Massomafia, nel libro di Andrea Leccese i rapporti tra mafia e massoneria deviata foto

Abbiamo incontrato l'autore qualche giorno fa e, tra un sorso di primitivo e l’altro, ne abbiamo parlato

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Andrea Leccese, classe 1976, è un saggista pugliese, esperto di mafie, relatore nei corsi della Scuola di Specializzazione per le professioni legali dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” in materia di indagini patrimoniali antimafia. Nel 2009, è tra i vincitori del Premio Nazionale Paolo Borsellino.

Da un mese è in libreria il suo ultimo libro dal titolo “Massomafia – Sui rapporti tra mafia e massoneria deviata”, pubblicato da Castelvecchi. Io Andrea l’ho incontrato qualche giorno fa e, tra un sorso di primitivo e l’altro, ne abbiamo parlato.

 Perché “massomafia”?

È un termine coniato negli anni Ottanta che uso per descrivere la degenerazione di quelle logge massoniche che permettono l’ingresso di soggetti legati ai clan mafiosi. Le mafie più evolute, grazie alla massoneria deviata, possono accrescere la loro ricchezza in misura esponenziale, sfruttando relazioni privilegiate e segrete con politici, dirigenti, imprenditori e professionisti. La “massomafia” sono i circoli di cui parla Emanuele Macaluso nel noto saggio “I santuari”, edito da Castelvecchi.

 Dunque, in parole povere, perché i mafiosi si interessano alla massoneria?

Beh, non certo per coltivare gli altissimi valori risorgimentali! Questi criminali cercano di infiltrarsi nelle logge essenzialmente per tre motivi: per aggiustare processi, per aggiudicarsi appalti pubblici e per riciclare denaro sporco con i canali dell’alta finanza. La vera forza dei mafiosi consiste nei loro legami con i potenti. Senza la connivenza della cosiddetta “zona grigia”, noi avremmo a che fare con bande di criminali di strada. Nando Dalla Chiesa docet.

Nel libro parla della legge Anselmi…

Parlo “male” della Legge Anselmi. Io la chiamerei piuttosto Legge Spadolini. L’inadeguatezza della cosiddetta Legge Anselmi, nella parte in cui prevede il reato di associazione segreta, è nota almeno dagli anni Novanta, dai tempi delle inchieste della mitica Commissione parlamentare antimafia presieduta da Luciano Violante. Si tratta di una norma fantasma, di difficile applicazione, che offre poche chances investigative e probatorie, non in linea col dettato costituzionale. Nella scorsa legislatura ci sono state due buone proposte di riforma, costituzionalmente orientate. Vanno aumentate le pene, non per furore sanzionatorio ma per rendere possibili le intercettazioni di conversazioni; va eliminato l’elemento evanescente della “interferenza sui pubblici poteri”. Le associazioni segrete vanno vietate tout court dal diritto penale. Se vi nascondete, cari soci, vuol dire che avete qualcosa di indecente da nascondere.

 Mi tolga una curiosità. Ma perché un libro su un argomento così difficile?

Un argomento “urticante”, vero. In effetti avrei potuto scrivere un bel libro di cucina e riempire i cesti all’Autogrill… Direi perché i mali sociali, come le malattie, non vanno nascosti. E quello dell’inquinamento della massoneria da parte delle mafie è un problema serio. È un problema che riguarda la qualità della nostra democrazia. Non si può certo tollerare, per fare un esempio, che decisioni politiche con ripercussioni sulla vita di tutti, vengano prese in circoli frequentati da mafiosi.

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