Approvato il Decreto sisma

"Per l’accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici"

Quello che abbiamo approvato oggi in Senato, non è un decreto qualunque ma un pacchetto di disposizioni atteso da cittadini che hanno vissuto l’esperienza traumatica del terremoto. Quando diciamo trauma, stiamo parlando di una ferita dell’animo, di qualcosa che irrompe violentemente e sbriciola le abitudini della propria vita e di quella di intere comunità.

Dall’aprile del 2009 il centro Italia non ha mai smesso di tremare. Prima l’Abruzzo, poi l’Emilia-Romagna nel 2012 e poi di nuovo Abruzzo, Marche e Lazio nel 2016. 

Sono regioni che hanno bisogno dello Stato per ripartire, sono passati 3 anni da quel 24 agosto del 2016 e la vita di molte persone, di quelle zone colpite dal sisma è ancora ferma alle ore 3:36 di quel giorno. 

Sono passati 3 anni e tutto purtroppo procede a ritmi assolutamente inadeguati, in alcune località le situazioni sono ancora quelle della fase immediatamente successiva all’emergenza. 

Complice di ciò, diciamolo, l’anomala, strana (ma forse neanche tanto) decisione di far cadere un Governo determinando un rallentamento degli interventi dello Stato italiano, e qualcuno, ieri, o meglio il centro-destra, in commissione ambiente, ha persino provato a rallentare nuovamente i lavori, ma fortunatamente ha trionfato il buon senso ed oggi in aula abbiamo approvato testo. 

Anche io, posso dire di essere figlio del terremoto, avevo 5 anni quando il 23 novembre, alle 19:34, la mia terra, la Basilicata insieme alla Campania fu colpita da una scossa di magnitudo 6.9 (X grado della scala Mercalli). Quel sisma causò circa 280mila sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. 

Mi ricordo le nottate al freddo, in macchina, mi ricordo quanto fu lenta la ripresa nonostante la montagna di soldi che fu stanziata, mi ricordo la paura, io mi ricordo…e so che l’unico rimedio per non piangere i morti, l’unico sistema per contenere la disperazione, in questi casi, è la prevenzione. 

La prevenzione è come la prudenza…non è mai troppa, siamo abituati a intervenire dopo e mai prima, ci laviamo la coscienza donando due euro con un sms e dimentichiamo il problema, perché sembra che queste cose riguardano sempre gli altri e mai noi,  probabilmente questo è ciò che pensava anche la maggior parte degli abitanti dell’Aquila, prima del 6 aprile 2009.

Prevenzione non è affidarsi a Sant’Emidio, San Gennaro o alla beata Vergine Maria, ma è come e dove costruire le case; per certi versi richiede la stessa identica visione necessaria per far fronte all’altra enorme questione, che stiamo affrontando, che è, il dissesto idrogeologico, perché si perde sempre, contro la natura si perde. 

I terremoti sono sempre esistiti e se non impariamo a conviverci il problema non è il terremoto ma l’uomo e vi garantisco che siamo ancora lontani dal capirlo, se, come nella mia regione, assistiamo allo scempio per eccellenza; In una terra di massimi livelli di sismicità si perfora per pompare petrolio e gas senza precauzioni, senza rispetto per i territori ed i popoli, senza controlli, perchè chi li dovrebbe fare non ha i mezzi o non è in grado di farli o non li vuole fare. 

Soltanto nel territorio del comune di Montemurro insiste un pozzo di re-iniezione chiamato Costa Molina 2, su una faglia attiva che nel 1857 provocò un terremoto che causò oltre 3mila morti. 

Ma la questione petrolio, sismicità indotta e sismicità naturale saranno presto da me affrontate nella commissione ecomafie ponendo sul tavolo di lavoro il caso Basilicata. 

Ho riportato questo esempio per evidenziare un fatto, e cioè che il MoVimento 5 Stelle ha capito da tempo che in questo Paese prima si autorizza di tutto e di più e poi si spendono milioni se non miliardi (quando il danno è riparabile) per correggere gli errori. 

Ecco la causa che spiega l’effetto, ecco perché oggi dobbiamo intervenire per porre riparo, ma ancora più importante è prevenire.

Nel centro Italia ad oggi ci sono quasi 50 mila persone ancora fuori dalla propria abitazione, tra prefabbricati (le soluzioni abitative d’emergenza), alberghi o in affitto o con i contributi statali. 

La maggior parte degli sfollati percepisce il CAS (il Contributo, di Autonoma Sistemazione), la spesa per lo Stato è più che importante, si tratta di circa 7 milioni di euro al mese. 

Oggi con il Decreto Sisma acceleriamo i tempi per riconsegnare le case a chi presenta richiesta di contributo per la ricostruzione, proroghiamo lo stato di emergenza, si estende il fondo di garanzia per le Pmi in favore delle zone colpite dal sisma del 2016, si estende anche a quei territori la misura “Resto al Sud” e si danno incentivi per l’insediamento nei piccoli comuni.

Sono state anche approvate misure in favore delle aziende agricole dei comuni colpiti dal sisma, si prorogano i contratti a tempo determinato, si proroga la sospensione dei mutui dei privati sugli immobili inagibili, si inseriscono interventi per il rilancio del turismo, per il restauro del patrimonio artistico, interveniamo anche su circa 797mila tonnellate di macerie da rimuovere e smaltire e non solo. 

Questo decreto contiene anche tanti tanti altri interventi come l’art bonus per Venezia e Matera, una misura per la città dei sassi compresa nel decreto grazie ad un emendamento del movimento 5 stelle, precisamente a firma del deputato Rospi e non come ha falsamente riportato la Lega  che ha cercato di appropriarsene il merito in maniera goffa.    

Era il 13 settembre 2019 quando il Presidente del Consiglio Conte visitò alcuni dei comuni più colpiti: Accumoli, Arquata del Tronto e Castelsantangelo, “Siamo qui per prospettare soluzioni concrete, questa non è una passerella” disse dopo aver incontrato i sindaci di quelle città; quei cittadini chiesero a chiare lettere un decreto preciso.

 Oggi 11 dicembre, dopo 2 mesi da quella visita, il Senato approva il decreto legge 123/2019 recante “Disposizioni urgenti per l’accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici”. 

Questi sono i fatti, sappiamo che sono misure buone ma che non sono sufficienti, sappiamo che c’è ancora da fare per quei popoli ma sappiamo che oggi abbiamo dato una prima risposta concreta.

Arnaldo Lomuti, portavoce M5S Senato