Fenice, uscire dallo stato confusionale

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    La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) – prendendo atto dei silenzi istituzionali, delle cabine di regia occulte, delle intrusioni e dei tornaconti personali, anche tra associazioni e movimenti locali – continua a ribadire la propria contrarietà ad un sistema politico che sta tentando di tenere in vita a tutti i costi l’inceneritore dei veleni, non affrontando seriamente il problema, ma facendo esclusivamente gli interessi della multinazionale francese EDF oggi cammuffatasi in Fenice Ambiente srl.
    La nostra Organizzazione, in questo momento, reputa fuorviante richiedere alla Regione Basilicata – così come si sta facendo in queste ore – di abbandonare il percorso in atto che porterebbe al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’impianto di Melfi. Perché, paradossalmente l’AIA potrebbe non essere addirittura concessa. Questo alla luce del recente decreto del TAR Basilicata, datato 3 novembre 2011 e di quello dell’udienza decisoria del TAR di mercoledì prossimo, che dichiarerebbe definitivamente nulla la determinazione n.2930 del 14 ottobre 2011 dell’Amministrazione Provinciale di Potenza, la quale stabiliva il blocco dell’attività dell’inceneritore Fenice. Pertanto, se questi dovessero essere i fatti, in virtù dell’autorizzazione provvisoria all’attività concessa dalla stessa Provincia di Potenza ad EDF-Fenice e non a Fenice Ambiente srl, il 19 ottobre 2010, Fenice Ambiente srl potrà continuare a bruciare rifiuti e contaminare il territorio fino al 19 ottobre 2020. Del resto, l’ok provinciale all’incenerimento decennale è riportato sull’ultimo Rapporto Rifiuti dell’Ispra (Istituto superiore
    per la protezione e la ricerca ambientale), che di fatto lo classifica come certificante.

    La Ola, quindi, chiede con insistenza che ai controlli dell’Arpab (Agenzia regionale per protezione dell’ambiente di Basilicata) – i cui vertici si sono dimostrati incapaci in materia – si sostituiscano direttamente le strutture tecniche del Ministero dell’Ambiente, a garanzia dell’ambiente ed a salvaguardia della salute delle maestranze e delle popolazioni. Inoltre, ribadiamo nuovamente la richiesta della chiusura immediata dell’inceneritore Fenice e denunciamo l’assenza di relazioni ambientali che hanno consentito al TAR di sbloccare l’attività dell’inceneritore e che consentiranno al Consiglio di Stato di legittimare la sua attività fino al 2020.

    La Ola, infine, diffida di tutte quelle iniziative che, con condizionamenti diversi, vanno in direzione opposta, alimentando alibi e scaricabarile di ogni sorta. Uno stato confusionale voluto dalla regia occulta dei palazzi e dalla lobbies degli inceneritori e delle discariche che, certamente, non aiuta al superamento del “sistema
    Fenice”. Una “rifiuti connection” lucana che non vuole realizzare in Basilicata l’impiantistica del compostaggio verde mentre spinge sugli inceneritori camuffati da centrali a biomassa e cementifici, grazie alla delibera di Giunta regionale n.2208 del 2005, avallata dal Piano provinciale dei Rifiuti di Matera.

    Ola (Organizzazione lucana ambientalista)
     

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