, con guasti enormi sulla tenuta stessa dell’Unione Europea. La crisi del 2008 dei sub prime e poi quella artificiale dei debiti sovrani fu affrontata con una stretta sulle finanze pubbliche senza precedenti in periodi di crisi e contro il parere di ben sette Nobel, quelli citati in precedenza. All’epoca il debito della Grecia, 109% sul PIL, e dell’Italia, 106% sul PIL, venne considerato dai tedeschi insostenibile e frutto di finanza e politica allegra e non dei nuovi limiti strutturali che la svolta Europea e dell’unificazione aveva imposto e dimenticando che proprio la Germania aveva importato, per il  tramite le sue banche, la crisi dei sub prime in Europa e che proprio la nuova concorrenza interna all’Europa e dei suoi paradisi fiscali generò le difficoltà dei paesi del Mediterraneo.

Le conseguenze di queste politiche imposte da Shauble e Dijsselbloem sono visibili dalle macerie prodotte in Grecia dove il debito sul PIL supera il 181% nel 2018. Molti osservatori dicono che ora l’economia Greca va meglio. Se si valuta però il surplus sul PIL prodotto che è stato nel 2016 dello 0,5% e nel 2018 dell’1% non occorre essere Caccioppoli per capire che ai ritmi attuali la Grecia tornerà ai livelli pre – crisi in un intervallo di tempo indefinito che va dagli ottanta ai centosessanta anni e salvo ulteriori crisi mondiali che ciclicamente si ripetono. Per non parlare delle macerie sociali. In Italia il debito PIL supera ormai il 134% e continua a peggiorare con un deficit del 2,2% nel 2018. I guasti si sono prodotti anche in paesi sani. La Francia ha oggi un debito su PIL del 99% quando prima della crisi era del 69% e anche in Francia il debito è destinato ad aumentare avendo un deficit nel 2018 del 2,5%. Idem la Spagna che era partita da un debito / PIL del 40% e che oggi è al 98% e in aumento con un deficit del 2,5 nel 2018.

La dimensione dei debiti sovrani è oggettivamente peggiorata ma tutti fanno finta che le politiche di austerity promosse dall’Europa liberale ci abbiano salvato e miracolosamente la crisi del debito sovrano è scomparsa.

In realtà la cura ha prodotto un peggioramento delle situazioni che si volevano sanare, tranne in Germania e Olanda che consolidano invece le loro posizioni e incrementano la divergenza con gli altri paesi europei. Per esempio il differenziale del PIL pro capite tra noi e la Germania è aumentato di più del 30 % nel corso degli ultimi 10 anni. D’altro canto non poteva andare diversamente poiché la Germania beneficia del più grande concentrato di infrastrutture fisiche, amministrative, logistiche e politiche che l’Europa abbia mai avuto dai tempi di Roma capitale dell’Impero (quello Romano si intende) e tutto, merci denaro e opportunità, passa da lì.

Il centro starà sempre meglio delle periferie e l’intera Europa del Mediterraneo è stata marginalizzata. Insomma i tedeschi hanno utilizzato l’economia come le “panzer division” imponendo regole punitive che palesemente gli altri paesi non possono rispettare. Basti pensare alla follia di stabilire l’aumento dell’IVA come “clausola di salvaguardia”. Se dovesse essere applicato ci sarebbe proprio un peggioramento di quello che dovrebbe salvaguardare, ossia della finanza pubblica. Insomma la visione tribale della punizione senza alcuna possibilità di redenzione sta trascinando le economie più deboli in una spirale in caduta libera senza fondo.

Se non si ha il coraggio di dire che ancora una volta nella Storia il problema dell’Europa è la Germania non si potrà mai arrivare a quelle necessarie riforme, a partire dalla necessità di rendere la BCE ultimo garante dei debiti sovrani, che la possono salvare dalle spinte di dissoluzione. Molto meglio pensare a due Europe, amiche ma separate: quella del Mediterraneo o occidentale e quella del Nord tedesco o tribale.

È quindi utile porsi il tema della responsabilità sociale di impresa senza considerare che l’impianto normativo europeo, sempre nel nome della dottrina liberista, configura dei veri e propri paradisi fiscali al proprio interno di cui beneficiano proprio i protetti, Lussemburgo e Olanda, della Germania?

Ha senso che ci si ponga il tema quando Marchionne è stato esaltato da gran parte della stampa e della politica per aver fatto egregiamente gli interessi della propria azienda mostrando però sempre un costante disinteresse per il Paese che tanto aveva dato alla FIAT? “Parce sepulto” ma quando le più grandi aziende del Paese trasferiscono la sede in Olanda è evidente che nascano sentimenti di rifiuto verso la politica e l’Europa e che prosperino quelli che con spregio vengono chiamati sovranisti e populisti. Se Marchionne viene indicato come modello significa dare il messaggio del si salvi chi può e che ognuno pensi a sé.