Sul consorzio Asi di Matera è caduto un pietoso oblio

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    Il comunicato stampa di qualche giorno fa, con cui il commissario del Consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Matera ha annunciato  che il bilancio dell’anno 2012 si è chiuso in positivo, ha avuto l’unico merito di attirare l’attenzione su di un ente sul quale è da tempo caduto un pietoso (ma interessante) velo di oblio. Né l’assessorato regionale alle attività produttive, né le forze politiche di maggioranza o di opposizione, né le categorie produttive hanno ritenuto di verificare approfonditamente sui tre anni di questa gestione commissariale e sulle eventuali ripercussioni avute nelle (mancate) azioni di sostegno alle imprese. Se mai decidessero di farlo si dovranno porre una serie di interrogativi: quante assegnazioni di aree industriali sono state fatte a vantaggio delle imprese? 2)quali nuovi servizi sono stati attivati? 3) quali progetti sono stati messi in campo per fronteggiare la crisi dilagante del settore manifatturiero? 4) In che stato versano le aree industriali? 5) quali iniziative sono state messe in campo per la migliore utilizzazione degli assets di proprietà, quali il centro intermodale o gli immobili direzionali costati diversi miliardi di vecchie  lire? E la pista “Mattei” che fine ha fatto? Continuerà ad essere causa di dispendio di danaro pubblico senza un’effettiva finalizzazione? Ed infine, ma non per ultimo, il personale in quale conto viene tenuto dal momento che abbiamo notizia di numerosi ricorsi all’autorità giudiziaria per il riconoscimento dei propri diritti? Come mai  è stato sottoscritto un contratto integrativo di ente (non firmato da Fp Cgil, Cisl Fp e Findici) che non eroga, ma elargisce un premio di produttività addirittura retroattivamente,  scontentando tutti? Una gestione che non si preoccupa minimamente di che fine faranno questi lavoratori alla luce della legge di riforma dei consorzi industriali che prevede una generica ricollocazione di costoro in altri  enti senza porsi minimamente il problema di come salvaguardare le professionalità di questi lavoratori? si continuano a fare assunzioni, a dare incarichi esterni o a stipulare convenzioni in una situazione che vede il consorzio a seguito della legge di riforma svuotato delle sue competenze. Se non ricordiamo male il compito del commissario, come prescrive la legge di riforma,  doveva essere quello di traghettare l’ente in una nuova impostazione. Su tutto questo è calato un profondo silenzio! Eppure basterebbe riflettere su di un dato: Il Consorzio vive, anzi  sopravvive solo per gli introiti che riceve da Tecnoparco che ha in fitto gli impianti consortili  il che ne fa un Ente che vive di rendita, la  cui   dotazione finanziaria è passata, nel regime commissariale, da 20 milioni di euro a 16 milioni! Nessuno però si ripiega su tutto questo.  Non arrivano né sollecitazioni né  lagnanze da parte delle imprese o  dai rappresentanti delle istituzioni. Per Noi questo resta un mistero  alquanto strano,  anzi molto strano. Non sarebbe il caso di risvegliarsi, dando un segnale serio all’opinione pubblica, che questi enti servono alla collettività e non alle poltrone da occupare? Noi attendiamo una risposta urgente dagli organi preposti, in quanto ci sorge un dubbio: non vorremmo che alla fine della gestione commissariale – a dispetto delle aspettative del personale – qualcuno avanzasse l’ipotesi dello scioglimento del Consorzio e  nessuno avrebbe argomenti per evitarlo.

    Vito Maragno (Cgil-Fp), Giuseppe Bollettino (Cisl-Fp)

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