Estrazioni: sul petrolio anche il Comune di Venosa ha preso il suo scivolone

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Lo scorso 18 novembre 2014, durante il fervore lucano di opposizione alle trivellazioni, il Comune di Venosa ha aperto le sue porte per un Consiglio Comunale straordinario avente ad oggetto le Istanze di Permesso di Ricerca idrocarburi denominate “Palazzo San Gervasio” e “La Bicocca”, interessanti anche il territorio del Vulture – alto Bradano. Sulla scia dell’incontro tra i sindaci di Area Programma tenutosi un mese prima (13 ottobre, Sala Consiliare del Comune di Palazzo San Gervasio), l’intento è stato duplice: non solo informare la cittadinanza non ancora conscia dell’interesse di due compagnie nel ricercare gas e petrolio in questo fiorente pezzo di territorio, ma anche chiedere alla Regione Basilicata un intervento in merito agli articoli 35, 36, 37 e 38 della Legge “Sblocca Italia”.Di immediata eseguibilità, per ragioni di urgenza, la delibera – votata con 14 voti favorevoli e 2 astenuti – oltre ad evidenziarela mancata applicazione della Convenzione di Aarhus; oltre ad invocare il principio di precauzione; oltre ad invocarelo stato giuridico di danno temuto per l’Ambiente anche con riferimento allo stoccaggio e trattamento di rifiuti petroliferi, istituiva un tavolo permanente presso il Comune di Venosa – con la partecipazione del Sindaco, dei capigruppo, di tecnici di vario genere (geologi, ingegneri, avvocati) e delle associazioni ambientaliste – al fine di studiare tutte le strategie possibili ed attuabili per la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini. E vissero tutti felici e contenti… nel Comune del silenzio: dopo tre mesi, nessuno ha più visto e sentito niente. Nessun tavolo tecnico, nessuno studio sul ricorso al TAR Basilicata pendente da un anno e quattro mesi. E se prima la Convenzione di Aarhus (ratificata in Italia con Legge 108/2001) sul diritto all’accesso alle informazioni ambientali, sul diritto dei cittadini di partecipare ai processi decisionali, era sulla bocca di tutti, ora della stessa Convenzione non si intravede neanche l’ombra. Un mese fa è stata protocollata richiesta di accesso agli atti per l’istanza di screening, presentata dalla società AleAnna Resources LLC, corredata dagli allegati previsti dall’art.13 della L.R.47/1998, poiché lo stesso Ufficio Tecnico LL.PP. e Ambiente del Comune di Venosa – in data 05.11.2013 – dichiarava che tale istanza risultava “sprovvista degli allegati elencati” e che, “da notizie assunte, tale documentazione è disponibile presso il Comune di Palazzo San Gervasio e il Dipartimento Ambiente” della Regione Basilicata, in barba alla L.R.47/98. Qual è stato, nel 2009, il parere del Comune di Venosa? Secondo quale studio di impatto ambientale è stato espresso, vista la mancanza della documentazione necessaria? Chiediamo che venga rispettato il Diritto alla Conoscenza e che i documenti vengano resi consultabili da tutti i cittadini.

Associazione Futura – Venosa

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