L’uomo sostantivo è una specie in via di estinzione

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    Qualcuno grida: “ho visto un lavavetri fuggire lungo il viale!” Mi chiedo perché ha visto un lavavetri fuggire e non una persona correre: un ragazzo, un uomo, una donna. No, ha visto un lavavetri. Noi siamo ciò che facciamo nel momento in cui ci guardano? Siamo la nostra attività, siamo il nostro lavoro? Magari siamo il nostro non lavoro, siamo disoccupati. Ma non siamo persone. Abbiamo perso il senso dell’umanità. Non vediamo più uomini, donne, bambini e bambine. Non vediamo esseri umani, ma involucri. Vediamo tassisti, autisti, avvocati, farmacisti, operai, contadini, terremotati, alluvionati, disoccupati. Noi siamo il distintivo che portiamo. Siamo miseri attori di noi stessi. Il senso dell’essere umani è smarrito nel senso dell’essere mani. Mani che toccano, che fanno, che si sporcano, che mangiano, che lavorano, che uccidono, mani che si difendono. Mani che ogni giorno diventano sempre più zampe. Siamo anche pancia, stomaco, tette e culi. Il cuore, l’anima, la coscienza, il cervello li abbiamo ammassati nella discarica indifferenziata dei rifiuti scomodi. Ecco perché siamo diventati dei miseri aggettivi. L’uomo sostantivo è una specie in via di estinzione. Non siamo neanche più degli animali, ma bestie che hanno perso il senno. Da quando camminiamo su due gambe, abbiamo perso l’equilibrio. Da queste parti, se parli del passato molti pensano al passato di pomodoro. Se invece parli del futuro, pensano alla partita di calcio della prossima settimana. Onore al merito di quella Politica che ha tracciato gli orizzonti del futuro in scatola, surrogato, e colorato con gli additivi della stupidità. Onore al sogno capitalista, un sogno di parte, incubo dell’umanità inconsapevole.

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