La Rubrica di Alessandro Cannavale

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    Dario Vassallo è un medico e vive a Roma. È diventato famoso, suo malgrado, per essere il fratello di Angelo, noto come “il sindaco pescatore” del comune cilentano di Pollica. Come noto, Angelo Vassallo fu assassinato nel 2010. Il fratello Dario è autore di un libro molto interessante, “Il sindaco pescatore”, edito da Mondadori, che riprende i tratti salienti di quella esperienza politica interrotta in modo così cruento. L’ho intervistato per sapere qualcosa di più su Angelo Vassallo e per comprendere se l’eredità di quella proficua esperienza di amministratore sia stata raccolta da qualcuno e fatta fruttificare.

    1.       “In mare bisogna essere concreti e devi amare il silenzio. Queste virtù ho cercato di trasferirle nella politica. I politici di professione preferiscono le chiacchiere ai fatti, non decidono, e quando provi a forzare quelle che chiamano le consuetudini ti pigliano per uno che non ha capito niente della vita”. Sono parole di Angelo Vassallo, tratte da “Il sindaco pescatore”, in cui lei narra la vicenda del fratello, sindaco del comune cilentano di Pollica. Per il “sindaco pescatore” la politica è una missione laica. La sua ricetta era il ritorno alla politica autentica, non una banale antipolitica, vero?

    La politica di Angelo, non era antipolitica, era politica e basta, fatta di cose concrete, per la sua gente e per il bene del territorio.  La sua era una missione laica, senza chiacchiere o slogan ed era fatta di concretezza, di cose che si potevano toccare e vedere e ancora oggi sono sotto gli occhi di tutti, nonostante ci sia stata la volontà politica di cancellare il suo passaggio. Ma la storia non si può cancellare.

    2.       Angelo Vassallo dava del “tu” al volto arcigno del potere, alla burocrazia asfissiante. Dava del “tu” ai problemi della sua amministrazione. Ridimensionava, così, i mostri, riducendoli al ruolo di mostriciattoli. Era questo suo approccio, vigoroso e pragmatico, il segreto dell’efficacia della sua azione?

    Il segreto di Angelo, come detto, era la praticità, derivata dalla sua precedente vita da pescatore. Quando stai per mare a 20-30 miglia lontano dalla costa, devi essere pronto ad affrontare ogni problema e risolverlo. Così, quando Angelo è sceso dalla sua barca non ha fatto altro che trasferire la sua praticità nel fronteggiare le problematiche che affliggono la gestione del bene comune, le cose che interessavano la sua gente. Chi va per mare non piò avere paura degli uomini. Alcuni uomini politici con scarpe da 400,00 euro e che indossano camicie da 100,00 euro non possono fare paura, sono dei mostri che si riconoscono da lontano, essi puzzano come un pesce lasciato al sole per tre giorni. Sembrano belli e fotogenici ma sono mostri per il popolo, soprattutto quando sai che il loro “stipendio” da sindaco è da 800,00 euro. Essi sono il male, sono distributori di ricchezza per pochi. Durante questi sei anni ne abbiamo incontrati tanti. Per costruire un Sud migliore occorre che personaggi di una certa levatura intellettuale e che vivono al sud prendano consapevolezza delle loro capacità e del loro ruolo nella società, mettendosi in gioco per fare il bene della comunità. Se in questo paese ci sarà una “rivoluzione”, chiaramente culturale e non violenta, potrà avvenire solo da sud e dagli uomini e donne del sud.

    3.       In tempi di “terra dei fuochi”, il sindaco Vassallo organizza una raccolta differenziata dei rifiuti che giunge in poco tempo al 70% del totale. La gente vi aderisce convinta. È la dimostrazione che con i giusti amministratori si possa costruire, dal basso (in termini istituzionali) un Sud migliore? L’attenzione per gli ultimi, i disabili, per la sacralità della natura e del suo amatissimo mare sono stati la cifra caratterizzante del percorso politico di Angelo Vassallo. Ma non basta. Per fare bene bisogna saper gestire altrettanto bene, attraendo le risorse con politiche virtuose e creative. Ci può ricordare qualche episodio che le stia particolarmente a cuore?

    Racconto un singolo episodio che riporto anche nel libro.

    Acciaroli aveva una piccola piazza ubicata al centro del paese, di forma semicircolare, dove nel mezzo di questo piccolo spazio parcheggiava il pullman degli studenti, al lato destro c’era un distributore di benzina e a sinistra c’era un’officina meccanica.

    Angelo ristrutturando l’intero paese e tutte le frazioni del comune di Pollica, utilizzando fondi europei, trasferì il distributore fuori dal centro abitato, spostò l’officina meccanica e il parcheggio del pullman, tolse l’asfalto putrido di gasolio, lastricando la piazza con pietra locale, fece realizzare aiuole piantando lantane, rose, margherite e una bella fontana con acqua corrente. Fino a qualche decennio prima mancava anche questa (l’acqua).

    Rifece tutto ex novo, non solo quello che si vede ancora oggi in superficie ma anche tutto quello che c’è sotto il manto stradale: fogne, condutture per acqua, illuminazione, cavi telefonici…

    Al posto dell’officina meccanica, nacque un bar tabacchi, al posto del distributore nacque un alimentari e altri locali abbandonati si trasformarono in una pizzeria e in una libreria. Come un puzzle, incastrò le varie cose realizzando attività commerciali che in estate danno ancora oggi lavoro ad oltre venti persone.

    Riuscì ad abbinare la bellezza con l’economia, apportando ricchezza e sviluppo. Pochi riescono a creare con la bellezza anche economia. Li dove c’era l’abbandono, oggi c’è ricchezza, e non solo economica, perché noi non dobbiamo cadere nello sbaglio di valutare le persone solo per la loro ricchezza materiale, ma anche per la loro qualità di vita. Quest’ultima ha un valore inestimabile. 

     

    4.       Il contrasto degli abusi e della criminalità presente sul territorio sono stati altrettanto decisi. Aveva molti nemici, angelo, stando a quanto leggiamo nel suo bel saggio. “Il sindaco pescatore”, edito da Mondadori. Aveva “il vizio dell’onestà”. Leggo, altresì, tra le righe, il rammarico verso quei giornalisti che, invece di sostenerlo nella sua prodigiosa azione rinnovatrice, lo contrastavano, sostenendo il rifiuto che montava, nelle segreterie dei partiti, verso una figura scomoda. D’inciampo. Come una pietra dello scandalo. Semplicemente perché non era grigia e mediocre al pari di tanti altri. O, peggio, corrotta e criminale. Perché si scelse di non accogliere il progetto di candidarlo in Parlamento, secondo lei?

    Angelo non fu candidato perché personaggio “scomodo” nel panorama politico nazionale.  Amministrare bene il territorio era diventato già contagioso per un piccolo territorio, si immagini se avessero permesso un “contagio” a livello nazionale, non l’avrebbero mai e poi mai candidato, anzi, era già visto come un rompiscatole a livello locale. Poi Lei sa che le candidature non si ottengono in questo modo, in ogni partito c’è una gerarchia che è stilata non secondo la bravura, ma secondo l’appartenenza. Erano altri che dovevano essere candidati. E poi così è stato.

     

    5.       Con Vassallo, i giovani cilentani avevano smesso di andar via, dunque? Un fatto eclatante per il Sud.

    L’azione di Angelo era stata rivoluzionaria, per la prima volta nel territorio i giovani invece di andare via ritornavano dalle città per stabilirsi nel Cilento. La vera rivoluzione è quando riesci a cambiare il corso delle cose, anche e solo delle piccole cose, che poi così piccole non erano. Qui si parlava di lavoro, famiglia, figli, si trattava di un progetto a lunga scadenza che avrebbe cambiato il destino di tanti. Con l’uccisione di Angelo è cambiato anche il loro destino, e sono sicuro che per molti non c’è stata neanche la consapevolezza di tutto questo. Questi stolti, quello che è accaduto il 5 settembre 2010, lo metteranno a fuoco solo quando i loro figli partiranno per altri luoghi lontani per sopravvivere e non vivere dignitosamente come Angelo aveva permesso loro di fare. Questo è un discorso prematuro anche se sono passati solo sei anni, ma è una tesi che io porto avanti dal giorno dopo l’uccisione di Angelo. Tra qualche anno anche i più scettici se ne renderanno conto e forse si renderanno conto del fatto che lo stesso giorno in cui fu ucciso il loro sindaco si deve ricordare, si deve fare memoria di quanto accaduto e non facendo la sagra del pesce.  Con le alici fritte e marinate si è voluto cancellare e offendere la memoria del Sindaco Pescatore: se un popolo non fa memoria, è destinato ad andare alla deriva.

     

    6.       Rinnovabili non invasive sul territorio e dieta mediterranea. Era attento a tutto, il sindaco pescatore. Ma aveva intenzione di fare della propria terra un paradiso?

    Il progetto di Angelo per tanti di noi, me compreso, era indecifrabile, incomprensibile, ma egli costruiva tutto con una logica francescana, ogni giorno aggiungeva un tassello al suo incomprensibile puzzle, ogni giorno aggiungeva un colpo di colore ad una tavolozza che esprimeva bellezza. Aveva in mente non il paradiso, ma la pace, quell’equilibrio tra natura e uomo che solo pochi eletti riescono a vedere e altrettanto pochi riescono a realizzare. Era un progetto unico e irripetibile.

     

    7.       Lei scrive: “Angelo è un socialista vecchia maniera, ragiona da socialista vecchia maniera: uguaglianza davanti ai doveri e parità di diritti per tutti”. I cinesi, apprendo dal suo libro, studiano la sua figura di amministratore virtuoso. E in Italia, a parte la retorica, chi ha raccolto il suo testimone, la sua eredità politica?

    Localmente nessuno ha raccolto l’essenza politica di Angelo e lo abbiamo visto anche in quest’ultimo referendum, in cui si è continuato a parlare di fritture di pesce per pacchetti di voti. Egli era un eletto e non solo dal popolo, egli era un vero rivoluzionario, era riuscito a cambiare il modo di pensare della gente. E’ questa la vera rivoluzione, il cambiamento culturale che ti fa capire quali siano i tuoi diritti, rompendo quel cordone che ti legava al politico locale. Quel cordone era un cappio al collo che per secoli ha tenuto la gente del sud relegata in spazi “feudali” dove un tuo diritto veniva fatto passare per “un favore”. Quel cordone con nodo scorsoio è tornato. Un sindaco si valuta non solo per quello che riesce a realizzare materialmente, strade, porto, fogne, ma si valuta in base alla capacità di costruire una comunità. Angelo era riuscito in questo. La sua uccisione ha determinato la morte della sua comunità, tutto è stato cancellato quella notte, pochi secondi, pochi colpi di pistola e tutto è svanito. L’unica consolazione è che girando l’Italia mi sono accorto che ci sono tanti Angelo Vassallo, mi creda sono in tanti, e il nostro compito è valorizzarli e proteggerli, ma questo non dovrebbe essere un mio compito, bensì dovrebbe essere il compito della politica, della bella politica.

     

    8.       “Angelo era un esempio e gli esempi fanno pensare, vengono imitati, vagano e si posano, e per qualcuno costituiscono un pericolo, vanno fermati, sciolti, dimenticati”. A che punto sono le indagini della magistratura sull’efferata conclusione della sua vita e della sua esperienza politica?

    Le indagini investigative continuano senza sosta. Penso che in Provincia di Salerno non siano stati mai investiti tanti uomini e mezzi per cercare la verità e chi parla male, volutamente, delle forze dell’ordine e degli investigatori e della magistratura non so perché lo faccia. Forse anche su questo bisognerebbe indagare, perché inveire contro le magistratura solo il 5 settembre e poi dimenticarsi di tutto, nasconde qualcosa di illogico. Noi come Fondazione cerchiamo un altro tipo di verità, perché siamo consapevoli che se non c’è un interessamento della politica locale e nazionale non ci potrà mai essere la verità. Per 5 anni ho chiesto un indagine politica sull’uccisione di Angelo, ma non solo non sono stato mai ascoltato, (Migliavacca, Bersani, Guerini, Lotti) sono stato anzi minacciato di querela da qualche politico locale. Io e mio fratello Massimo continueremo ad andare avanti e soprattutto ci teniamo lontano da certi personaggi politici che non solo hanno ostacolato la vita amministrativa di Angelo, ma che hanno continuato ad ostacolare il cammino della Fondazione. Essi sono gli stessi che il 5 settembre di ogni anno, rilasciano una dichiarazione a qualche giornalista, loro amico, chiedendo verità sul Sindaco Pescatore, magari facendosi scorrere anche una lacrima, anche essa finta.

    La verità è come un diamante, essa ha tante sfaccettature, ed è bellissima, forse finora abbiamo visto un solo lato, noi proviamo a girare questo diamante e vedere cosa nascondono gli altri lati. Tanto noi non molliamo. Tranquilli.

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