Filosofia del piagnucolone. Come distruggere tutto senza aver costruito nulla

State attenti ai piagnucoloni, la loro malattia è contagiosa. Spesso, ingenuamente, gli diamo credito, ci facciamo commuovere, e loro ci ripagano con il tradimento

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“E’ un mondo di merda, però mi piace stare in questo cesso”. E’ Il ragionamento che fa il tipo lamentoso, quello che “Uffa!”. Anzi, questa è la sua filosofia di vita. Non raramente, per nascondere il suo enorme difetto, diventa petulante. Quell’essere petulante lo riabilita ai suoi stessi occhi, con l’illusione di fare quattro passi fuori dal cesso. E allora diventa insistente, indelicato nel porre domande o nel formulare critiche e proteste. Importuno, invadente. Ma dura poco la sua recita di “rivoluzionario”. Fondamentalmente il signor Uffa è un vigliacco. Il suo posto naturale è lo sgabuzzino con il water.

E ricomincia a lamentarsi. Una lagna continua. Si lamenta con te, in privato, mai in pubblico, di quel politico locale che non sistema il marciapiede. Però continua a votarlo. Si lagna della pioggia, della neve, della siccità. Di quando le strade si allagano e i ponti crollano. Si duole delle tasse e della scuola che non funziona, dei delinquenti che rubano negli appartamenti e dei vigili urbani che non controllano il traffico. Ti racconta con sofferenza i suoi enormi guai, quelli che nella tua vita non sono altro che piccoli problemi quotidiani. E’ noioso. Ha la pretesa di soffrire più degli altri e di essere l’unico ad avere problemi.

Il piagnucolone corre in pronto soccorso non appena gli prude una mano. E qualcuno gli fa scavalcare la lista di attesa perché grazie al politico di cui si lagna, lui è un raccomandato e privilegiato. Ma il signor Uffa continua a ripeterti che siamo in un mondo di merda, che i politici fanno schifo e che la gente è cattiva. In quell’ufficio, dove lavora grazie alla raccomandazione del solito politico che fa schifo, non parla mai, non si assume alcuna responsabilità, critica alle spalle i suoi colleghi e brontola per la finestra con poca luce.

Se un pezzo di carta cade fuori dal cestino lui non muove un dito, aspetta che lo faccia la mattina dopo la signora delle pulizie. Signora della quale si lamenta continuamente perché non pulisce bene. Quando qualcuno organizza una protesta contro l’amministrazione municipale per ottenere la sistemazione di una strada o la rimozione dell’immondizia dal suo quartiere, il signor Uffa scompare. Non lo vedi. Eppure si duole del degrado in cui versa la città. E si lamenta anche di quegli scapestrati che protestano invece di andare a lavorare. Proprio lui, che fa nulla in ufficio e che quando torna a casa si lagna della stanchezza per causa del pesante lavoro di impiegato inutile.

Il signor Uffa non ha idee né ideali, è un pragmatico del presente, non ha sogni da inseguire, sopravvive a se stesso nel flusso delle ore del giorno, giorno dopo giorno. La mattina si sveglia col broncio, e il suo primo pensiero è trovare qualcosa di cui lamentarsi.

Va a lavorare, si fa per dire, con il grugno nello stomaco, non vede l’ora che arrivi il momento dell’uscita. Corre a mangiare, si sganascia sul divano e trascorre tutto il tempo davanti al televisore. E’ il televisore il suo giocattolo preferito fino a sera. Brontola, si lamenta, insulta gli ospiti dei talk show che parlano di politica e di economia. Sul tardi si fionda sul computer e dal suo falso profilo facebook si diverte ad insultare e a diffamare decine di ignare persone. Lui fa danni dove nessuno lo può vedere.

State attenti ai piagnucoloni, la loro malattia è contagiosa. Spesso, ingenuamente, gli diamo credito, ci facciamo commuovere, e loro ci ripagano con il tradimento. Distruggono tutto e non costruiscono nulla.

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