Bullismo. Quella orribile condanna

Tutti i fine settimana dovranno consegnare i pasti agli anziani ospiti di due case di riposo. Sei giovani dovranno così espiare le azioni di bullismo contro alcuni coetanei

Un anno di volontariato è la pena che hanno patteggiato davanti al Tribunale dei minori di Venezia. Se rispetteranno l’impegno, il reato sarà estinto e loro assolti. La notizia è di qualche giorno fa. Gli imputati erano accusati di una serie di furti, estorsioni e rapina ai danni di coetanei. Ancora una volta assistiamo all’orrore di queste pratiche punitive. Quante ambiguità culturali nascono da queste mostruosità giuridiche? Qual è il messaggio che diamo ai giovani? Si può condannare una persona a fare del bene? Non sarebbe più semplice mandare in galera chi ha fatto del male? No. Aiutare gli anziani corrisponde a scontare una pena per un reato commesso. Fare del bene, quindi, equivale a una punizione, a un’alternativa al carcere, è un surrogato del penitenziario. Pensateci un attimo, fermatevi e ascoltate queste parole: “Condannati ad aiutare gli anziani”. Terribile. E’ questo il senso della sentenza emessa dal tribunale. E’ così che rieduchiamo i ragazzi? Lasciando credere loro che la solidarietà, l’altruismo sono qualcosa di simile ai “lavori forzati?” Loro non aiuteranno gli anziani per libera scelta di solidarietà, loro lo faranno perché costretti da una condanna. E’ educativo tutto questo? Bullismo o meno, quei ragazzi hanno commesso reati che hanno un altro nome: furto, estorsione, rapina. Sono reati che vanno puniti, nel rispetto dell’articolo 27, comma 3 della Costituzione, con altri provvedimenti di rieducazione. Certamente non è educativo questa terrificante pratica che trasforma “il fare del bene” in una condanna. Il Parlamento affronti la questione. Poche ore fa, leggo su Ansa: In dodici, tutti minorenni, un anno fa furono arrestati e portati in comunità per avere stuprato e filmato ripetutamente una 15enne, costringendola a sottostare alle violenze del branco con la minaccia di diffondere i video hard realizzati in un bosco. Accadde a Pimonte, paese dei Monti Lattari. Stamane il Tribunale dei Minori di Napoli ha disposto un programma di riabilitazione per gli 11 ragazzi (uno di loro all’epoca era 13enne e quindi non imputabile). Già ai domiciliari dallo scorso 20 febbraio, ora sono destinati a tornare a scuola o lavorare (uno di loro ha raggiunto i 18 anni di età), svolgere attività sportive e di volontariato. L’unica restrizione disposta dal giudice è di non avvicinare in alcun modo la vittima, ma di adoperarsi per ristabilire – mediante adeguati comportamenti e scuse – dei buoni rapporti con lei dalla quale devono ottenere il perdono. A voi i commenti