Marcello Pittella, l’asino di Buridano e il cerchiobottismo foto

Ci pensate? Senza i soldi delle royalties la Basilicata assomiglierebbe ad un paese africano del quarto mondo. Una politica sciagurata, che senza soluzione di continuità, negli ultimi decenni, ci ha resi schiavi di un’elemosina

Il presidente della Basilicata è ormai da tempo diventato una specie di asino di Buridano? In un secchio 50, 100, 150 milioni di euro di royalties, nell’altro secchio  posto alla stessa distanza da sé, la salute dei cittadini, l’aria, l’acqua, lo sviluppo. Mentre l’asino del paradosso rimanendo immobile senza scegliere tra nessuno dei due secchi, muore, Pittella è ancora lì a desiderarli entrambi.

Il secchio con gli euro sporchi di petrolio è fondamentale. Serve a coprire i buchi di bilancio per garantire ai cittadini università, borse di studio, sanità e trasporti, servizi sociali. Anche l’altro secchio è fondamentale. Serve a garantire la salute, la sanità ambientale, la tutela di beni preziosi come l’acqua e l’aria, il cibo. Ma il presidente della Basilicata non si comporta come l’asino del filosofo francese, lui è stato capace di riformulare quel paradosso che oggi possiamo chiamare “l’asino di Pittella”. In mezzo a due secchi l’animale pittelliano non rimane immobile, ma fa un passo verso l’uno e un passo verso l’altro, avvicinandosi fino ad ottenere qualcosa dal recipiente di destra e poi da quello di sinistra. Quell’asino si muove, rinviando perennemente la scelta tra l’uno e l’altro, pur sapendo che la decisione più onesta sarebbe quella di abbracciare il secchio con la salute e mollare quello coi soldi.

Fino a quando durerà questa storia? I decisori politici della Basilicata hanno bisogno da un lato dei soldi del petrolio per continuare a garantire i servizi minimi essenziali ai cittadini e a garantire per se stessi quote di consenso nel mercato elettorale. Quei soldi sono fondamentali per non cadere. Hanno però bisogno anche di una certa dose di dignità personale e di una quota di consenso in quei settori della società che si oppongono al dominio delle compagnie petrolifere. L’asino pittelliano in mobilità permanente ha queste necessità vitali. Perciò agisce da sempre con la modalità opportunistica del colpo al cerchio e uno alla botte. Cerca di non scontentare nessuno, dando un po’ torto e un po’ ragione ora all’uno ora all’altro. Basta vedere come ha gestito la partita con l’Eni in questi anni di suo governo e fino a ieri.

C’è un dato, però, che sfugge fintamente a questa classe politica cerchiobottista. L’aria e l’acqua incontaminate, il cibo sano, i paesaggi incantevoli, la natura esclusiva, le produzioni caratteristiche erano lì, nel territorio, da secoli, da sempre. Il petrolio è arrivato dopo, con le sue royalties. Immaginare oggi che senza quei soldi la Basilicata non sarebbe in grado di mantenere il suo sistema sanitario e di welfare, non sarebbe in grado di mantenere la sua Università e di garantire il trasporto pubblico, è allucinante. Nonostante i miliardi di euro dell’Unione Europea! Ciò vuol dire che in questi decenni abbiamo fatto solo passi indietro. E mentre indietreggiavamo, altri distruggevano il nostro patrimonio vitale. Anzi abbiamo svenduto gli ori di famiglia per sopravvivere anziché farne investimento per una vita migliore. Ci pensate? Senza i soldi delle royalties la Basilicata assomiglierebbe ad un paese africano del quarto mondo.

Una politica sciagurata, che senza soluzione di continuità, negli ultimi decenni, ci ha resi schiavi di un’elemosina. Questi signori lo sviluppo non sanno nemmeno dove sta di casa. Le fatiche di Sisifo, al confronto, sono una passeggiata. Il vero asino di Buridano sono i lucani i quali in mezzo ai due secchi moriranno di stenti. Mentre i responsabili della disfatta economica della Basilicata hanno il muso allungato in tutti e due i recipienti. Pensateci e arrovellatevi pure.