Emozionando il Natale!

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    “Natale è sempre, non soltanto per un giorno, l’amare, il condividere, il dare, non sono da mettere da parte come i campanellini, le luci e i fili d’argento in qualche scatola su uno scaffale. Il bene che fai per gli altri è bene che fai a te stesso”. (Norman Brooks)


     In questo periodo natalizio di enormi tagli alle spese e sacrifici economici come quello che sta affrontando l’Italia e l’Europa, che senso ha il lavoro nella relazione d’aiuto?


    La mia risposta è filtrata da un’immagine che continua a presentarsi nella mia testa e rappresenta un festeggiamento nella Cooperativa per la quale lavoro, con utenti di alcuni servizi…Mi emoziono! Che immagine avete voi? Che effetto vi fa la vostra immagine?


     Il periodo delle festività è generalmente riconosciuto come portatore di buon umore, letizia e apertura verso gli altri. L’atmosfera natalizia è qualcosa che avvolge, che si respira, penetra nel corpo e rende le persone sensibili, ricche di sentimenti e aperte verso le emozioni. Ma non è così per tutti! Ci sono, d’altra parte, persone che con l’avvicinarsi del Natale, tendono a vivere momenti considerati come minaccia al loro personale equilibrio, capaci di evocare emozioni spiacevoli, ansia, angoscia, etc. Un approfondimento di tale stato d’animo necessita di un’esplorazione interna di quello che sentiamo: chi non ha accesso al proprio sentire è destinato a vivere nel caos emozionale!


    In questo crogiuolo di emozioni, quasi apparentemente acontestualmente, solletica la mia anima e la mia  riflessione il senso delle parole: relazione d’aiuto.


     Riporto un concetto di Robert Resnick, che mi vede completamente d’accordo: alcuni si considerano appartenenti alla categoria delle “professioni d’aiuto” e perciò si impegnano in “relazioni d’aiuto”, attenzione: queste persone sono pericolose! Egli sottolinea la differenza tra il vero sostegno e l’aiuto: “fare per un altro ciò che egli è in grado di fare per sé, impedisce che questi diventi consapevole della capacità di sapersi reggere sulle proprie gambe”. La difficoltà in questo sta nel valutare se una persona è in grado di reggersi da sola. A sua volta questo è influenzato dal personale bisogno di ognuno di essere d’aiuto; bisogno, a mio parere, avvertito da molti soprattutto in questo periodo.


    Mi chiedo allora: “L’atmosfera natalizia non potrebbe costituire un’occasione per fare qualcosa per gli altri, ma anche e soprattutto per se stessi? Probabilmente è proprio cominciando da sé e abbandonando le idee salvifiche o le sindromi da crocerossine/i, che si può diventare maggiormente “funzionali” per l’altro bisognoso”!


    “Ciò che è più grande negli esseri umani è ciò che li rende uguali a tutti gli altri. Qualsiasi altra cosa che vedi più in alto o più in basso da ciò che è comune a tutti gli esseri umani ci sminuisce. Se sappiamo questo, possiamo sviluppare un profondo rispetto per ogni essere umano” (Bert Hellinger).

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