Quell’accordo stonato con Geogastock Spa

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    Un motivo che ci spinge a rilanciare l’argomento: la memoria. Accade spesso che i media e la politica trattano temi delicati nell’istante in cui un evento si verifica. Pochi giorni di stampa, pochi giorni di dibattito e poi tutto finisce nel dimenticatoio. Sbagliato, perché soprattutto quando si tratta di quattrini pubblici, di risorse ambientali, della salute dei cittadini, la guardia bisogna tenerla costantemente in allerta

    La Geogastock S.p.a

    Geogastock spa, nata da una scissione societaria con la Geogas srl – il cui capitale azionario appartiene per l’80% alla Energetic Source di Paderno Franciacorta (BS), controllata a sua volta da Avelar Energy Group, holding europea della Renova, colosso energetico guidato dal russo Viktor Vekselberg a capo dell’impero dell’alluminio. La società bresciana utilizzerà per il megastoccaggio alcuni pozzi (molti dei quali inquinati) che compongono i giacimenti dismessi delle concessioni Eni spa “Grottole-Ferrandina” e “Pisticci”, in località Cugno Le Macine e Serra Pizzuta. 1,8 miliardi di metri cubi, 16 milioni di euro all’anno, 400 milioni di euro di profitto totale, occupazione stimata a regime, 19 persone. Questi i principali numeri.

    Si  spalancano le porte

    Con un decreto del 9 febbraio 2009 il Ministero dell’Ambiente esprime parere positivo sull’istanza di compatibilità ambientale del Progetto di Stoccaggio, presentata da Geogastock S.p.a. in data 19 luglio 2007.

    La Regione Basilicata dunque non deve fare altro che stipulare un accordo con la società proponente per stabilire misure di riequilibrio e di compensazione ambientale, ma sempre nell’ambito degli obiettivi generali di politica energetica nazionale. Gli impianti saranno realizzati nel territorio dei Comuni di Ferrandina, Salandra, Pisticci. Si tratta dei giacimenti di gas di Grottole-Ferrandina (Concessione Cugno Le Macine) e Pisticci (Concessione Serra Pizzuta).

    Intanto in data 9 giugno 2010, i Comuni di Salandra, Ferrandina e Pisticci hanno sottoscritto con Geogastock S.p.a. l’accordo per le compensazioni di cui all’art. 1 comma 5 della legge 239/2004 sul riordino del settore energetico, per un ammontare di  1 milione di euro per ciascun Comune. Che cosa è scritto al comma 5 dell’art. 1 della legge 239? “Le regioni e gli enti locali territorialmente interessati dalla localizzazione di nuove  infrastrutture  energetiche  ovvero  dal potenziamento  o  trasformazione  di  infrastrutture  esistenti hanno diritto   di   stipulare   accordi  con  i  soggetti  proponenti  che individuino   misure  di  compensazione  e  riequilibrio  ambientale, coerenti con gli obiettivi generali di politica energetica nazionale…”

     

    Perché un territorio interessato da un sito di stoccaggio deve essere compensato?

    La combustione di gas genera, anche se in misura minore rispetto agli altri combustibili fossili, gas serra che contribuiscono al surriscaldamento del pianeta. L’ estrazione di gas (ma anche di petrolio) porta a una diminuzione della pressione nella riserva sotterranea. Ciò può portare ad un progressivo abbassamento del terreno che può danneggiare l’ecosistema, i corsi d’ acqua, la rete idrica e fognaria e causare cedimenti nelle fondamenta degli edifici. L’ estrazione e il trasporto del gas possono inoltre generare ulteriore inquinamento. Gli esperti si attendono per i prossimi anni un’impennata nell’uso di gas naturale, conseguente alla richiesta di fonti alternative al petrolio. Normalmente, gli inquinanti principali sono: anidride carbonica, monossido di carbonio, ozono, ossidi di azoto. Sono però molto ridotti i seguenti inquinanti: particolato, ossidi di zolfo, idrocarburi incombusti (tra cui benzene).

    Che cosa prevede l’accordo in soldoni?

    Geogastock S.p.a., per specifici interventi e iniziative di compensazione e riequilibrio ambientale destinate all’area della Val Basento, a fronte della realizzazione del Progetto di Stoccaggio, verserà alla Regione Basilicata un contributo complessivo di euro 11.000.000,00 (undicimilioni di euro) ripartiti nei seguente modo:

    a) euro 2.000.000,00 (euro duemilioni) entro e non oltre 120 gg. (centoventi giorni) dalla data di pubblicazione ufficiale del Decreto di rilascio della concessione ministeriale relativa al Progetto di Stoccaggio (o almeno della Concessione di Cugno le Macine, se ottenuta prima di quella di Serra Pizzuta);

    b) euro 4.000.000,00 (euro quattromilioni) entro e non oltre 60 gg. (sessanta giorni) dai rilascio dell’autorizzazione MSE-UNMIG alla messa in esercizio dell’attività del Progetto di Stoccaggio (o almeno del Progetto relativo alla Concessione di Cugno le Macine, se ottenuta prima di quella di Serra Pizzuta) ;

    e) euro 250.000,00/anno (euro duecentocinquantamila/anno) per la durata della concessione (che, secondo la normativa applicabile, si attende pari a20 anni più, ove accordati dalle competenti Autorità, 2 rinnovi di 10 anni).

    (…)

    Alcune domande ingenue

    Chi garantisce che in quei siti ci sarà esclusivamente stoccaggio di gas naturale? Chi garantisce che non sarà bruciato gas naturale estratto come sottoprodotto dell’estrazione petrolifera. Ma una domanda molto più “ingenua” riguarda l’affare: a fronte di 400 milioni di euro di profitto della Geogastock e di un numero di occupati pari a 19, vi sembra congruo il prezzo di 11 milioni di euro pagati alla Regione Basilicata? Chi ci ha guadagnato da queste parti?

    La massima pubblicità

    “La Regione Basilicata, pertanto, si impegna a dare al presente atto la massima pubblicità, tramite la pubblicazione sul BUR e sul sito web regionale ed ogni altro strumento ritenuto idoneo, promuovendo altresì adeguate forme di partecipazione degli Enti locali ricadenti nell’area cd. Val Basento nella programmazione degli interventi da finanziare con le compensazioni di cui ai presente Accordo”. Sul Bur abbiamo trovato esclusivamente gli estremi della delibera.  Dal 2011 ad oggi non si sa che cosa sia accaduto. L’accordo è attivo? Il progetto di stoccaggio è operativo? Qualcuno ritiene che la questione non riguarda i cittadini?

    Per concludere

    Forse la Val Basento è destinata ad essere un’area “morta”. E’ da decenni che la politica, impotente, insiste su una falsa direttrice di sviluppo. Chimica, petrolio, gas, rifiuti, inquinamento e appunto, morte. In quel territorio insistono centrali elettriche, discariche di rifiuti industriali, pozzi petroliferi ed impianti dismessi dove rinasce un polo chimico ed energetico, con centrali di produzione elettrica, impianti di rigenerazione di Oli esausti e mega discariche industriali.

     

     

     

     

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