Amianto, ictus e malattie cardiache

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    I risultati delle analisi dei ricercatori dell’Health and Safety Laboratory su 94.403 uomini e 4.509 donne esposti alla fibra-killer e seguiti tra il 1971 e il 2005


    Il campione esaminato ha manifestato più probabilità di morire per una malattia cardiovascolare rispetto alla popolazione generale.


    L’amianto è un “veleno” non solo per i polmoni, con i suoi noti rischi di tumore. Chi è a contatto con questo materiale, infatti, corre anche maggiore pericolo di avere una crisi cardiaca o un ictus: possibilità che aumenta con il prolungarsi dell’esposizione. Un problema che riguarda, tra i lavoratori dell’industria, soprattutto le donne per le quali raddoppia la probabilità di ictus e aumenta dell’89% quella di crisi cardiaca, contro percentuali maschili che si attestano, rispettivamente, al 63% e al 39%.
    A lanciare il nuovo allarme sono i ricercatori britannici del centro “Health and Safety Laboratory (HSL)” che hanno pubblicato uno studio su “Occupational and environmental medicine”. A oggi sono ben noti gli effetti oncologici della fibra-killer – responsabile principale di mesoteliomi, tumori polmonari, intestinali e di altre sedi – ma poco si sa sugli effetti cardiovascolari legati alla sua natura di “agente infiammatorio”.
    Da qui la ricerca degli scienziati inglesi. Lo studio si è basato sull’analisi dei dati medici di 94.403 uomini e 4.509 donne, seguiti tra il 1971 e il 2005, che hanno avuto contatto con l’amianto sia nel lavoro di bonifica che nell’industria.
    Va rilevato che più della metà del campione era composto da fumatori. Nell’arco di tempo esaminato 15.557 persone sono morte, considerando le diverse cause: 1.053 hanno avuto un ictus e 4.185 di infarto.
    Considerando il tasso di mortalità standard, spiegano gli esperti, i lavoratori esaminati, avevano più probabilità di morire di una malattia cardiovascolare rispetto alla popolazione generale, anche tenendo conto del maggior rischio legato al fumo.

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