Bonifiche made in Basilicata: l’Eni e la Ecosud, a Bernalda con le “carote al vento” foto

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    Non si sa più ufficialmente nulla della rottura dell’Oleodotto a Bernalda, verificatasi nel marzo 2012 presso Masseria Cardillo. Non si sa dello stato di avanzamento della bonifica, né degli effetti ambientali né di quelli sanitari, né dell’eventuale natura dolosa, né di come abbia funzionato la catena di controllo e allarme di Eni come degli enti pubblici durante l’evento. Abbiamo acquisito un mese fa circa, delle foto sull’area cantiere in questione: in merito abbiamo avanzato domande scritte alla Ecosud srl (azienda della famiglia Iula incaricata, per conto di Eni, della bonifica dell’area) che per iscritto non ci ha risposto ma ci ha contattato telefonicamente per risponderci ufficiosamente quindi non autorizzandoci alla pubblicazione della loro risposta. 

    L’area cantiere appare incustodita. Numerosi piezometri risultano installati dal giorno della perdita di greggio, una rete fitta cha arriva sino ai campi coltivati attigui alla zona, una rete di cui non è mai stato pubblicato un dato né sono visibili emulazioni della stessa a ridosso di qualsivoglia pozzo o infrastruttura petrolifera. Il verde circostante sembra ben tenuto e l’unica zona che presenta cartelli di segnalazione è l’area di controllo della valvola HVS-519, valvola dell’oleodotto Viggiano – Tempa Rossa – Taranto: una recinzione di metallo di pochi metri quadri, apparentemente video sorvegliata. Tutto il resto è circondato da una recinzione da cantiere, in plastica rossa, la cui entrata principale era tenuta ferma da una corda che tuttavia permetteva il passaggio, priva di cartellonistica e con numerose carotiere a vista. A ridosso della recinzione sono decine le carotiere piene ed in apparente stato di abbandono, in parte esposte anche alla intemperie. Spunta su tutti il coperchio di una di esse che riporta la scritta:”Committente – Invitalia – indagini ambientali – sito SIN, Manfredonia – Monte Sant’Angelo (Foggia) – ditta esecutrice Ecosud srl” etc. Cosa ci fa nel cantiere di Bernalda un cartello relativo al Sin di Manfredonia? È rispettoso delle eventuali indagini in corso lasciare quelle carote di suolo in un cantiere apparentemente incustodito? Rispetta gli standard di qualità lasciare senza una copertura fissa ma in balia degli agenti atmosferici, e non solo, quelle carote di suolo? Quelle carote sono suoli del posto o no? Cosa c’è negli altri sacchi contrassegnati dalla sigla R, ossia rifiuto, lasciati anch’essi in apparente stato di abbandono? Eni può spiegare quali ripercussioni ambientali ha avuto quella perdita? E’ questa la sicurezza da garantire ad aree, cantieri, rifiuti e materiali d’indagine come quelle carote? La bonifica del sito è stata completata ed in caso affermativo gli esiti del contradditorio dove sono visto che l’unico rapporto Arpab in materia, privo di firme e data, risalirebbe sempre al 2012?

    Giorgio Santoriello – Associazione “Cova Contro”

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