La strada mangiasoldi

Più informazioni su

Ha 30 anni ma è ancora in fasce eppure per farla crescere sono state spese decine di milioni di euro. Si tratta della cosidetta “Oraziana”. L’ennesimo esempio di malagestione di risorse pubbliche si sta consumando sul terzo lotto

Quel terzo lotto della strada Oraziana. Con la delibera di giunta regionale n.2447 del 3 novembre 2004 vengono riformulati e poi sottoscritti gli Accordi di programma già siglati in data 4 giugno 2003 dalla Regione Basilicata con le Amministrazioni provinciali di Potenza e Matera, relativi all’attuazione del Piano regionale della viabilità. Con la delibera  n. 521 del 7 marzo 2005 si autorizza l’Amministrazione provinciale di Potenza ad integrare il finanziamento già disponibile di euro 11.620.280,49 con il finanziamento aggiuntivo di euro 5.979.719,51 relativo al progetto definitivo dell’opera di collegamento tra la s.s.v. Candela – Potenza e la s.s.v. Bradanica I° tronco, 3° lotto il cui costo complessivo è di euro 17.600.000,00. Successivamente, la delibera viene revocata per mancata produzione di effetti. A seguito di questa situazione, l’Amministrazione provinciale di Potenza provvedeva, tramite delibera di Giunta provinciale n. 86 del 12 maggio 2005, a determinare in euro 22.483.000,00 con un maggior costo di euro 4.883.000,00 l’importo per il progetto esecutivo relativo alla strada. Nel frattempo, durante l’esecuzione dei lavori si sono verificati alcuni problemi. Eventi franosi, problemi di messa in sicurezza della galleria di sottopasso nell’abitato di Ripacandida e, in fine, l’abbandono dell’impresa esecutrice ed appaltatrice dei lavori, la Cogemar spa. Lavori che dovevano essere ultimati entro il mese di settembre 2008 ma che ad oggi risultano ancora interrotti. Il contratto con la Cogemar viene risolto e le spettanze economiche delle maestranze insolute. Tutto normale?

Qualcuno chiede conto. Il 4 ottobre 2011 il consigliere regionale Francesco Mollica interroga, sulla questione, l’assessore alle Infrastrutture. “(…) quanti fondi sono stati erogati all’impresa, quale è l’importo dello stato di consistenza all’atto della rescissione, se vi siano responsabilità negli uffici della Provincia o del direttore dei lavori/progettista e come si intende risolvere la questione dei lavoratori e dei fornitori”. L’assessore alle Infrastrutture, Rosa Gentile, risponde leggendo una nota pervenuta dal responsabile del procedimento della Provincia di Potenza . Che cosa c’è scritto nella nota? “…il terzo lotto della strada di che trattasi, denominata Oraziana, ad oggi risulta eseguito per circa il 65% dell’importo previsto. Tra le opere da completare vi è la galleria naturale Serra del Toppo, realizzata per circa il 50%, oltre ad opere minori quali il completamento degli svincoli e le pavimentazioni. A tutt’oggi sono stati emessi 14 stati di avanzamenti lavori oltre al 14° bis relativo alle compensazioni per il caro prezzo dei materiali. Sono stati erogati i pagamenti relativi agli stati di avanzamento fino al numero 13 per un importo complessivo di 9.071.170 euro oltre IVA, in quanto le somme relative agli ultimi stati di avanzamento lavori sono state trattenute per pignoramenti intervenuti. Lo stato di consistenza delle opere eseguite non è stato ancora formalmente consegnato dalla direzione lavori, ma sostanzialmente non ci sono differenze significative rispetto a quanto contabilizzato, poiché il cantiere è completamente fermo da tempo. Nella citata nota 28638 del 2011 il responsabile del procedimento esclude responsabilità da parte dell’amministrazione provinciale di Potenza o del direttore dei lavori, circa la situazione determinatasi essendo riconducibile unicamente a problemi dell’appaltatore. Infine, riguardo alle questioni relative ai crediti vantati dai lavoratori e dai fornitori le stesse saranno oggetto di trattazione in sede giudiziaria.”

Tutto a posto? No, Mollica non è soddisfatto e dichiara testualmente in Consiglio: “assessore, questa logicamente sarà una delle prime volte nelle quali mi devo ritenere non solo insoddisfatto ma addirittura la devo mettere sull’avviso che qualcuno sta cercando di prenderci in giro. Se lei, gentilmente, mi farà avere questa nota, perché io la vorrò trasmettere alle autorità competenti. Ormai c’è una presa in giro su questa strada da parte di chi è tenuto ed è pagato anche lautamente rispetto a queste opere. Bisogna tener presente che lo stesso progettista, lo stesso direttore dei lavori oramai sta su quella strada, sull’Oraziana, da circa venti anni ed addirittura ha messo il cappello anche sul quinto lotto di quella strada, oltre che essere progettista e direttore dei lavori del quarto lotto. E’ mai possibile che dopo due anni che c’è stata la rescissione del contratto, non sia stato rilevato lo stato di consistenza? Mi deve spiegare il direttore dei lavori, a me, che non capisco niente di questioni tecniche, qual è la differenza tra gli stati di avanzamento lavori che ha firmato ed ha mandato per i pagamenti e lo stato di consistenza dell’opera. Quale differenza c’è al punto di dover aspettare due anni per avere lo stato di consistenza ? E lei stessa ci ha detto che c’è un’operazione giudiziaria in atto. L’operazione giudiziaria, secondo lei, avrebbe bisogno o no di questi dati per capire realmente che cosa sta succedendo?  Credo che qualcuno stia rallentando quei lavori. Pertanto mi deve permettere di dissentire su questa risposta che io ho ricevuto, non dà certezze alla gente di quel territorio, che dopo venti anni, nonostante siano stati da parte della Regione investiti 22 milioni e mezzo di euro, più altri 38 milioni sul quarto lotto, quindi un investimento consistente, di poter fruire di un’opera grazie alla leggerezza di qualcuno. Io vorrei che lei non solo convocasse ma guardasse attentamente sulla giustizia e la legittimità degli atti, sui quali non ho dubbi, rispetto anche ai funzionari della Provincia, i quali ricevono documenti, dai quali vengono firmati questi documenti, erogano pagamenti attraverso i fondi che noi abbiamo stanziato. Un po’ di attenzione sui controlli doveva esserci. Le potrei dire: “Assessore, mi dia queste carte e stia attenta perché su quell’opera e su quel lotto qualcosa non funziona e non ci saranno logicamente sconti rispetto a quello che potrà accadere“.

Ma cosa è successo su quella strada? Dalla lettura dei documenti sembra emergere chiara una responsabilità della Provincia di Potenza. L’Amministrazione provinciale è assegnataria delle risorse per la realizzazione di quella strada. Pubblica un bando di gara. I lavori vengono appaltati alla Cogemar Spa di Somma Vesuviana. Chi deve controllare su quei lavori è la Provincia attraverso i suoi ingegneri e il suo responsabile unico del procedimento (Rup). E’ la Provincia dunque che determina i pagamenti all’impresa, li accredita, previo controllo degli stati di avanzamento dei lavori. Il sospetto di alcuni sarebbe che la Provincia avrebbe pagato stato di avanzamento lavori senza che i lavori siano stati realizzati. Siamo di fronte ad un imbroglio? Ad una truffa? Non spetta a noi stabilirlo. Fatto sta che la Provincia sembra ci abbia rimesso circa 1 milione di euro non dovuti alla Cogemar. Ci auguriamo che sia solo un milione, anche se non sono noccioline. I cittadini pagano sempre, nonostante siano all’oscuro di tutto. La domanda che legittimamente dobbiamo farci è la seguente: se truffa c’è stata, chi ha omesso di fare i controlli? O c’è di peggio? Fatto sta che ad un certo punto qualcuno si è accorto che qualcosa non funzionava. Il 9 febbraio 2011  la Provincia sospende due determine dirigenziali di pagamento alla Cogemar.

 

Ma chi è la Cogemar Spa? Dietro questa impresa si nascondeva una bella bancarotta fraudolenta. La Cogemar aveva già lasciato tracce negative in altre regioni italiane. Ma nel luglio 2012 la Guardia di finanza scioglie ogni dubbio. Ecco cosa scrive “Il Meridiano.it: “La Guardia di finanza sigilla 50 appartamenti, terreni, garage e 11 milioni di euro. I beni sono intestati a due coniugi di Somma Vesuviana. 14 gli indagati. Al centro dell’inchiesta c’è il fallimento dell’impresa di costruzioni che si è aggiudicata anche appalti statali. Il meccanismo è di quelli purtroppo già diffusamente “sperimentati” in tutto il territorio nazionale e consiste nel creare ad arte una serie di società satelliti, magari intestate a parenti e amici, su cui scaricare i debiti che l’azienda capofila non vuole pagare ai suoi fornitori. Secondo la guardia di finanza grazie a questo consumato escamotage, più che illegale, due coniugi di Somma Vesuviana, titolari di una ditta di costruzioni, la Cogemar, sono riusciti ad accumulare un piccolo impero immobiliare e finanziario: 49 tra appartamenti, terreni, box auto e complessi edilizi, ubicati a Somma Vesuviana e in provincia di Mantova, nonché 11 milioni di euro in crediti vantati dalla stessa Cogemar nei confronti di due importanti società dello Stato, l’Anas e la Ferrovia Centrale Umbra srl, aziende pubbliche che avevano affidato alla ditta vesuviana alcuni appalti. Complessivamente i beni sequestrati, su disposizione della procura di Nola, dalla compagnia delle fiamme gialle di Casalnuovo, coordinata dal gruppo di Torre Annunziata, ammontano a 18 milioni di euro. Un tesoro che era nella disponibilità del legale rappresentante dell’azienda di Somma e di sua moglie. I due sono stati denunciati dai finanzieri della compagnia di Casalnuovo, diretti dal capitano Giuseppe Di Stasio, per il fallimento, avvenuto il 30 marzo dell’anno scorso, della Gecomar, azienda che secondo gli investigatori non è nient’altro che la diretta matrice dell’attuale Cogemar. Marito e moglie sono accusati del reato di bancarotta fraudolenta. L’indagine però coinvolge un numero ben più consistente di indagati, che sono ben 14, in gran parte parenti e amici della ricca coppia finita al centro delle attenzioni da parte dei baschi verdi. A queste persone i due coniugi sommesi, sempre secondo l’accusa, avrebbero intestato una serie di società (Sfim spa, Gleismac Italiana srl, Cogemar infrastrutture srl, Cogemar spa e Romi Costruzioni srl ) che fungevano da specchietto per le allodole. Grosso modo funzionava così: i fornitori delle attività edilizie avevano come punto di riferimento dei crediti vantati queste altre imprese satelliti, che però non li pagavano. In questo modo, sempre in base all’inchiesta, i bancarottieri e i loro complici avrebbero accumulato profitti per un totale di 36 milioni di euro. Per evitare ulteriori problemi con i fornitori gli indagati avrebbero trasferito i patrimoni ad altre tre società, la 2P srl, con sede a Napoli, la Margherita Immobiliare, con sede a Somma Vesuviana, e la Lavori spa.” Insomma una ditta non proprio affidabile.

Tutto fermo ma…Intanto i lavori della strada Oraziana sono bloccati, i lavoratori sono sul lastrico. Però, come al solito, nonostante le decine di milioni di euro già spesi senza che l’opera sia stata completata, arrivano altri soldi. La Regione Basilicata ha stanziato altri 12,5 milioni di euro per consentire alla Provincia di indire una nuova gara d’appalto per la conclusione dei lavori. Un calcolo sommario ci potrebbe spiegare che la Cogemar ha preso circa 10 milioni di euro anche per lavori non realizzati. Ma la certezza degli importi non dovuti ce la potrebbe fornire un documento che si chiama “stato di consistenza”. Esiste questo documento? Ad ogni modo sarebbe opportuno indagare sull’ipotesi che chi doveva controllare ( la Provincia) non avrebbe controllato o lo avrebbe fatto con negligente superficialità. Sarebbe opportuno indagare sull’ipotesi che qualcuno avrebbe firmato mandati di pagamento alla Cogemar sulla base di stati di avanzamento lavori inesistenti. La magistratura potrebbe togliere ogni dubbio ai cittadini.

 

Più informazioni su