Le compagnie petrolifere restino fuori dalle aule scolastiche

Lomuti (M5S): "Portiamo i ragazzi in gita nei luoghi dei disastri ambientali"

In occasione della festa del primo maggio occorre soffermarsi sul ruolo che gioca la scuola nelle politiche del lavoro. I nostri figli, fin da piccoli, devono affrontare un lungo e impegnativo percorso formativo della durata di 15 anni dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori. Durante questi anni scolastici, i giovani acquisiscono un cultura generale, imparano a confrontarsi, a relazionarsi, ma soprattutto a vivere.

A scuola, i ragazzi si creano un proprio bagaglio di vita che poi arricchiscono nel corso degli anni. Un diritto all’istruzione che la garantito dalla nostra Costituzione, in quanto caposaldo della nostra democrazia. Allo stesso tempo, però, la sopraggiunta autonomia scolastica ha comportato sacche di pericolosa non terzietà. Nonostante i tagli alla scuola, nel resto d’Italia alcuni istituti hanno detto di no ad aziende private che in cambio di spazi ed eventi pubblicitari offrivano servizi ed attrezzature, tutelando la terzietà della scuola e la dimensione degli alunni che non sono consumatori in via di sviluppo ma cittadini in via di educazione.

Dall’altra parte, però, il MIUR stesso con l’alternanza scuola lavoro ha stretto protocolli d’intesa con compagnie petrolifere e multinazionali dei fast food, nonostante nelle scuole occorrerebbe insegnare la sostenibilità ambientale unitamente a corretti stili di vita e di alimentazione. Ed ecco che in Basilicata da anni le associazioni ambientaliste ed i comitati, come i giornalisti d’inchiesta o i liberi scienziati, entrano nelle scuole col contagocce o seguendo una prassi lunga e farraginosa spesso volta solo a farli desistere, invece gli esponenti del Pd o le compagnie petrolifere sono un appuntamento fisso.

O le multinazionali, come i politici di maggioranza, non vengono più ospitati negli istituti, oppure si dà il medesimo spazio alle diverse posizioni nella tematica ambientale. O le gite si sospendono presso tutti i siti petroliferi, oppure i ragazzi li portiamo in gita anche nei luoghi dei disastri ambientali. Se la scuola, all’insegna dell’autonomia, deve diventare il bivacco del potere politico ed economico, magari per la carriera di singoli dirigenti scolastici, allora chiudiamo da subito ogni collaborazione con le compagnie petrolifere, i ragazzi potranno fare a meno di gite, lavagne elettroniche o tablet ma almeno godranno di una scuola libera, più povera o meno attrezzata, ma scevra da condizionamenti politici.

Perché le proposte delle compagnie petrolifere verso le scuole lucane non vengono pubblicate? Perché non è possibile nel 2018 avere trasparenza sui questi fumosi rapporti? Possibile che come nel Terzo Mondo anche il nostro welfare, i nostri servizi essenziali, siano terra di conquista di aziende private? Il garante regionale per l’infanzia non ha nulla da dire? Il lavoro del futuro parte dall’istruzione e dalla cultura che riceviamo dalla scuola e che ci consente di fare scelte consapevoli. Oramai tutto il pianeta è conscio che i pericolosi cambiamenti climatici sono dovuti all’utilizzo delle energie fossili e che il futuro, invece, è nelle energie rinnovabili. I genitori, prima di mandare i propri figli a queste gite, si dovrebbero chiedere  quale modello di futuro può insegnare un pozzo petrolifero o un impianto di trattamento del greggio.

Arnaldo Lomuti, portavoce M5S Senato