La bonifica della Val Basento e la ‘matassa’ della pista Mattei

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    Partiamo da un dato: i Consorzi Industriali (Potenza e Matera) sono enti pubblici sottoposti al controllo della Regione Basilicata ma con ampia autonomia di bilancio. Essi, con Legge regionale del 2007, in attesa di una diversa idea di governance del settore, furono ambedue commissariati, e ad essi fu affidato il compito, dunque, di rispondere ed seguire le prescrizioni emanate dal Ministero dell’ Ambiente attraverso le Conferenze di Servizi, su le messe in sicurezza e bonifiche di tutto ciò che la Legge lo chiamava a rispondere come responsabile dell’inquinamento. Dopo questa necessaria premessa veniamo all’area Pista Mattei. Si, area e non pista , perché il Ministero Dell’Ambiente, nelle varie Conferenze di servizi susseguitesi dal 2008 al 2012, ha distinto con chiarezza cristallina le obbligazioni, le responsabilità di ogni singolo ente, infine, le risorse. Anno cruciale, il 2010, anno in cui il Ministero, a seguito di un sopralluogo effettuato, affidava ad Ispra il compito di delineare le linee guida per l’ elaborazione di un piano di caratterizzazione di tutta la pista Mattei, affidato alla responsabilità della sua elaborazione, ad Arpab. Il Ministero, stabilisce, anche, che le risorse per l’esecuzione del piano di caratterizzazione, nel frattempo elaborato da Arpab e validati da Ispra, sono già stanziate nell’accordo di Programma Quadro firmato da Regione Basilicata, Ministero Dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico nel 2009 e “rafforzato” nel 2013. Il Ministero dell’Ambiente stabilisce anche che la discarica ex 2C e la messa in sicurezza della falda, anch’esse all’interno dell’area Pista Mattei, erano e sono sotto la responsabilità diretta del CSI. Il Consorzio cioè è obbligato al confinamento superficiale della discarica ex 2 C e alla messa in sicurezza della falda, con proprie risorse finanziarie. Fin qui tutto chiaro, spero, e se per caso per qualcuno ancora non lo è , è solo ed esclusivamente per una mia scarsa dimestichezza con la lingua italiana, di cui mi scuso. Diamo, però, per certo che fin qui tutto è chiaro. Allora sorge spontanea una domanda: perché, alla presenza di un Piano di Caratterizzazione elaborato da Arpab e validato da Ispra, alla presenza della copertura finanziaria già prevista dall’Accordo di Programma Rafforzato, non viene elaborato il bando di gara per l’esecuzione delle indagini geognostiche dell’intera Pista Mattei, così come dettato e voluto dal Ministero dell’Ambiente? Che ci sia di nuovo “la politica” a complicare le soluzioni del problema invece che risolverlo? Che non ci sia forse il tentativo del soggetto obbligato e di certa politica di voler addossare al pubblico anche quanto compete a chi è dotato “di ampia autonomia di bilancio”? Certamente il Consorzio industriale di Matera dovrà ripresentare al Ministero dell’Ambiente un progetto di confinamento superficiale della discarica rispettando le prescrizioni dettate dalla Legge 36/2003 e ribadite dalla Conferenza di Servizi, nonché seguire la messa in sicurezza della falda con le proprie risorse finanziarie. Se responsabili esistono del colossale ritardo nel mancato scioglimento della matassa Pista Mattei certamente uno chiaramente individuabile è nella solita logica: al pubblico l’esborso, al privato il profitto 

     

    Anna Maria Dubla, presidente associazione Ambiente e Legalità

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