Monitoraggio falde a valle di Fenice: gli Enti sapevano?

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    Monitoraggio falde a valle di ex Fenice: gli Enti sapevano? Perché i dati non sono stati resi pubblici? Pittella risponda! Le vicende connesse al monitoraggio ambientale dell’area ospitante il termovalorizzatore “Fenice” di Melfi, gestito dalla “Rendina Ambiente”, non smettono di far discutere e di destare preoccupazioni. Abbiamo presentato un’interrogazione al Presidente della Giunta regionale in cui chiediamo le ragioni per cui non sono stati pubblicati tempestivamente i valori del monitoraggio, se e quando i predetti dati sono stati comunicati dall’Arpab alla Regione Basilicata, qual è lo stato attuale di inquinamento della falda e, in caso di persistenza degli sforamenti dei limiti di legge, cosa si intende fare per porvi rimedio. A una serie di problemi e situazioni allarmanti, che si trascinano da anni, dobbiamo denunciare, ancora una volta, la noncuranza della Regione Basilicata, che, dopo aver autorizzato e finanziato con più di 130.000 € il monitoraggio delle acque di falda e dei terreni a valle idrogeologica dell’inceneritore, non si è più occupata dei risultati delle analisi. Analisi eseguite da Arpab ad ottobre 2015 ed i cui risultati sono stati pubblicati solo in questi giorni dopo una serie di solleciti e denunce. Infatti, lo ricordiamo, nel 2013, diverse vicissitudini, anche giudiziarie, avevano portato il Comune di Melfi, di concerto con gli uffici regionali, ad avviare un progetto di monitoraggio delle acque di falda idrica sotterranea e la caratterizzazione dei terreni localizzati a valle di Rendina Ambiente, nell’area di proprietà della Sata. L’obiettivo era verificare lo stato di inquinamento a valle e fuori dal perimetro dell’inceneritore. Obiettivo importante e strategico, considerata la vicina confluenza della falda col Fiume Ofanto. La Regione Basilicata, con D.G.R. n. 681/2013, approvava e ammetteva a finanziamento il progetto per l’importo di € 130.610,00, a valere sul cap. n. 27010 “Spese per interventi sul ciclo dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati ad Amm.ni Locali”. Dopo quelle analisi, eseguite ad Ottobre 2015, non si è avuto più nessun riscontro, fino ai giorni scorsi. I risultati del monitoraggio hanno evidenziato come la falda acquifera sia stata fortemente inquinata, nell’anno 2015, da metalli pesanti e sostanze cancerogene, presenti in concentrazioni anche di cinque volte superiori ai massimi di legge. Una realtà allarmante che, non solo non viene resa pubblica, ma non viene nemmeno affrontata nel modo adeguato. Pare, infatti, che già a febbraio 2016 l’ARPAB avrebbe comunicato i dati agli Enti preposti: Comune di Melfi, Regione Basilicata, Provincia e ASP. Quali provvedimenti hanno preso in un anno? Siamo di fronte all’ennesima ‘disattenzione’? Un ritardo ingiustificabile se consideriamo che il monitoraggio è stato finanziato dalla Regione Basilicata con risorse pubbliche, aggravato dal fatto che i dati pubblicati sono ormai datati e occorre già interrogarsi se, nel frattempo, la stato di inquinamento della falda sia peggiorato. Dobbiamo denunciare, per l’ennesima volta, la mancanza di trasparenza e tempestività, da parte del Governo regionale che, in vicende di questo tipo, dovrebbe farsi garante della salvaguardia della salute pubblica. Attendiamo una tempestiva risposta, soprattutto a nome di chi vive in quelle aree e usa l’acqua di quella falda idrica.

    Gianni Rosa, Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale

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